Roberto Benigni torna in tv con un monologo fiume in cui celebra l’Europa e leva un inno alla pace. Durante lo show Il sogno su Rai1, il premio Oscar cita il Manifesto di Ventotene. Quasi una risposta alla premier Giorgia Meloni che poche ore prima aveva innescato una bagarre alla Camera per aver criticato il documento di Spinelli, Rossi e Colorni e aver commentato: «Non è la mia Europa». In Aula era scoppiata la bagarre, con i partiti di opposizione che gridavano «vergogna» fino alla sospensione della seduta.
«Unione Europea, unico custode della democrazia»
Alla vigilia del Consiglio europeo sul piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen, Roberto Benigni torna sul piccolo schermo con un intervento di circa due ore a sostegno dei valori dell’Unione Europea. Presentandosi come «europeista estremista», l’attore e regista toscano, parla dell’Unione Europea come «unica utopia ragionevole», «la più grande istituzione degli ultimi 5000 anni realizzata sul pianeta Terra dall’essere umano, un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno» e «unico custode della democrazia».
Il saluto a Mattarella e a Papa Francesco
Dagli Studios di via Tiburtina a Roma, Benigni ha salutato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella papa Francesco. «Che guarisca presto – ha detto l’attore -. Ieri ha detto una frase che mi ha commosso, bisogna disarmare le parole per disarmare le menti e la terra».
Benigni ricorda il Manifesto di Ventotene
A poche ore dalle critiche sollevata da Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, il regista de La vita è bella si sofferma sul documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Documento che, nel pieno del secondo conflitto mondiale, proponeva un’Europa federata, libera dal nazionalismo e dalla guerra. Il premio Oscar sottolinea che «la pagina più commovente ed entusiasmante» di questo cammino federale è stata scritta proprio in Italia, «in una piccola isola del Tirreno che si chiama Ventotene.
Mentre tutto intorno c’erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, su questo scoglio, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un’idea, di cambiare tutto, girare pagina: l’idea dell’unità europea. Pensavano al nostro futuro, con un documento che era un sogno ma anche di una concretezza e di una profondità straordinaria».
Racconta così la storia del Manifesto di Ventotene, «una sorta di favola», scritta da uomini che «non guardavano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni». Un testo che «contiene alcune idee superate, legate a quel periodo storico ma questo non toglie la sua grandezza, perché l’idea centrale è ancora attualissima», fondata sulla «giustizia sociale che non lascia indietro nessuno».

Benigni: «C’è da essere orgogliosi di essere europei»
Benigni ironizza sul drammatico quadro geopolitico in cui «i potenti del mondo sono tutti personcine tranquille, perbene, sagge equilibrate e al pensiero che gli armamenti e le bombe atomiche sono nelle loro mani si va a dormire tranquilli».
«A Putin piace proprio l’Europa, ci vuole entrare a modo suo, bussa con i carrarmati», prosegue Benigni che sottolinea: «C’è da essere orgogliosi di essere europei: l’Europa è il continente più piccolo del mondo che ha acceso la miccia di tutte le rivoluzioni, ha trasformato il pianeta, da tremila anni è la fucina dove sono stati forgiati alcuni fra i più grandi pensieri dell’umanità», «un patrimonio comune, un tesoro immenso in tutti i campi».
L’Europa, insiste il premio Oscar citando De Gasperi, «il più grande Presidente del consiglio che abbiamo avuto”, «non è una cosa fredda che sta a Bruxelles o a Strasburgo, è una cosa calda, vicina, piena di passione e amore. Non a caso il suo inno è L’Inno alla gioia di Beethoven».
«Nazionalismo carburante di tutte le guerre»
Nel corso del suo monologo, Benigni si dice convinto che il nazionalismo sia «il carburante di tutte le guerre», «una fede integralista, un’ossessione per la nazione al di sopra di tutto, anche di Dio, una malattia che si maschera da patriottismo». «Io – evidenzia l’attore – sono il più grande patriota, amo l’Italia come la mia mamma. Nessuno più di me è orgoglioso di essere italiano, ma non ho nessuna intenzione di imporre agli altri lo stile italiano. Si può essere patrioti senza essere nazionalisti. Garibaldi era un patriota europeo nel 1860, era l’esempio di come patriottismo e anti-nazionalismo stessero bene insieme».
L’appello di Benigni ai giovani: «Siete nati europei»
«Si dice che l’Europa stia male, stia morendo. Ma io sono ottimista, ci sono i colpi di scena: c’è una grandissima novità che può cambiare tutto. Se qualcuno che ha 20-30 anni mi sta ascoltando, sappia che la novità sono i giovani: siete la prima generazione transnazionale della storia. Voi nascete europei, non si è mai vista una generazione così», dice cedendo il testimone «ai 16enni, ai ventenni, ai trentenni. I giovani sono la miglior garanzia per il futuro dell’Europa: nessuno li convincerà a tornare alla lira, a chiudere i confini, a sparare ad una persona con cui ha fatto l’Erasmus».
«La guerra finirà per sempre, è inevitabile»
«Il sogno della pace universale è fattibile? Io vi dico sì, senza esitazione, anzi è inevitabile: la guerra finirà per sempre, non c’è alternativa, non può che finire così», sottolinea Roberto Benigni nelle battute finali del suo spettacolo. «Dobbiamo fare un ultimo passo tutti insieme e dire agli altri: siete fratelli», conclude commosso, tra gli applausi del pubblico.