Prima di sedersi davanti a me, in un bar di Campo Marzio, il quartiere romano dove vive, Alessandro Gassmann spegne il cellulare. Buffo, perché siamo qui proprio per parlare dell’era dei telefonini sempre connessi, dei social e delle relazioni in Rete: ovvero, il tema di Beata ignoranza, il film di Massimiliano Bruno al cinema dal 23 febbraio, in cui Gassmann recita accanto a Marco Giallini. «Credo che siamo all’inizio di un cambiamento profondo, e un po’ mi preoccupo» esordisce. «Non tutti hanno i mezzi per affrontare una macchina così potente come la Rete, soprattutto tra i giovani, che sono nativi digitali e non possono farne a meno».
Poi si ferma, e chiosa: «Massimiliano Bruno è bravo, sai? Stiamo scrivendo insieme anche il mio secondo film da regista, un road movie su una famiglia strampalata che intraprende un viaggio da Roma a Stoccolma. Il titolo è Il premio e il protagonista un signore di 80 anni con 2 figli, uno dei quali sarò io». Dice che invecchiare tutto sommato non gli dispiace e che litigare fa bene alla coppia: leggi la nostra intervista.
Alessandro Gassmann e Marco Giallini sono i protagonisti di Beata Ignoranza
In Beata ignoranza interpreti un malato di web, mentre Giallini è uno totalmente disconnesso. Nella vita reale come ve la cavate?
Siamo molto più simili di quanto non lo siano i nostri personaggi, e anche molto più amici. Io ho un profilo Twitter col quale sono abbastanza attivo (@GassmanGass mann, ndr); lui ha un blog, che io non seguo ma mi dicono funzioni.
Sei più che attivo su Twitter: in questo momento hai 190.000 follower.
Però non ho mai postato una foto della mia vita privata o delle vacanze. Mi sono dato un tempo limite, mezz’ora al mattino e mezz’ora alla sera, e uso l’account soprattutto per coinvolgere persone nelle mie battaglie civili e umanitarie.
Con successo.
Sono piccole cose: ho fatto un appello per denunciare la sporcizia a Roma e uno per piantare una nuova quercia in piazza della Quercia. Ora mi sto dedicando al teatro Valle, chiuso da 5 anni: avevano promesso dei lavori di ristrutturazione ma non sono mai iniziati. E poi c’è la mia attività di ambasciatore dell’Unhrc (l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, ndr): ricordo alla gente che il 95% dei morti causati dall’Is è musulmano. Con i miei tweet faccio la goccia cinese, vado avanti finché ottengo risultati.
Però ogni tanto c’è qualche polemica.
Per forza, quando fai delle battaglie non puoi mettere tutti d’accordo. E poi io considero i politici italiani come miei dipendenti: li pago con le tasse e mi sento autorizzato a dire loro quello che penso. Il mio preferito è Maurizio Gasparri: riesce a farmi ridere più di Alberto Sordi. Ultimamente ho avuto a che fare anche con Maurizio Lupi, che gridava allo scandalo per un bacio tra donne nella mia fiction I bastardi di Pizzofalcone. Non aveva proprio nulla di più importante da fare, alla Camera?
La Rete è anche il luogo dove oggi si intrecciano relazioni sentimentali.
In questo sono arretratissimo. Però mentre giravamo il film, uno dei ragazzi mi ha spiegato che esiste una app per incontri erotici: mi pare si chiami Tinkel.
Si chiama Tinder, è piuttosto famosa.
Appunto. Ho pensato a come sarebbe stata la mia gioventù con Tinder, ma non riesco a immaginarla. A quei tempi invitavi una ragazza al cinema ed eri fortunato se riuscivi a prenderle la mano.
Tuo figlio Leo usa i social?
Per forza, ha 18 anni. Anche se mi rendo conto che portano un sacco di confusione tra i ragazzi. Tempo fa l’ho sentito ragionare con un amico: «Se ti piace una ragazza non puoi metterle un like, perché se lei si accorge che la segui, sembri uno sfigato». E io penso: funzionerà sul web, ma quando la incontri che fai? Per loro è tutto filtrato dai social, poi però la realtà li coglie impreparati.
E tu come lo proteggi?
Standogli vicino e rompendogli le balle. Oddio, adesso che è più grande, un po’ di spazio glielo devo lasciare.
Tua moglie Sabrina invece che rapporto ha con Internet?
È ferma agli anni ’90. Non usa neanche Facebook. Al massimo qualche chat sul cellulare con le amiche.
State insieme da 24 anni. La domanda è d’obbligo: come ci si riesce?
Litigando continuamente. Tiene viva la coppia.
Il giorno dopo l’uscita del film festeggi 52 anni. Per un uomo bello è difficile affrontare il passare del tempo?
È da un pezzo che assisto al mio decadimento fisico. Fare l’attore non è una gara di bellezza, lo scopo è produrre emozioni: io sono sempre stato attratto dai personaggi di una certa età. Finalmente li potrò interpretare.
Quindi la vecchiaia ti piace?
C’è qualcosa che mi commuove nei grandi anziani, forse perché in quanto attore sono rimasto un eterno bambino. La mia speranza è passare da questa infanzia perenne direttamente alla vecchiaia, senza mai dover fare i conti con un solo momento di maturità.