C’è una scena in Fa’ la cosa giusta, il film più celebrato di Spike Lee, in cui il regista, che interpreta Mookie, garzone in una pizzeria, si accapiglia con John Turturro su cosa si intenda per “cultura black”. Turturro – che è Pino, pizzaiolo italiano che si sente un po’ nero perché vive ad Harlem – snocciola una serie di idoli, dal campione di basket Magic Johnson all’attore Eddie Murphy. Ma quando i 2 arrivano a parlare di rockstar litigano su chi sia meglio tra Prince e Bruce Springsteen. Bianco o nero, 2 facce della stessa America. Il film, uscito nel 1989 e ispirato a una rivolta degli afroamericani ad Harlem, segnò una piccola rivoluzione: il grande cinema americano non aveva ancora mai parlato dei neri in questo modo, soprattutto non si erano mai messi in scena i pregiudizi, i conflitti e la complessità di un Paese segnato dal razzismo, dove chi resta ai margini scatena la sua rabbia, e ogni comunità è sola nel suo patire la discriminazione.
Oltre 30 anni dopo la situazione nella società Usa non sembra essere molto cambiata: l’omicidio di George Floyd e le proteste che ne sono seguite lo dimostrano. A essere cambiate, forse, sono la consapevolezza e la voglia di comprendere. Di capire come siano davvero le “vite nere” che hanno dato il nome al movimento Black Lives Matters. Aiutano a farlo i film e le serie tv più recenti, che raccontano storie di pregiudizi e ingiustizie, ma anche di riscatto e modernità.
Soldati in Vietnam e supereroi
In un articolo del 30 dicembre scorso, intitolato La più importante decade per i film sulla vita dei neri, il New York Times elencava una serie di film che negli ultimi 10 anni hanno fatto la differenza: Black Panther, col primo supereroe nero sul grande schermo; Get Out, commedia thriller con risvolti sociali; Moonlight, premio Oscar 2017, che parla di omosessualità; Selma, che narra della battaglia di Martin Luther King per i diritti civili nell’Alabama segregazionista.
E tra i film e le serie di oggi? Fa riflettere Da 5 Blood, ultimo lavoro di Spike Lee: è la storia di 4 veterani che tornano in Vietnam per recuperare dei lingotti d’oro e le spoglie di un commilitone. Inizia con una carrellata di immagini sulla guerra che ha lacerato l’America, anche perché «i neri erano l’11% della popolazione Usa, ma il 31% dei soldati al fronte» ricorda il regista.
La percentuale (troppo alta) di afroamericani fra i detenuti è invece al centro del documentario 13th di Ava DuVernay: il titolo è ispirato al 13o emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che abolì la schiavitù «eccetto come punizione per avere commesso un crimine».
Studenti discriminati e ragazzi ingiustamente incarcerati
È difficile far capire a chi ha un diverso colore di pelle ciò che si vive “per colpa” del proprio. Lo spiega bene la serie tv Dear White People, basata su un gruppo di ragazzi afroamericani che frequenta una prestigiosa università in cui studiano soprattutto giovani “wasp” (sigla che sta per bianchi, anglosassoni, protestanti: in pratica. gli americani medi). Sam conduce alla radio universitaria il programma Cari bianchi (da qui il titolo della serie) in cui porta alla luce ipocrisie, ignoranza e prevaricazioni, da entrambe le parti.
E per comprendere perché i neri scendono nelle strade e come funziona la cultura del sospetto, può aiutare la visione di un’altra serie, When they see us, ispirata a un caso di cronaca del 1989. Cinque adolescenti, 4 neri e uno ispanico, vengono accusati dello stupro di una donna che faceva jogging a Central Park. Arrestati, sono liberati solo molti anni dopo quando si scopre il vero colpevole.
Famiglie provocatorie e ragazze coraggiose
C’è poi chi si sente defraudato delle proprie origini. «A volte ho paura che per l’ansia di sfondare, i neri abbiano abbandonato parte della loro cultura e che il resto del mondo l’abbia fatta sua. È stata ribattezzata “urban”, e nella cultura urban Justin Timberlake e Robin Thicke sono re dell’r&b, Kim Kardashian è il simbolo delle chiappe autoreggenti e gli orientali sono inarrestabili sul dancefloor. Ma insomma: r&b, chiappone, dancefloor è tutta roba col nostro marchio di fabbrica!» dice il protagonista di Black-ish. Erede delle sit-com dove i personaggi sono neri di successo, racconta di una famiglia provocatoria e cinica e mostra con il sorriso come il sogno americano, per chi è di colore, sia sempre pieno di trappole e ostacoli.
Emancipazione e discriminazioni, voglia di farcela e punti di vista diversi sono i temi toccati, con mille sfumature a volte difficili da cogliere per noi europei. Come fa Spike Lee anche in She’s gotta have it, serie ispirata al suo Lola Darling: qui si parla di donne e liberazione sessuale, attraverso la storia di una ragazza con 3 amanti rappresentati in modo sterotipato. La vera eroina è lei: perché se sei donna e nera, i fronti su cui combattere sono due.
9 dvd da non perdere con Donna Moderna
Protesta, uguaglianza, resilienza, pace, esclusione, oppressione, razzismo. Sono i temi al centro dei film che fanno parte della collana di dvd Black Lives Matters, in edicola dal 21 luglio, per 9 settimane, con Donna Moderna e Tv Sorrisi e Canzoni.
La prima uscita, a 14,90 euro (esclusa la rivista) è Il diritto di opporsi: con Michael B. Jordan, Brie Larson e Jamie Foxx, racconta la storia vera di un nero ingiustamente condannato alla pena di morte per l’omicidio di una donna e della battaglia legale per scagionarlo.
Il 28 luglio uscirà Queen & Slim: un uomo e una donna in fuga tra dramma sociale e romance. Seguono Il coraggio della verità, Fa’ la cosa giusta, Green Book, The Help, Blackkklansman, Se la strada potesse parlare e Detroit: film bellissimi e importanti per conoscere ed interpretare la protesta antirazzista che sta dilagando negli Usa.