Un errore procedurale. Un semplice, forse banale, sbaglio ha reso l’attore 83enne Bill Cosby un uomo libero. Il “Papà d’America”, così come era stato definito per anni dopo aver interpretato il ruolo del dott. Cliff nella serie di grande successo degli anni Ottanta, I Robinson, è stato infatti rilasciato dal carcere della Pennsylvania dove stava scontando la sua condanna di dieci anni di reclusione per violenza sessuale multipla. Non solo Bill Cosby non è stato ritenuto innocente rispetto alle accuse di molestie e di stupro da parte di oltre 50 donne narcotizzate e violentate ripetutamente e non è risultato “non colpevole” di fronte a questi gravissimi reati, ma un cavillo a cui si sono aggrappati i suoi avvocati gli ha perfino ridato la libertà dopo soli due anni e mezzo di detenzione.
«Come è potuto accedere?», si chiedono in queste ore gli americani (na non solo) indignati. «Una vergogna», gridano molte donne e uomini sui social. La Corte Suprema ha scoperto che l’ex attore ormai caduto in disgrazia, aveva ottenuto dall’allora procuratore della contea di Montgomery, tale Bruce Castor, la garanzia a non essere incriminato per le presunte molestie nei confronti dell’ex giocatrice di basket della nazionale canadese Andrea Constand, che nel 2005 diventò la principale accusatrice – all’epoca dei fatti lavorava presso la Temple University dove Cosby era parte del consiglio d’amministrazione – in cambio di ulteriori confessioni.
Il caso era scoppiato, infatti, dopo le denunce della Constand, che aveva affermato di essere stata drogata e aggredita nella casa della star. Ma quello non fu l’unico caso denunciato. Dagli anni Sessanta in avanti sono una cinquantina le donne che hanno accusato Cosby di molestie, giovani debuttanti ma anche figure note nello spettacolo a stelle e strisce come l’ex top model Beverly Johnson.
L’attore si è sempre proclamato innocente, definendo consensuale il rapporto con Constand. «Sono innocente», ha sempre detto Mr Robinson. Eppure il giudice Steven O’Neill lo aveva definito «un predatore sessuale violento» quando l’accusa aveva sottolineato come l’imputato non avesse mai dimostrato alcun rimorso. La legge americana, inoltre, assicura i predatori sessuali in un registro “speciale” che comporta il monitoraggio di ogni spostamento e l’obbligo di sottoporsi a trattamenti psichiatrici. Cosby si era perfin rifiutato di frequentare il programma di recupero perché “innocente”. Ma allora perché accettare un accordo pur sapendo di non avere colpa?
Il caso sembra essere più complesso di quel che risulta ai nostri occhi. Il fatto certo però è che per sette membri della Corte Suprema all’attore è stato negato un giusto processo. I giudici, nella loro opinione contenuta in 79 pagine, scrivono che Cosby non sarebbe dovuto essere accusato e condannato. Alla luce di questa violazione dei suoi diritti, l’attore «va rilasciato e ogni futuro procedimento riguardante queste particolari accuse va vietato».
Uno schiaffo per tutte le vittime la sentenza di scarcerazione. Ma soprattutto un duro colpo per il movimento #MeToo che aveva fatto del caso-Cosby una delle prime pietre miliari prima di Harvey Weinsten.