Amici per caso di Max Nardari è uscito in tutte le sale italiane lo scorso 25 luglio: è una commedia leggera che racconta l’amore e l’amicizia moderni, fotografando l’Italia senza sconti. C’è quella che non cambia mai, con i suoi personaggi sapientemente cliché, e quella moderna, che fa sorridere – più che ridere – e riflettere. Ne abbiamo parlato con Beatrice Bruschi, che interpreta Lolly, la (ex) fidanzata di Pietro (Filippo Contri).

Amici per caso: la comicità all’italiana, con qualcosa di più

Beatrice Bruschi, Filippo Contri e Filippo Tirabassi in Amici per caso

In Amici per caso i due protagonisti sono Pietro (Filippo Contri), rozzo ultrà della Roma, e Omero (Filippo Tirabassi), collezionista serio e raffinato. Ad accomunarli è il fatto di essere appena stati lasciati dai rispettivi partner: il primo da Lolly, stufa di essere in secondo piano rispetto al calcio e agli amici, e il secondo dal compagno Andy (Rocco Fasano), che gli chiede di sposarlo (con un flashmob plateale) e non lo trova pronto.

Forse, in una commedia di qualche tempo fa, il finale sarebbe arrivato presto: Pietro avrebbe trovato una fan della “maggica” che gli concedesse di visitare solo gli stadi in vacanza all’estero e Omero avrebbe accettato di avanzare solo nella carriera, dove si scende a compromessi solo firmando contratti. Invece qualcosa è cambiato e Amici per caso lo racconta, senza rinunciare alla leggerezza.

Beatrice Bruschi: Lolly, che dice no

Beatrice Bruschi e Filippo Contri in Amici per caso

«Lolly sceglie di non accontentarsi e lancia un messaggio rivolto a tutti, ma soprattutto a noi donne. Troppo spesso crediamo di dover essere quelle che si mettono da parte, che scendono a compromessi sulle loro esigenze. E invece no, dobbiamo ascoltarci e pretendere la compagnia che meritiamo, un partner che ci rispetta e ci capisce», racconta Beatrice. La sua voce arriva forte e chiara e – anche se il cellulare ci fa da tramite – non si perde proprio nulla. «Però ecco, a un certo punto dà uno schiaffo: quello no, non si fa!», scherza subito.

Lolly appare in poche scene e non si perde in lunghi discorsi – che Pietro tanto non seguirebbe: si fa capire per bene, punta i piedi, non accetta che le si controbatta. Le bastano pochi minuti di film per cacciare il fidanzato di casa e qualche scena dopo sembra essersi costruita la vita che vuole, come se tutto quello che hanno condiviso insieme non fosse mai esistito. In realtà Lolly non ha scordato proprio niente, ma sa che la farebbe stare peggio adeguarsi ad una felicità con la data di scadenza. Ed è questa sicurezza, testarda ma giusta, che le assicura il lieto fine.

Beatrice Bruschi: la magia si fa insieme

«La cosa che preferisco di questo film è quanto bene racconta la vita vera: da quando è uscito ricevo messaggi di ragazze che mi raccontano di aver fatto le stesse esperienze di Lolly o detto le stesse cose», racconta Bruschi. «È un film che racconta storie simili alle nostre e l’autenticità del nostro divertimento sul set si traduce sullo schermo».

È verissima infatti la chimica tra lei e Contri, che hanno capito subito come rendere le scene scorci di vita senza cadere nel tranello del gioco del telefono. Molto più che tempi comici e battute scritte imparate a memoria, ma ascolto e complicità. «La scena perfetta non la si crea da soli, ma nasce dall’ascolto: io dico la mia battuta, tu mi ascolti e le nostre reazioni sono filtrate dai nostri personaggi. Questo procedimento spesso porta a cambiare la natura dell’interazione, che da triste può diventare ridicola o vice versa: io e Filippo abbiamo fatto esattamente questo, ognuno di noi recitava concentrandosi quasi più sull’altro che su di sé». Come nella fatidica scena del ceffone, che è nata da uno di questi slanci di empatia portati all’estremo.

Beatrice Bruschi: oltre al cinema

D’altronde Beatrice ha imparato a tradurre le emozioni sue e dei personaggi già giovanissima: ha iniziato a recitare a circa 10 anni e ha capito subito che quel mondo dalle mille vite era quello dove voleva passare il futuro. «Non mi sono mai trovata fuori luogo, forse ho avuto anche la fortuna di lavorare sempre in contesti belli, ma non ho mai dubitato, mai cercato altro», racconta, e infatti dal primo set non si è più fermata. Ha frequentato per 5 anni l’Accademia Conservatorio Teatrale e si è lanciata in progetti di cinema, serie tv e teatro. Alla domanda – imprescindibile – su cosa preferisca, è in difficoltà. Però l’amore per il teatro, «gli odori, le sensazioni, l’adrenalina a mille prima di salire sul palco», fa capolino.

Forse del teatro mi piace tanto il fatto che non ti puoi rivedere: prima di salire sul palco pensi di essere l’attore peggiore al mondo e di scordarti le battute, poi sali e hai solo un’occasione per fare la magia. Quando finisci non rimane nulla, solo le emozioni che hai saputo regalare

Dire addio a Sana

L’esatto contrario, insomma, di quello che avviene nel dare vita a ruoli come Sana, la protagonista di Skam Italia che l’ha resa nota al grande pubblico. «Skam è durato quasi 5 anni, sono cresciuta con Sana e con i ragazzi del cast. Anche staccarsi da un ruolo così è un’esperienza per molti versi dolorosa: soprattutto dopo la quarta stagione (quella che la vede protagonista, ndr), in cui ha affrontato esperienze dolorose, alcuni giorni me la portavo dentro anche fuori dal set», racconta Beatrice. «Ai tempi vivevo con mia sorella e ancora ricordiamo benissimo quel periodo: era come se a casa tornasse Sana, non io!»

Fa sorridere pensare a Sana e Lolly, che condividono lo sguardo lungimirante e la sicurezza – ferma – di chi non accetta una felicità che non sia su misura. Beatrice è molto più cauta, ma non le mancano sicurezza e ambizione. «Loro sicuramente mi hanno insegnato tanto, in più occasioni. Sento di avere avuto uno scambio con tutti i personaggi che ho realizzato. Magari anche io ho aggiunto alle loro storie qualcosa senza saperlo, forse già dalla mia energia alle audizioni si intravedeva una scintilla di quello che saremmo diventate insieme».

Beatrice Bruschi: mille (e una) vite da raccontare

Di sicuro entusiasmo e carica non le mancano: e così passa da un genere all’altro, di progetti (arriverà un’altra serie tv prima del 2025) e di personaggi. Persino di ascolti su Spotify (come scherza su Instagram). E asserisce con la sicurezza che abbiamo conosciuto sullo schermo.

Ci sono attori che lavorano fino a 90 anni e continuano a imparare: io voglio essere così

«Vedo il lavoro come la vita vera, ogni giorno c’è qualcosa di diverso da fare, impulsi diversi che possono diventare leve o ostacoli che possono essere avventure. Sono sempre diverse le gioie, le malinconie che affrontiamo passando dal dare vita a un personaggio piuttosto che a un altro: vivi sempre vite diverse e, se hai il coraggio di farti stupire, ognuna ti insegna qualcosa sulla tua».