Siamo state tutte chiuse in quel camerino con Blake Lively. Lei, 3 mesi dopo aver partorito la terza figlia di Ryan Reynolds. Noi, a un punto preciso della vita, dopo aver negoziato un’ora di liberà con l’agenda di un neonato inflessibile, recuperato una parvenza umana, e confidato nel magico potere dello shopping per riconquistare una normalità post-gravidanza. Come Blake Lively, in quel camerino, anche noi abbiamo scoperto che nessuna cerniera in vendita si allacciava più (a tutte quelle che «io a 2 ore dal parto sono rientrata nei miei jeans»: vi vogliamo bene lo stesso, ma non ora).
A differenza di Blake Lively, noi non abbiamo ordinato un completo Lanvin su Net-à-porter per andare ospiti al Tonight Show di Jimmy Fallon – piuttosto l’ennesimo paio di pantaloni neri con l’elastico, per rientrare in ufficio con decoro – ma certo riconosciamo tracce di verità in quello che l’attrice ha scritto su Instagram, ricordando l’episodio.
«Quel corpo mi aveva dato una bambina, e stava producendo tutto il cibo necessario per lei: che miracolo pazzesco. Ma invece di essere orgogliosa, mi sentivo insicura. Solo perché non entravo in quei vestiti. Che sciocchezza, a pensarci adesso… Dobbiamo imparare a chiedere di più ai brand che amiamo».
Io devo persino aver pianto a singhiozzi, in uno di quei camerini, e perciò ho una proposta per l’industria dell’abbigliamento. È in atto da anni una conversazione sulla dittatura estetica della magrezza, per opporsi alla quale il mercato ha cominciato ad attrezzarsi (nel suo post Blake Lively ringrazia Katie Sturino, che ha inventato uno stick per evitare l’abrasione all’interno delle cosce che sfregano).
Ma ancora più odiosa è la nozione che il corpo delle donne non sia autorizzato a trasformarsi, a disfarsi, a raccontarsi nelle pieghe e nelle rughe, ma debba restare immutabile sotto qualunque sforzo, come il sorriso delle ballerine. Per fortuna, ogni tanto, esistono anche soluzioni semplici. Per fortuna, ogni tanto, il problema sono proprio i vestiti. Trovarli della taglia giusta, sì, ma ancora prima: doverli ricomprare. Il guardaroba di una donna adulta è una composizione di ricordi, investimenti, conquiste e folgorazioni. È faticoso dover ricominciare da capo: a volte inevitabile, sempre costosissimo. Quindi non solo tutti i vestiti dovrebbero essere concepiti per abbracciare tutte le carni, oltre alle ossa, ma bisognerebbe istituire per legge uno sconto speciale di maternità. Un bonus a chi abbia partorito negli ultimi 12 mesi, una riduzione del… 25-30%? I conti fateli voi, io questa idea ve la regalo. Sono convinta che ci guadagneremmo tutti.