Mattia Briga ha compiuto da poco 30 anni. Rapper romano, nel 2015 partecipa ad Amici di Maria de Filippi. Noto per il suo carattere impulsivo, è in realtà semplicemente determinato e sicuro del suo potenziale, con il grande desiderio di poter fare musica, a modo suo. Il suo nuovo album “Il rumore dei sogni” esce l’8 febbraio, anticipato dalla sua partecipazione a Sanremo 2019: «è un cassetto dove io metto dentro tutti i sogni che ho avuto, che ho realizzato e che ancora ho».
L’incontro con Patty Pravo, all’anagrafe Nicoletta Strambelli e oggi al suo decimo Sanremo, avviene per mezzo degli autori di “Un po’ come la vita”, brano a due voci che si incastrano perfettamente, dedicato alle cose importanti della vita, appunto. Per la serata dei duetti hanno scelto Giovanni Caccamo.
Ci racconti il vostro brano?
“Un po’ come la vita” è una canzone che parla di quello che realmente conta, durante l’arco dell’esistenza. Spesso ci lasciamo trasportare dai fattori esterni che ci indicano direzioni che magari non vogliamo neanche prendere. Dovremmo fare le scelte in base al nostro istinto, in base a quello che realmente desideriamo fare. Essendo esseri umani siamo esseri fallaci che si lasciano condizionare. Dovremmo stare più attenti a questo tipo di comportamento. Quello che conta davvero non è la pianificazione del futuro, ma stare con le persone a cui vogliamo bene.
Tu come sei, in questo senso?
Per me conta molto anche il presente. Il qui e ora. Chiaramente i trent’anni sono una prima occasione per guardarsi dentro e vedere che cosa hai seminato e cosa raccolto. Un primo bilancio lo posso tracciare. Io fino ad adesso sono soddisfatto del mio percorso e fermamente convinto di avere fatto tutto con le mie sole gambe e forze. Nessuno mi ha mai regalato nulla. Ovviamente si può sempre cercare di migliorare. Il mio obiettivo principale rimane questo, sia nella vita privata che in quella professionale.
Come è avvenuto l’incontro con Patty Pravo?
Sono legato da una stima reciproca agli autori di Nicoletta. Ero in macchina, era tardo pomeriggio. Mi mandano il brano che ho ascoltato e subito ne ho sentito il fortissimo valore emotivo. Cantato da una diva, regina del panorama. Lei è l’ultima diva rimasta. Ho capito che avrei potuto dare qualcosa a quel brano. Stavo tornando a casa, ho invertito la direzione e sono andato subito in studio. Dopo qualche ora ho rimandato il pezzo agli autori, scrivendo di getto. Che in fondo è anche il senso del brano: la spontaneità, senza paura di fallire. Sono un autore, faccio fatica a cantare parole non mie. Ho scritto. È piaciuto.
Poi vi siete incontrati di persona?
Ho conosciuto Nicoletta e ho capito che nonostante la differenza generazionale, abbiamo molte affinità caratteriali. È una persona a cui piace ridere, stare al gioco. È pronta. È una grande artista. Verbalizza i suoi pensieri. Non ha paura. È genuina… Mi piace molto.
Che effetto ti fa essere al suo fianco?
A pensarci bene, mi provoca grandi sensazioni. Anche difficili da spiegare. C’è il timore di non essere all’altezza di una voce così importante e ci sta, in un momento così particolare della mia carriera. Calco il palco dell’Ariston per la prima volta. C’è tutta una commistione di nuove sensazioni. Sono agitato ma credo molto delle mie doti e possibiltà. Ho paura, ma sono felice. Mi sveglio con l’idea di stare lì, visualizzo palco e dico… andiamo a spaccare!
Siete un incontro di due generazioni. Cosa state imparando l’uno dall’altro?
Sono stato spesso tacciato di presunzione e arroganza, e forse presuntuoso lo sono, ma molto spesso è semplicemente la convinzione dei miei mezzi. Di certo non credo di poter insegnare qualcosa a un’artista di questo calibro. Ma voglio contribuire a farla stare bene nel suo decimo Festival, dandole tutta la mia energia.
Una cosa da non dimenticare.
Da dove vengo e chi sono nella profondità dell’animo. E il caricatore del telefono!
Una curiosità su di te.
Ho studiato tanto all’estero, sono andato via quando avevo 16 anni. Poi sono tornato, a studiare e lavorare. Mi ricordo che facevo il cameriere, 35 euro a servizio, spesso uscivo dal locale e avevo preso la multa di 28 euro. Dovevo andare in studio (30 euro per registrare), mi trovavo sotto di 40 euro, ogni volta. Sono riuscito a autoprodurmi i primi dischi perché il locale mi diede un anticipo per stamparne 200.
Guardavi Sanremo?
Sempre visto con mio papà. I miei genitori sono separati. Ricordo quando Giorgia arrivò terza con “Strano il mio destino”, nel ‘96. O le edizioni con Elio e le storie tese. O anche Gianluca Grignani con “Il giorno perfetto”. E sì, anche “Fiume di parole” dei Jalisse.
Per Baglioni il tema di quest’anno è l’armonia. Cos’è per te?
Armonia è leggerezza, saper stare nei propri panni. È un bel tappeto rosso sul quale cammini.
Leggi tutte le nostre interviste ai protagonisti di Sanremo 2019!