Ma quanto è simpatica Benedetta Parodi! La vedi in tv e ti sembra carina, divertente, stai al gioco del personaggio. Invece lei è proprio così: ti mette il buonumo.re. Non stupisce che piaccia tanto (1 milione di follower su Facebook, altrettanti su Instagram). Sul set non ci sono stati problemi, ha amato da pazzi i vestiti che Cristina, la stylist, ha scelto per lei. Ha accettato di farsi una sfilza di selfie con le ragazze del guardaroba, emozionatissime fan.
Guarda le foto del servizio di moda con Benedetta Parodi (sul numero di Donna Moderna in edicola il 7 dicembre 2022):
Benedetta Parodi non era per niente agitata, nonostante stesse organizzando il diciottesimo della figlia Eleonora, che prevedeva festa da Arlati (storico ristorante con musica) e nottata a casa (è andata a dormire da un’altra parte). Per l’intervista ci siamo viste da Cova, in centro a Milano. Era comodo per lei, quel giorno, perché era già lì per una colazione con le amiche: festeggiavano il compleanno di una di loro e pianificavano un weekend parigino fra ragazze. Quattro donne apparentemente incompatibili. Non avrei mai detto che potessi avere amiche così. «Lo so, siamo diversissime e lo si capisce anche esteticamente. Ma sono le mie amiche di sempre, anche se siamo quattro mondi diversi. Mi piace stare con loro, soprattutto se facciamo shopping. Mi piacciono i vestiti, ma non sono tanto brava a sceglierli: se ci sono loro mi consigliano, mi illuminano. Se fosse per me, sarei sempre in jeans e sneakers».
Intervista a Benedetta Parodi
In tv ti vediamo spesso con i tacchi. Che donna sei? Alti o bassi?
«Ho una collezione di décolletées di tutti i colori e tipi. Ma amo pazzamente le sneakers. Mi piacciono e sono perfette per me, per il mio stile e per la vita che fac.cio: sono sportiva, corro, faccio passeggiate e la mia agenda è fittissima, sono sempre in velocità e ho bisogno di indos.sare scarpe comode. Ora sono ambassador delle Skechers: per me non è fare pubblicità, ma aiutare le persone a trovare qualcosa di speciale. Il mio Instagram è come il mio giornale personale. Ogni giorno programmo il mio palinsesto, ci met.to le cose che mi piacciono e le consiglio alle persone che mi seguono. E le Skechers sono speciali. Le metto anche per stare in casa, perché lì non possono entrare le pantofole: rischierei il divorzio!».
Ho letto l’intervista che hai dato, insieme a tuo marito Fabio Caressa, al Corriere della Sera: il teorema del pigiama ha fatto il pieno sui social.
«A casa Parodi-Caressa non si sta in tuta, Fabio la odia. Per non parlare delle ciabatte, quelle mai. Io il pigiama lo troverei anche chic, ma lascio perdere: mi metto jeans, sneakers e va bene così. Fabio resta vestito esattamente come è uscito di casa, col risultato che ha tutti i maglioni “ammaccati”».
Robe da maschi. A proposito: Fabio, occupandosi di calcio, lavora tutti i weekend. Quando state insieme?
«Mi rendo conto che siamo una famiglia atipica. Quando i bambini non andavano a scuola non c’erano problemi, stava.mo insieme durante la settimana. Poi le cose si sono complicate e noi due, magari, organizziamo il weekend di mercoledì. Poche settimane fa siamo andati a Mantova un martedì. Bellissimo, eravamo soli dentro Palazzo Ducale».
E il pranzo della domenica? Pensavo che Benedetta desse il suo meglio in cucina proprio lì.
«Mi spiace un po’, ma a casa nostra non c’è il pranzo della domenica. Io cu.cino per i ragazzi, che mi chiedono i loro piatti preferiti. E tre figli in questo caso sono tanti (Matilde, 20 anni, Eleonora, 18, Diego, 13, ndr). Ma è la vita che mi sono scelta. Ho sempre voluto una famiglia numerosa perché ho ricordi bellissimi della mia e ho voluto ricrearli. Mi piace che le porte di casa siano sempre aperte: c’è sempre gente che dorme da noi, non so mai chi ci sarà a colazione».
Quando torni a casa hai ancora voglia di cucinare?
«Sempre: inizio verso le 5 del pomeriggio. Per stasera ho già comprato il roast beef da fare con il purè e, prima, una zuppa di verza leggera. Non mi piacciono le cose pronte».
Ma sarai sempre in cucina: riesci a sederti a tavola?
«Ho un sistema che ho imparato dagli stranieri, avendo avuto sempre in casa ragazze alla pari: imbandisco la tavola con tutte le portate, così ognuno se ne serve quanto e come vuole. Niente primo, secondo, tempi d’attesa. È anche un modo per mangiare meno…».
E a Natale cosa succede?
«Il Natale a casa Parodi-Caressa in realtà sono due. Uno romano, in cui io sono ospite e non mi occupo di nulla. Poi c’è il Natalino in campagna, a Carpeneto, in provincia di Alessandria. E lì la protagonista sono io. Solo fra di noi, tra fratelli e nipoti siamo in 16. Il menu è sempre lo stesso: tacchino ripieno (vedi ricetta sotto) con contorno di patate dolci, pannocchie, piselli, cavolini di Bruxelles. E prima tanti antipasti. Insalata russa imperdibile, lo sformato di carciofi con la fonduta, i peperoni con la bagna cauda… Il panettone no, non lo faccio: è molto più buono quello della pasticceria».
