Il 6 settembre Andrea Camilleri, “papà” del Commissario Montalbano, compie 93 anni. Dal 29 agosto è in libreria la nuova opera dello scrittore: Ora dimmi di te. Lettera a Matilda (Bompiani). 

Eccone un estratto:

Matilda, mia cara, ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l’alfabeto. Spero che tu possa leggerla nel pieno della tua giovinezza. Ti scrivo alla cieca, sia in senso letterale sia in senso figurato. In senso letterale perché negli ultimi anni la vista mi ha lentamente abbandonato. Ora non posso più né leggere né scrivere, posso solo dettare. In senso figurato perché non riesco a immaginarmi quale sarà il mondo fra vent’anni, quello nel quale tu dovrai vivere […] Ma perché sento il bisogno impellente di scriverti? Rispondo alla mia stessa domanda con una certa amarezza: perché ho piena coscienza, per raggiunti limiti di età, che mi sarà negato il piacere di vederti maturare di giorno in giorno, di ascoltare i tuoi primi ragionamenti, di seguire la crescita del tuo cervello. Insomma, mi sarà impossibile parlare e dialogare con te. Allora queste mie righe vogliono essere una povera sostituzione di quel dialogo che mai avverrà tra di noi.

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Fu durante le prove di questa mia prima commedia che feci un incontro che avrebbe segnato per sempre la mia vita. Un’amica mi presentò una ragazza da qualche anno trasferitasi da Milano a Roma e che si era laureata a La Sapienza con una tesi su Pico della Mirandola. Si chiamava Rosetta Dello Siesto […] Rosetta cominciò a seguire le prove, ma dopo qualche giorno mi accorsi che il mondo del teatro e le sue regole erano mille miglia distanti da lei. Una o due volte che le chiesi di aiutarmi concretamente per gli effetti sonori e rumoristici mi combinò dei disastri. Se non persi le staffe fu perché mi riusciva stranamente simpatica e la sua presenza mi metteva allegria. Dopo che lo spettacolo andò in scena partii per restare un mese in Sicilia dai miei. Trascorsa una settimana, mi resi conto con mia grande sorpresa che non c’era stato giorno che non avessi pensato a quella ragazza. Non riuscivo sinceramente a spiegarmene le ragioni ma un fatto era sicuro: ogni sera, prima di addormentarmi, davanti ai miei occhi compariva la sua immagine sorridente. Avevo due compagni di infanzia, veri e autentici amici, e raccontai a loro lo strano fenomeno che mi stava capitando. Devo confessarti che fino a quel momento io ero passato da una ragazza all’altra con grande facilità. La risposta dei miei due amici fu di una semplicità elementare: «Te ne sei innamorato». Nei restanti giorni di vacanza siciliana ebbi modo di constatare come quella risposta fosse stata giusta. Così, appena tornai a Roma le telefonai e la invitai a cena, lei accettò. Da quella sera ceniamo assieme da oltre sessant’anni.

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Sono stato un uomo fortunato. E se il mio matrimonio è durato tanto ciò è dovuto principalmente all’intelligenza, alla comprensione e alla pazienza di Rosetta. Il nostro rapporto non è mai stato alterato da nessun evento esterno […] Rosetta è stata la spina dorsale della mia esistenza e continua a esserlo.

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Tutto questo lavoro però aveva un risvolto negativo, quello che non riuscivo a stare vicino alle mie figlie che intanto crescevano. Stavo troppo tempo fuori casa: l’esempio più lampante è dato dallo svolgimento del tema “Mio padre”, fatto da tua nonna Andreina che allora andava alle elementari. «Mio padre quando torna a casa litiga con mia madre. Poi si chiude nello studio e legge copioni. La sera esce e torna il giorno dopo. Qualche volta sa fare andare la lavatrice». A mia difesa dirò che proprio in quel tempo Rosetta e io vivevamo felici in pieno accordo, quindi quelli che Andreina credeva litigi erano normalissime discussioni familiari. Era vero che io uscivo la sera per andare a provare in teatro ma tornavo verso la mezzanotte quando la bambina dormiva, perciò per lei io rincasavo il giorno dopo […] Sono stato, però, un buon nonno. Tanto buon nonno che le figlie non mi hanno negato qualche scenata di gelosia. I miei nipoti, fin da piccolissimi, hanno avuto libero accesso al mio studio dove potevano giocare senza che minimamente mi disturbassero, anzi mi piaceva sentirli vivere e liberare la loro energia dentro la mia stanza, un’energia contagiosa che mi faceva scrivere meglio. Potevano salire sul tavolo o, come succedeva più spesso, starsene a giocare sotto la scrivania interrompendomi continuamente, non battevo ciglio, non mi davano nessun disturbo, tanto che un giorno mia moglie mi disse: «Tu non sei uno scrittore, sei un corrispondente di guerra». Puoi quindi immaginare, cara Matilda, la felicità di sapere che sotto alla mia scrivania sei arrivata anche tu.

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Che altro dirti di me? Non sono in condizioni di suggerirti qualcosa sull’uso della tua vita. Come usare della propria vita, lo si impara solo vivendola. Io mi sono fatto l’idea che all’atto della nostra nascita, avvenuta al di fuori della nostra volontà, ci venga applicato addosso un invisibile foglietto, un ticket, sul quale c’è stampato tutto il nostro futuro, l’infanzia, la giovinezza, la maturità, le malattie, le disavventure, la vecchiaia, la morte. È tutto scritto. A me, ad esempio, è toccata la cecità a novant’anni. Non è stato per niente facile, potevo decidere di lasciare andare tutto, compreso me stesso, e invece proprio per questa fiducia nell’uomo e quindi in me ho saputo trovare un modo di reagire. La stessa posizione ho verso la morte: non ho paura di morire, mi dispiace solo enormemente di dover lasciare le persone che più amo.

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L’ultima cosa che ho imparato consiste nell’avere necessariamente un’idea, chiamala pure ideale, e a essa attenersi fermamente ma senza nessuna faziosità, ascoltando sempre le idee degli altri diverse dalle proprie, sostenendo le proprie ragioni con fermezza, spiegandole e rispiegandole, e magari perché no, cambiando la propria idea.


© 2018 Giunti Editore S.p.A./Bompiani

Il nuovo libro di Andrea Camilleri

Ora dimmi di te. Lettera a Matilda - Libro di Andrea Camilleri

Un diario tra passato e futuro

Lo scrittore e l’uomo. Uno degli intellettuali cult del nostro ’900, ma anche – anzi, forse, soprattutto – il marito, il padre, il nonno… C’è l’Andrea Camilleri più intimo in Ora dimmi di te. Lettera a Matilda (Bompiani). Il libro, in uscita alla vigilia del suo 93°compleanno, è una lunga lettera che l’autore siciliano indirizza alla bisnipote Matilda per raccontarle di sé. Un diario in cui la storia privata si intreccia con la Storia d’Italia: tra il fascismo e il primo appuntamento con la moglie Rosetta, la mafia e l’incontro con l’editrice Elvira Sellerio. Un testamento morale che contiene una preziosa lezione universale: la vita la si impara soltanto vivendola.