Nella cittadina immaginaria di Holt, in Colorado, un giorno Addie va a casa del vicino Louis e gli fa una proposta: «Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?». Inizia così una storia di amicizia e intimità, di piccole incombenze e di gentilezze, fra due settantenni vedovi che decidono di farsi compagnia per affrontare gli ultimi anni della vita senza sentirsi soli.
Una storia semplice, intensa, serena. Dove il mondo esterno entra solo di soppiatto. I pettegolezzi e la contrarietà dei figli sfiorano appena questo universo a due dove invece si avverte il crepuscolo, il cammino verso la fine. Ma non fa male, anzi.
Prima di leggere “Le nostre anime di notte” (da poco uscito in Italia per NNE) non conoscevo Kent Haruf, ma mi sono innamorata subito della sua scrittura essenziale, del suo portarti per mano dentro alle emozioni dei personaggi solo attraverso i dialoghi, della delicatezza nell’affrontare il tema della vecchiaia.
Questo è il suo ultimo libro, perché nel 2014 lo scrittore americano è scomparso, prosciugato da un tumore ai polmoni. Sua moglie Cathy, a Milano per la presentazione del romanzo, ne ha raccontato la genesi. «Sai una cosa? Scrivo un libro su noi due» ha detto Kent a Cathy prima di buttarsi a capofitto nella storia per finirla in tempo. Leggendola, mi sono immaginata questi due innamorati anziani, che si tengono per mano nel letto.
Chi è l’autore
Kent Haruf (1943-2014) è oggi uno degli scrittori americani più apprezzati. I tre romanzi di La Trilogia della pianura (“Benedizione”, “Canto della pianura” e “Crepuscolo”) sono usciti per NNE nel 2015 e 2016. Le nostre anime di notte, tradotto da Fabio Cremonesi, diventerà un film con Robert Redford e Jane Fonda.