È cambiato nel corso dei decenni il mito del bagnino latin lover? Da corteggiatore seriale e re indiscusso della spiaggia, sembra essersi trasformato in «maschio ma dolce», in fondo «romanticone», consapevole di aver imparato dalle donne che «sono più forti dell’uomo anche in campo lavorativo, sono avanti, multitasking».
Lo raccontano con un pizzico di nostalgia i protagonisti del documentario on the road Bagnini&Bagnanti, firmato dal regista Fabio Paleari e da Luca Legnani, sceneggiatore e produttore, prodotto da 999 Films e ora disponibile in streaming nel catalogo Prime Video targato 102 Distribution.
Si tratta del primo lavoro del genere: durato 2 anni, scandaglia a tutto tondo una dozzina di personaggi diventati quasi leggendari nelle nostre località balneari più celebri, da Alassio a Viareggio e Forte dei Marmi, da Cesenatico al triangolo Rimini-Riccione-Cattolica, da Lignano Sabbiadoro e Jesolo fino al litorale romano con Ostia, Fregene e Maccarese.
Il bagnino attrae perché incarna sia il playboy sia il salvatore
«Questo documentario è un viaggio antropologico» spiega il regista Fabio Paleari. Racconta infatti l’evoluzione di una figura, voluta da Mussolini nelle colonie estive con la funzione di salvataggio oltre che di sorveglianza, che negli anni ’60 e ’70 si è cristallizzata nell’immaginario collettivo come «playboy ruspante. Con la sua divisa conservava l’attrazione del salvatore insieme alla patina del galantuomo appassionato dei piaceri della vita» continua Paleari.
Le “vedette della spiaggia” collezionavano centinaia di avventure con donne provenienti soprattutto dal Nord Europa per vivere un’estate all’insegna del divertimento spensierato. «Dai Paesi scandinavi partivano voli charter che portavano in Italia migliaia di ragazze già abituate a vivere da sole, per le quali il sesso fuori dal matrimonio non era un tabù» ricorda il regista.
Il fascino del bagnino resta immutato nell’era social
«Quando dici “bagnino”, immediatamente pensi a un eterno adolescente, destinato a invecchiare male e a diventare una caricatura di se stesso» chiosa nel film lo psichiatra e psicanalista Ugo Amati, analizzando comportamenti e sentimenti degli assistenti ai bagnanti. Ma, libera dallo stereotipo del macho, questa figura diventa «il sacerdote dell’arenile, il detentore dei segreti collettivi». Una sorta di «deus ex machina color bronzo, un sex symbol talvolta sopra le righe e grottesco, fisicato ma non scolpito, di una bellezza un po’ bruta» rimarca Legnani.
Caratteristiche che resistono all’usura dei decenni: sono tramontati i tempi del turismo di massa dal Nord Europa e l’emancipazione sessuale è una realtà consolidata anche in Italia. Eppure il fascino del bagnino sembra immutato fra le ragazze dell’era social interpellate nel documentario. Con una differenza: gli approcci degli storici “spalmatori di crema” si sono trasferiti dall’ombrellone alle chat e il corteggiamento è più rapido perché le vacanze non durano un’intera stagione come una volta. Sono mordi-e-fuggi, o quasi. Non è stato così per la norvegese Greta, sbarcata sulle coste romagnole nel 1982, che oggi racconta: «Dopo 3 ore ho conosciuto il bagnino. Mi disse: “Se ti ricordi di me, torna”. Dopo qualche mese sono tornata, siamo sposati da oltre 30 anni».
I SALVATAGGI NEI MESI DEL COVID
Con il coronavirus anche il lavoro di bagnino diventa più a rischio. Ecco perché Irc, società scientifica di medici e infermieri esperti in rianimazione cardiopolmonare, propone il corso di formazione gratuito Blsd (Basic Life Support & Defibrillation): gli assistenti ai bagnanti imparano tecniche di supporto vitale di base necessarie in tempo di Covid-19, come la ventilazione sulle vittime di annegamento in modo protetto, usando pallone con filtro e maschera per ossigeno. Sono previste 15 tappe nelle principali spiagge italiane (www.ircouncil.it).