È bastato un anno ad Álvaro Soler per conquistare gli italiani. Bambini compresi. Il cantante di 25 anni, nato in Spagna da papà tedesco e mamma spagnola, cresciuto in Giappone e ora residente tra Milano e Berlino, è ben educato, pacato, così gentile da non sembrare vero. Ride quando si lascia andare, torna serio quando deve raccontare. Il successo gli è esploso tra le mani con El mismo sol, la canzone rivelazione dell’estate 2015.
Quest’anno il tormentone Sofia con i suoi 6 dischi di platino lo ha fatto conoscere a chiunque non si fosse ancora accorto di lui. Da un paio di mesi è seduto dietro al tavolo dei giudici di X Factor e dimostra, puntata dopo puntata, di non essere solo il re delle hit estive. Né solo un bel viso. Mi fa entrare nel suo camerino per l’intervista con un grande sorriso. Se dovessi riassumere chi è Álvaro in 5 aggettivi direi: educato, competente, ordinato, romantico e, sì, bello. Perché è inutile negarlo.
A X Factor ti trattano come “il fidanzato d’Italia”, puntando sulla tua bellezza con gag ricorrenti. Ti dà fastidio?
Non mi dispiace che mi identifichino come il bello, però voglio dimostrare che non sono qui solo per quello. Non ho iniziato a suonare perché ho fatto un casting, ma perché ho scritto pezzi. La musica è sempre al primo posto nella mia vita. Il resto è un bonus.
La tua carriera è iniziata in un gruppo, gli Urban Lights, e nel programma sei il mentore delle band. Ti riconosci in loro?
Lavorare con i gruppi è un po’ come ritrovare il mio. Nei miei concorrenti vedo sempre qualcosa di quello che ero. Dai problemi tra i musicisti alla voglia di sperimentare. Anche se questa volta non suono, la dinamica di essere team, famiglia, è la stessa.
La tua band non ha avuto successo, tu sì. È stata una separazione dolorosa?
È stato difficile. Il cantante era mio fratello, il batterista il mio migliore amico. Dato che scrivevo pezzi per altre persone, mi hanno chiesto di andare a Berlino, dove ho incontrato i miei attuali produttori. Mi spiace non aver potuto portare anche mio fratello, ma non suona nessuno strumento e io, economicamente, non potevo occuparmi di una persona che faceva solo i cori. Nessuno immaginava che mi sarebbe andata così bene. Lui oggi lavora in ufficio, è molto impegnato, ha capito che ero io a dover cogliere l’occasione.
Quand’è che la musica ha smesso di essere un hobby?
Dopo la laurea, a 22 anni, ho deciso di volerci provare davvero. L’alternativa poteva essere uno stage sottopagato in qualche azienda. Ho pensato: “Sono giovane, mi do un anno e ci provo”. Per mantenermi ho fatto di tutto: dall’autista allo steward.
I tuoi genitori non ti hanno spinto verso una professione “normale”?
No, l’hanno presa bene. Anche perché prima mi sono laureato, non ho mollato niente per darmi alla musica. Se avessi lasciato gli studi sarebbe stato diverso.
Sei sempre stato così secchione?
Sì, anche da piccolo. Ho bisogno di armonia attorno a me, di fare le cose quando vanno fatte, di avere tutto in ordine. Sono quasi maniacale.
Non dev’essere facile vivere con te.
Ma no, la coinquilina della casa di Berlino dove abito, per esempio, non è ordinata! Ma ha capito che le zone comuni devono stare a posto.
Però una coinquilina non è una fidanzata, non tocca le tue cose…
Sono molto tollerante!
Il primo grande amore quando è arrivato?
A 19 anni. Maria, che è la Sofia della canzone, è la prima ragazza di cui mi sono innamorato davvero. Mi ha lasciato per un altro, sono stato malissimo per 2 mesi. Sono molto emotivo, anche se nel mio carattere spesso prevale il lato tedesco, quello più controllato. L’ho preso da mio papà, ma se una cosa mi piace tantissimo mi lascio andare. E si vede.
Dopo il successo di Sofia, Maria non ti ha chiamato?
No, non la vedo né la sento da 6 anni. Non credo neanche sappia di essere la protagonista, la canzone non ha riferimenti specifici e lei non è nemmeno su Facebook… Vive staccata da queste cose, non le interessa la tecnologia.
Sei innamorato ora?
No, sarebbe uno stress extra: l’amore ha bisogno di tempo, e adesso al primo posto c’è il lavoro. Gli amici mi dicono che le ragazze mi venerano, ma non so di chi potrei fidarmi e non ho nessuna intenzione di fare il riciclo delle mie ex. Il momento giusto arriverà.
Non ti manca una persona accanto?
Ognuno di noi ha un bisogno d’amore che va colmato, ma non dev’essere per forza una fidanzata a farlo. C’è sempre qualcuno con cui condividere gioie e successi. Io ho i miei genitori e i miei fratelli, ho la band che suona con me. Siamo in 6, con loro trascorro un sacco di momenti bellissimi e da febbraio saremo insieme in tour: non vedo l’ora.
Dopo El mismo sol e Sofia, anche Libre che canti con Emma Marrone è diventato un successo.
Sì, e pensare che le ho mandato il pezzo via WhatsApp… Ci siamo divertiti un sacco a registrarlo.