E l’albero?
«In campagna uno piccolo e qualche ghirlanda. L’albero “vero” è a Milano. Io lo vorrei con le luci bianche, Fabio le vuole colorate: vince sempre lui. Ogni anno è più grande, si aggiungono palline nuove. Ma non sono una malata di decori. Sono una persona pratica, vado al sodo. Per me la cosa più importante del Natale è il cibo».
Ma non ti sembra che questa cosa del cibo sia di.ventata un’ossessione?
«Io non penso mai al cibo che mangi ma a quello che cucini: è un atto d’amore. E se hai una famiglia è un dovere. Se ti riferisci alle trasmissioni, a parte i tutorial sui canali dedicati, in fondo sono tutti talent: un gioco, una gara. Nessuno ti insegna niente. Ma magari ti viene voglia di provare ad assaggiare qualcosa di speciale».
Ti viene mai voglia di andare al ristorante?
«In famiglia amiamo andare al ristorante. Magari scegliamo cucina etnica, perché non è facile fare certi piatti a casa».
Il tuo piatto del cuore?
«La pizza… Ma amo quelli della mia tradizione, piemontese. Anche se mia madre non era una che cucinava particolarmente bene. Però le piaceva ricevere. E aveva un sistema: quando decideva di ricambiare gli inviti, sceglieva un periodo dell’anno e per cinque, sei venerdì allestiva cene per 12 persone sempre con lo stesso menu, la stessa apparecchiatura. Mio padre era a pezzi… Io, invece, adoravo preparare e servire in tavola. Ho imparato moltissimo».
E i tuoi fan apprezzano.
«Quando incontro chi mi dice che è cresciuto con le mie trasmissioni mi chiedo se non mi confondano con Ave Ninchi o Wilma De Angelis. Ma poi mi dicono che gli faccio compagnia e che in certi momenti difficili della loro vita li ho aiutati. E allora mi sciolgo».
Ecco, appunto, i fan. Dalla cucina di Cova arrivano gli chef che chiedono un selfie. «Sei molto più bella dal vivo» le dicono. E le regalano un panettone.
La ricetta del tacchino ripieno
Il tacchino che Benedetta Parodi prepara ogni Natale ha conquistato il designer Alessandro Enriquez, suo caro amico, che anche quest’anno lo ha voluto come piatto forte della sua tradizionale festa di Thanksgiving all’italiana.
Il segreto è, ovviamente, il ripieno: un composto a base di prugne, pancetta, cipolla e pane tostato. Piccolo accorgimento: non riempire il tacchino completamente, in modo da evitare che la farcitura fuoriesca durante la cottura. A questo proposito: mettere in forno a 200° gradi per 30 minuti, quindi abbassare la temperatura a 180° e cuocere per circa 3 ore. Se si scurisce troppo, lo si può coprire con la carta stagnola. Una volta cotto, farlo riposare coperto con la stagnola fuori dal forno per 30 minuti.
1. Far soffriggere in padella la cipolla tritata con il burro e un po’ d’olio. Aggiungere la pancetta tagliata a piccoli cubetti e continuare a far soffriggere. Tagliare a pezzetti le prugne e unirle in padella. Fare insaporire il tutto, quindi spegnere il fuoco. Tagliare le fette di pane in cassetta (precedentemente tostate) e aggiungerle al composto di pancetta, cipolle, prugne. Impastare il tutto fino ad ottenere un composto compatto.
2. Spalmare una buona quantità di burro sul tacchino (già eviscerato), anche sotto la pelle, per renderlo croccante. Aggiungere sale e pepe, quindi farcire il tacchino con il composto, facendo attenzione a non riempirlo completamente, evitando così che la farcia fuoriesca durante la cottura. Infine, chiudere il tacchino con stecchi di legno.
3. Mettere in forno a 200 °C e cuocere per 30 minuti, quindi abbassare la temperatura a 180 °C e continuare a cuocere per circa tre ore. Ogni 30 minuti irrorare il tacchino, una volta con il brodo fatto con acqua calda e dado) e un’altra con il vino, poi dopo un’ora e mezza con i succhi di cottura del tacchino stesso. Se si scurisce troppo e rischia di bruciare a metà cottura lo si può coprire con la carta stagnola.
Una volta cotto farlo riposare coperto con la stagnola fuori dal forno per circa 30 minuti. Poi raccogliere i succhi di cottura per la salsa gravy.
Ingredienti per la salsa gravy:
● succhi di cottura del tacchino ● 2 cucchiai di burro ● 2 cucchiai di farina ● 500 ml di brodo
Far sciogliere in padella due cucchiai di burro e far tostare il burro con la farina. Quando questo roux di burro e farina assume un colore leggermente marrone, versare un po’ alla volta i succhi di cottura del tacchino e mescolare. Aggiungere mezzo litro di brodo e, continuando sempre a mescolare, far raddensare il composto. A cottura ultimata, per alleggerire il sapore della salsa si può aggiungere un bicchiere di latte.
Servire il tacchino intero direttamente a tavola. Tagliarlo e accompagnarlo da una abbondante cucchiaiata di ripieno, i contorni e la salsa.
Intervista di Michela Gattermayer
Styling di Cristina Nava
Foto di Marco Rufini