Il 4 agosto 2021 l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama compie 60 anni e festeggerà con un party in grande stile con molti (470) amici vip (Bruce Springsteen e George Clooney hanno già confermato la loro presenza) sull’isola di Martha’s. Vineyard. Quella dei presidenti Usa. Da tempo ormai non guida più il Paese più potente del mondo, e solo il tempo e la storia ci diranno se è stato o meno un buon presidente, ma quel che è certo, è che questo grande uomo-immagine è indubbiamente diventato un simbolo di politiche, valori e visioni molto forti. Non si tratta solo di una questione di eredità morale, bensì di una sorta di “album” di belle e concrete intenzioni applicabili anche a livello globale.
Eletto nel 2008, e in carica per due mandati, Barack è stato il primo capo di Stato afroamericano degli Stati Uniti. Nonostante il 44° presidente Usa abbia “mancato” molti obiettivi prefissati (per sua stessa ammissione) e abbia dovuto fare i conti con contesti che ne hanno condizionato l’operato, nel 2009, grazie alla sua politica estera – i rapporti con Cuba, l’accordo con l’Iran sull’atomica e il documento di Parigi sull’ambiente – è stato insignito del Premio Nobel per la pace. Non ha toccato forse l’unanimità delle opinioni, questo è vero, ma quale leader lo ha davvero fatto? Certo è che il suo “obamacare” in favore dei diritti dei più deboli ha segnato una chiara direzione della sua politica.
In questi anni Barack Obama, insieme all’inseparabile moglie Michelle, si è dedicato alla sua Fondazione, che ha come obiettivo la formazione di una nuova classe dirigente. Non solo. L’ex presidente, a detta di tutti uomo molto ambizioso, crede nella forza delle idee e nel fatto che le sue valgano oro. Solo i diritti d’autore e gli anticipi dei libri dell’ex presidente avrebbero fruttato 15,6 milioni di dollari dal 2005 al 2016. Poi c’è il contratto con Spotify per una serie di podcast registrati dalle loro inconfondibili voci. C’è la partnership con Instagram per sostenere un’iniziativa diretta agli studenti universitari appartenenti a minoranze etniche. E c’è infine l’accordo del valore di 50 milioni di dollari con Netflix. Un accordo “fortunato” visto che si è trasformato in un Oscar per il documentario American Factory!