Pochi giorni fa è nata la figlia di Elisabetta Canalis e la showgirl ha scelto per lei il nome di Skyler Eva. Non una Giulia o una Sofia qualunque. Skyler perché il padre è americano e fa il chirurgo a Los Angeles e ormai la coppia vive lì.
Scopro su Wikipedia che è un nome di origini olandesi abbastanza comune al di là dell’oceano. E me lo conferma anche un’amica con la madre americana.
Penso: chissà come storpieranno il nome di questa bambina qui in Italia.
A casa, quello dei nomi è un motivo ricorrente. Mio figlio si chiama Giaime. Se fosse stato una femmina avevo già deciso di chiamarla Joyce.
Joyce come la scrittrice Lussu e come James, l’autore dell’Ulisse e di Finnegan’s wake.
È nato invece un maschio e la scelta è caduta su un nome altrettanto importante (mica potevamo chiamarlo come un Marco o un Giovanni qualunque).
Giaime, come Giaime Pintor, scrittore, critico, studioso di letteratura tedesca e antifascista.
Un nome portatore di grandi significati (almeno per noi), ma poco conosciuto.
Giaime è stato chiamato (e scritto) in tutti i modi possibili
Giaimen, come un supereroe, dai suoi compagni dell’asilo e delle elementari.
Jaime o Jamie, a seconda delle inclinazioni linguistiche e culturali, dalle maestre.
Jaime alla francese dalla vicina. Perfino James dal coach di tennis.
Ora, ogni madre e padre sognano per il loro figlio un futuro luminoso. Lo immaginano scrittore, attrice, regista o dirigente d’azienda.
Passano mesi a provare il suono dei nomi, a dargli un significato. Un nome che vuole dire tutto e rimarrà per la vita. Nel bene e nel male.
Se diventerà un rocker o un architetto gli darà un tono, lo farà spiccare dalla massa. Se sarà una modella o una showgirl, la renderà particolare.
Se è quello del nonno o della nonna, avrà il valore di una storia, di una eredità.
Per questo io non posso dire che Skyler Eva è strano. Ci mancherebbe, da che pulpito!
E anzi mi vien da dire: benvenuta Skyler Eva. Con tutta l’originalità che col tuo nome già porti con te.