Dieci anni fa nasceva uno dei personaggi di culto dell’editoria: Alice Allevi, protagonista della serie, anche televisiva, L’Allieva. Ne parliamo con Alessia Gazzola, mentre esce il nono romanzo La ragazza del collegio (Longanesi) che, come ci spiega la scrittrice, potrebbe essere l’ultimo sul medico legale-investigatrice innamorata del suo CC (Claudio Conforti).
Com’è cambiata l’Allieva in questi 10 anni?
«Le ho fatto fare una evoluzione rispettosa delle sue caratteristiche che l’hanno resa una detective per caso, una che non si sa fare i fatti suoi, una che vuole approfondire, mettendosi anche nei guai. Ora deve decidere se continuare la carriera come medico legale o entrare in Polizia».
Sembra che si sia liberata della Bridget Jones che è in molte di noi.
«Sì, è cresciuta. Bridget Jones faceva parte del mio immaginario. Ora sono cambiata io, sono cambiate le ragazze. Alice ha capito che non è solo dalla coppia che dipende la felicità, bisogna essere prima di tutto felici da sole».
E lei come è cambiata?
«Ho iniziato a scrivere L’Allieva in modo istintivo, come valvola di sfogo. È andata bene e ho deciso di alzare la posta. Anche il mondo delle serie televisive mi ha fatto crescere. Collaborare alla sceneggiatura è stato utile per i miei romanzi».
Alice continua a credere nell’amore e nella maternità, al centro anche di questo libro, in cui indaga sulla morte di una studentessa. Come si fa a non mollare mai per quanto riguarda i sentimenti?
«Prendendosi tutto il tempo che ci serve. Sono una sostenitrice del potere lenitivo del tempo: è fondamentale per guarirsi, per rimettersi in piedi, per tornare a credere nelle stesse cose ma in modo diverso, con maggiore consapevolezza».
La serie su Alice finisce qui?
«Potrebbe tornare, se ci fosse una buona idea, ma se questo fosse l’ultimo libro su di lei, sarei tranquilla perché l’ho congedata pacificamente».