Miguel oggi è calvo a causa dell’alopecia e Allan Marques Loureiro, suo padre, ha deciso di farlo sentire meno solo. Il centrocampista dell’Everton (ed ex calciatore del Napoli) ha incoraggiato suo figlio a non sentirsi diverso dopo che sguardi, ma soprattutto commenti inopportuni sui social, avevano sottolineato il “difetto” del bambino. Ma quella di Miguel Marques è una malattia. Una malattia autoimmune che causa la perdita dei capelli. Così, con un ashtag più che significativo, #fatherlikeson, il giocatore ha dimostrato tutto il suo amore per il suo piccolo campione.
Sul profilo Instagram della moglie Thais è apparso un lungo e tenero post: «Dopo aver pensato e pregato, ho voluto condividere con voi una strada che stiamo percorrendo da un po’ di tempo. Quando il nostro Miguel aveva 4 anni gli fu diagnosticata l’alopecia, una malattia autoimmune in cui il corpo stesso attacca il follicolo pilifero. Ha qualche problema? No. L’unico grande problema è estetico. Il nostro Miguel è super sano e raramente ha bisogno di prendere una medicina, grazie a Dio.
È genetico? È emotivo? Non sappiamo nemmeno questo. A volte la gente ce lo chiede, ci interroga, ma ci sono risposte che nemmeno noi abbiamo. In realtà, ho deciso di esporlo per preservarlo. È un bambino felice, ride sempre! È il sole in casa nostra. Prende tutto in modo positivo e a volte si prende in giro. Ma a volte è rattristato dalle domande e dagli sguardi. E non voglio più vederlo così».
Miguel non è certo l’unico bambino a soffrire di questa malattia perché l’alopecia infantile è più diffusa di quanto si creda e, anche se, come sottolinea la mamma del piccolo Miguel, si tratta di un problema per lo più estetico, in realtà le ricadute sulla vita di chi ne soffre sono pesanti. «Soprattutto se questa malattia si presenta in giovanissima età», sottolinea Maria Cristina Lissoni, psicologa clinica e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
«L’alopecia colpisce sempre più spesso i bambini e gli adolescenti fino ai 20 anni e sebbene esistano diverse terapie per questo problema, non ci sono ad oggi cure definitive. Così, la maggior parte delle terapie riesce a tamponare la malattia per un tempo più o meno lungo, salvo poi ricomparire scatenata da stress o altri eventi infiammatori».
L’alopecia, scritta fin dalla nascita nel nostro patrimonio genetico, è infatti una patologia del sistema immunitario: si producono anticorpi che non riconoscono più una parte del corpo, in questo caso il follicolo pilifero, e lo aggrediscono. Ma è difficile spiegare questo concetto a un bambino che si trova a combattere quotidianamente con gli sguardi delle persone: «Un bambino non è ancora in possesso degli strumenti necessari per affrontare una situazione così», chiarisce l’esperta che però sottolinea anche come «le risorse dei più piccoli sono davvero infinite».
«Ecco perché occorre fin da subito capire se si tratta di un semplice processo infettivo del cuoio capelluto, di fattori genetici oppure di patologie più importanti come il lupus eritematoso, disturbi metabolici, deficit nutrizionale o ancora stress emotivi causati da situazioni che creano ansia, come un episodio di bullismo o la separazione dei genitori».
«Il rischio da prevenire è quello di innescare un circolo vizioso, legato alla mancata accettazione di sé e della propria immagine», conclude l’esperta. «I genitori con figli colpiti da questa malattia devono parlarne e attivare un confronto con esperti formati ad hoc, in modo da raccontare il proprio vissuto e attivare le risorse più adatte per affrontare le criticità che emergono quotidianamente. Suggerisco sempre laboratori creativi che consentano ai bambini di esprimere le proprie emozioni, anche quelle spiacevoli, in un clima di accettazione, esaltazione e valorizzazione delle differenze».
Forse oggi Miguel è ancora troppo piccolo per capire il grande gesto di suo padre ma, siamo certi, lo renderà più coraggioso e capace di affrontare le sfide di ogni giorno.