I Beatles come nessuno li aveva mai visti. Mentre finiscono di comporre e provare le 14 canzoni dell’album “Let it be”. Mentre fanno gli scemi e si prendono in giro. Mentre contano i giorni a un concerto preparato di corsa eppure non sembrano sentire la pressione. Mentre ridacchiano davanti alle pagine di gossip sull’amore tra John Lennon e Yoko Ono.
“The Beatles: Get Back”, la docuserie
Il 25-26 e 27 novembre arrivano – e resteranno – sulla piattaforma Disney+ i tre episodi di un documentario che è già un cult oltre che un pezzo di storia: “The Beatles: Get Back” di Peter Jackson (il regista de “Il signore degli anelli”) regala al mondo le riprese rimaste chiuse a chiave dal 1969 a oggi, 60 ore di video e 150 di audio totalmente inediti, girati a Londra da Michael Lindsay-Hogg per uno show televisivo poi sfumato perché i Fab Four si sarebbero sciolti pochi mesi dopo. Ma non sono le tensioni a emergere qui. Siamo a Londra nelle due settimane cruciali in cui John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr devono mettere insieme i brani del nuovo album, “Let it Be”, e provare il loro primo concerto dopo due anni. “Get Back” li coglie in momenti quasi intimi, di quotidianità lavorativa e collaborazione creativa ma anche di chiacchiere tra amici.
Guarda il trailer di “The Beatles: Get Back”:
Il regista Peter Jackson
«Mi sono sentito quasi come un agente della CIA guardandoli e ascoltando le loro conversazioni 52 anni dopo» ha raccontato Peter Jackson. «Ci voleva un fan per fare questo lavoro, selezionare tutto questo materiale, capire le sfumature di quello che si dicono. Io sono nato nel 1961, ero un bambino negli anni del grande successo: avevo comprato il “Red & Blue Album” con la mia paghetta e da allora sono diventato un appassionato. Come tanti, pensavo di conoscere i Beatles da concerti e interviste guardati in tivù, eppure non li ho mai visti al naturale come in queste immagini, dove non sono più un’unità, non prevale il quartetto, ognuno di loro emerge come individuo con il suo carattere e le sue ambizioni. Sapevano di essere filmati, anzi erano loro stessi a pagare il regista, lo stesso di “Let it be” uscito nel 1970, che documenta il loro ultimo concerto a sorpresa sul tetto della Apple Records nel centro di Londra. Erano pure convinti di controllarlo ma lui aveva messo microfoni ovunque e ogni tanto, per riprenderli nella loro spontaneità, fingeva di spegnere la telecamera oppure lasciava accesi i microfoni registrandone le chiacchiere a loro insaputa. I più consapevoli delle riprese, Lennon e Harrison, strimpellavano più forte quando non volevano far sentire quello che si dicevano, ma con la tecnologia di oggi abbiamo potuto isolare le voci dagli strumenti».
Cosa ne pensano gli ex Beatles
Quali sono state le reazioni di Paul McCartney (79 anni) e Ringo Starr (81), unici in vita (Harrison è scomparso da 20 anni esatti, Lennon fu ucciso nel 1980) oggi che hanno visto il documentario? Chi si aspetta nel filmato le tensioni che portarono alla spaccatura resterà sorpreso vedendo quanto si divertivano, nella semplicità delle sale prova e registrazione dell’epoca delle cui imperfezioni erano i primi a lamentarsi. È la sorpresa provata dallo McCartney, che sostiene perfino di aver cambiato percezione sulla band nel periodo finale «perché si vede quanto ci divertivamo: ognuno di noi faceva ridere l’altro» ha detto l’ex Beatle.
E Peter Jackson aggiunge: «McCartney e Ringo Starr erano un po’ nervosi quando ho mostrato loro il documentario ma alla fine non mi hanno chiesto alcuna modifica. Oggi prevale anche in loro il senso della storia e, non avendo più bisogno di controllare la propria immagine, hanno accettato di esporsi e togliere il velo. Paul mi ha detto: “questo è un ritratto davvero accurato di come eravamo».