Anna Ferzetti nel remake Le fate ignoranti
Se, come me, state guardando Volevo fare la rockstar 2, l’avrete notata: è la stangona bionda che va in moto e fa la prof. Interpreta Silvia, rivale in amore della protagonista Olivia. Una donna bella, solare e tosta. Ma la fiction in onda su Rai 2 non è l’unica occasione per incontrarla: Anna Ferzetti è nel cast della serie Le fate ignoranti, tratta dal film cult di Ferzan Özpetek, su Disney + dal 13 aprile.
È a teatro con Vanessa Scalera, Daniela Marra e Pier Giorgio Bellocchio in Ovvi destini, pièce scritta e diretta da Filippo Gili che racconta di 3 sorelle. E presto sarà anche in (Im)perfetti criminali, film Sky con la regia di Alessio Maria Federici, una commedia sull’amicizia e il riscatto sociale. Mica male per una che “entra in punta di piedi”, come hanno a lungo detto di lei. Le chiedo subito che effetto le faccia: «Sono impegnata in un sacco di cose, mi piace».
Anna Ferzetti: le foto
Anna Ferzetti è la protagonista della copertina e del servizio di moda che trovi sul numero di Donna Moderna in edicola dal 7 aprile 2022. Guarda le foto:
Intervista ad Anna Ferzetti
Meglio il teatro, il cinema o la tv? «Sono completamente diversi. Il teatro è la mia comfort zone. Ci sono cresciuta seguendo mio padre (il grande attore Gabriele Ferzetti, ndr). Ho vissuto il teatro dietro le quinte, sul palco, come assistente: per me ha un odore di casa. Il cinema e la tv ancora li sto scoprendo. La televisione, per esempio, ha una velocità che il cinema non ha: devi essere pronta a tutto, sempre concentrata. Se ti accasci un attimo è finita. Perdi il ritmo».
La prima volta che è salita sul palco quanti anni aveva? «Quattordici, durante un corso estivo della Film Schule in Austria che mi era stato consigliato da un mio professore della scuola tedesca che frequentavo a Roma. Ho sempre avuto la passione per la recitazione, però all’inizio pensavo: “Con mio padre è normale”. Da una parte era un mio desiderio, dall’altra mi sentivo come in obbligo verso papà. Volevo tanto lavorare con lui. E qualche anno dopo l’ho fatto grazie a una sostituzione in uno spettacolo teatrale: interpretavo sua figlia in La figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio. Come tutti i figli, non solo d’arte, hai piacere a lavorare con tuo padre, no?».
Oppure accade l’opposto: un padre famoso può essere ingombrante. «Mio padre è stato un uomo ingombrante con la sua presenza, il suo carattere… Ma io l’ho amato. È stato un punto di riferimento. Lo guardavo come quando vai a Siracusa a vedere le tragedie greche: si truccava, si tingeva i capelli, per me era una cosa straordinaria. Per gli altri poteva essere strambo, per me era papà».
Bello. «Tutto questo, però, io l’ho capito una volta che lui se n’è andato (è morto nel 2015, ndr). Quando hai un lutto così importante inizi a comprendere tante cose. E quello è stato il momento in cui ho realizzato che questo mestiere io lo faccio per me, per l’amore e la passione che ho per la recitazione. Non per gli altri. Fino a 7 anni fa, invece, avevo sempre un piede dentro e un piede fuori».
Quindi c’è stato un cambiamento in lei. «Ho iniziato a lavorare di più, ho sviluppato una sicurezza che prima non avevo. Avevo paura di essere giudicata in continuazione, perché il primo giudizio era quello di mio padre. Mi sono sempre portata dietro questa cosa. Adesso l’ho elaborata e sono diventata una donna diversa, un’attrice diversa. Poco diplomatica, dico quello che penso. Ogni tanto forse dovrei starmene zitta, ma meglio essere diretti: o mi ami o mi odi».
Sta interpretando tanti ruoli in cui appare sempre diversa. «Il mio obiettivo è quello di stupire ogni volta. Sono una di quelle attrici che non vede l’ora di mascherarsi, anche con ore di trucco, di cercare di essere dentro a qualcos’altro. Anche un po’ per timidezza, forse… Però poi in tutti i personaggi c’è sempre qualcosa di me. È inevitabile. Silvia è un fiume in piena, ma è una positiva, apparentemente risolta, che sta bene con se stessa, ha capito cosa vuole dalla vita. Beata lei! Io ho dei tratti simili: non sono diplomatica, ho la battuta facile. Però, ecco, io non sono così risolta».
In che senso? «Ho bruciato le tappe in tutto. Ero una ragazza matura già a 15 anni, con amiche che ne avevano 5 o 6 più di me. Questo un po’ mi ha fregato, perché mi hanno sempre dato più anni di quelli che ho. Oggi, per esempio, quando faccio notare che ancora devo compiere i 40 (a dicembre, ndr), mi dicono: “Ah, non è che te li porti male, però sembri più grande perché hai certi modi, e due figlie…”. Ma io mi sento una pischella, come si dice a Roma, una ragazzina. Ed è un po’ la mia fortuna. Però è vero che ho un forte lato materno. Mi è sempre piaciuto occuparmi degli altri, mi fa stare bene».
È una bella cosa. «Sì, forse un po’ lo faccio perché in cambio vorrei anch’io lo stesso. Ma ho imparato, dalle delusioni nelle amicizie o negli amori, che non bisogna mai dare sperando di ricevere. Non sempre ti ritorna indietro qualcosa».
E con Pierfrancesco Favino, il suo compagno? Non deve essere facile stare vicino a un personaggio come lui. «Sa, quello che vedete è il suo lato pubblico. Poi a casa è un uomo normale e uno splendido padre e fa tutte quelle cose che fanno tutti gli uomini. Non ci giudichiamo, mai. Ci aiutiamo e ci sosteniamo molto a vicenda. Siamo cresciuti insieme, sono 18 anni che ci amiamo. Abbiamo un progetto comune e abbiamo deciso di viverlo fianco a fianco».
Nel progetto ci sono due figlie: Greta, 16 anni, e Lea, 10. Recitano anche loro? «Sì, entrambe. Siamo un po’ un carrozzone, come il circo (ride, ndr). È normale, vivono con noi questo lavoro, ce le siamo portate spesso in giro in tournée…».
E poi adesso per lei è arrivato Ferzan Özpetek. «Sono felicissima di fare parte di questa serie. Le fate ignoranti, quando è uscito al cinema nel 2001, ha segnato un cambiamento nella mentalità. Ferzan Özpetek era avanti senza saperlo. Io e Ambra Angiolini interpretiamo due ruoli che non ci sono però nel film: siamo una coppia gay sposata. Lei è un’astrologa, una sensitiva. Io sono il contrario, sono una psicologa razionale, accudente nei confronti del gruppo. Lavorare con Özpetek è una grande esperienza: prima della scena corale della famosa tavolata ero emozionata come il primo giorno di scuola. Mi chiedevo: “Chissà dove mi mette seduta, vicino a chi, come andrà”».
Si sente ancora “una che entra in punta di piedi”? «Questa definizione, che mi danno spesso, nasce anche dal fatto che nei miei lavori non sono mai entrata di botto. Che è un po’ una fortuna, secondo me. Ci sono personaggi che arrivano e poi spariscono all’improvviso. Io spero invece di essere una che in qualche modo c’è sempre, e c’è bene. Abituo il pubblico piano piano, finché non nasce un amore».
Foto di Leandro Manuel Emede
Styling Nick Cerioni. Make up e hairstyle Fulvia Tellone @Simone Belli Agency