Le avevamo lasciate durante il pranzo di nozze di Lila con Stefano Carracci, nell’aria una bufera che avrebbe cambiato tutto. La sposa si era sentita usata, e in un certo senso lo era. Tenuta all’oscuro dei traffici tra il marito e i fratelli Solara, i boss del rione. Nell’ultima inquadratura uno scambio intenso di sguardi e lacrime tra Lila e Lenù (le bravissime Gaia Girace e Margherita Mazzucco), una comunione di destini e sofferenze. Ritroviamo le protagoniste di L’amica geniale cresciute e pronte a prendere a pugni la vita in Storia del nuovo cognome, seconda stagione della fiction tratta dall’omonima quadrilogia di Elena Ferrante, che riparte dal punto esatto in cui finiva la prima.
Rispecchia le contraddizioni dell’adolescenza
In Storia del nuovo cognome, secondo romanzo della serie, l’orizzonte di Lila e Lenù, ormai 16enni, si apre, così come il rione si amplia con le nuove case. Siamo negli anni ʼ60, l’Italia è in pieno boom economico. Lila e Stefano, neo sposi, vanno ad abitare in un appartamento col giradischi e la cucina ultimo modello. Sono belli ed eleganti. Hanno fatto il “salto”. Anche Napoli è cambiata, con le auto che sfilano lungo il corso e i negozi con le vetrine attraenti. Insieme ai fremiti di una società che sta cambiando e scalpita, le ragazze diventano sempre più insofferenti. Vogliono costruire il proprio destino, affrancarsi da quello che riserva loro il rione in cui sono cresciute tra stenti e sopraffazioni. Guardano i volti delle donne “sfigurate” dagli ordini e dalla volontà dei padri, dei mariti, dei figli. Non vogliono diventare così. La scuola, che nella prima stagione della serie era curiosità e desiderio di affermarsi, diventa necessità per Elena, sempre più confusa anche dal matrimonio dell’amica, e bramosia per Lila che ha dovuto rinunciare a studiare per lavorare e ha scelto i soldi come arma per farsi rispettare. Ma le difficoltà sono tante, i turbamenti e le insicurezze dell’età non aiutano. Ed è proprio alle ragazze, alle 16enni di oggi, che sembra rivolgersi la nuova stagione di L’amica geniale, più della precedente. Sarà facile per loro identificarsi in Lila e Lenù cresciute, nelle battaglie che portano avanti, nei discorsi sui ragazzi, nelle frustrazioni, paure e incomprensioni. Anche nei litigi. Chi non ha mai avuto una delusione d’amore? Chi non si è mai sentita non all’altezza, persa e sola? Chi non ha mai avuto sentimenti di rivalsa?
È un racconto di formazione
In questa evoluzione della storia si affrontano nuovi temi e nuovi sentimenti. «C’è la scoperta della sessualità e del corpo, la durezza dell’amore e i rapporti familiari malsani che si riflettono sul fisico e sulla mente di Lila» spiega Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction. All’inizio assistiamo infatti alla violenza sessuale di Stefano su Lila durante la prima notte di nozze. L’ordine, scrive Ferrante, gli veniva da molto lontano. «Era: devi fare l’uomo, Ste’; o la pieghi adesso o non la piegherai mai più; bisogna che tua moglie impari subito che lei è femmina e tu maschio e che perciò dev’essere ubbidiente». Lila invece non si piegherà. Ma più dello stupro e delle botte, del silenzio e dei parenti che fingono di non vedere, sarà l’umiliazione a farle davvero male.
Insegna il valore dell’emancipazione
«Dal mondo di mia madre nemmeno Lila ce l’aveva fatta a fuggire» pensa Lenù dopo il matrimonio dell’amica. Lila a 16 anni è già sposa-signora. Un ruolo più grande di lei, che non riesce a controllare. Ha un uomo che vuole sottometterla, così diventa rabbiosa e cattiva anche con l’amica di sempre. E impara a sfruttare la sua bellezza e seduzione, per attirare e respingere chi le sta accanto. «Spero che al pubblico arrivi l’idea che Elena sta studiando per emanciparsi e uscire dal rione» dice Laura Paolucci, che insieme a Elena Ferrante, Francesco Piccolo e al regista della serie Saverio Costanzo firma la sceneggiatura della fiction. Perché Elena, la timida, poi ce la fa. E l’amicizia con Lila di nuovo si sfrangia per ritornare più forte ogni volta. Due ragazze, come le amiche del cuore che ognuna di noi è stata: una lo specchio dell’altra, una complementare all’altra. Entrambe geniali. La grandezza del romanzo della Ferrante, colta e tradotta da Costanzo e dal suo team nel linguaggio televisivo, sta nel saperci mostrare l’importanza di un’amicizia e di un confronto, di una lunga battaglia portata avanti insieme. Mentre, sullo sfondo, c’è l’Italia che cambia.