Ha parlato per più di venti minuti, fermandosi solo quando il giudice le ha chiesto di rallentare. Non ha usato mezze parole Britney Spears, tornata in aula presso il tribunale di Los Angeles per ridiscutere lo stato della tutela legale a cui è sottoposta dal 2008: «Ho mentito e ho detto al mondo intero che stavo bene ed ero felice. Era una bugia. Ho pensato che se lo avessi ripetuto abbastanza volte sarei stata davvero felice, ho fatto di tutto per negarlo. Ero in shock. Sono traumatizzata. Com’è che si dice? Fingi finché non ce la fai? Ma ora dico la verità: non sono felice. Non riesco a dormire. Sono così arrabbiata, è una situazione folle e sono depressa. Piango ogni giorno».
Le pesanti accuse al padre e al suo entourage
Dopo mesi di pettegolezzi, per la prima volta la cantante rompe il silenzio e attacca direttamente il padre, suo tutore legale, e quanti nella sua famiglia ed entourage l’avrebbero costretta negli ultimi 13 anni a vivere in una condizione per lei insostenibile. Spears ha raccontato che era spesso soggetta a punizioni, come quando nel 2018 si era rifiutata di aggiungere un passo di danza nella sua esibizione a Las Vegas, e per piccole infrazioni come questa è stata costretta a lavorare 10 ore al giorno, sette giorni su sette, o le è stato impedito di vedere i suoi figli e il suo fidanzato.
Ma le accuse non si fermano qui: Spears ha infatti anche affermato di essere stata medicata con il litio contro la sua volontà, di essere stata vittima di bullismo durante il suo periodo di riabilitazione e di essere stata rinchiusa nella sua stessa casa sotto la supervisione di una squadra che viene pagata con i suoi soldi per sorvegliarla 24 ore su 24 [per via della sua tutela legale, Spears dal 2008 non può disporre direttamente delle sue finanze, ndr]. La cantante ha poi detto di portare la spirale e sebbene lei voglia avere un altro bambino, ma che i suoi tutori gliel’hanno finora impedito e lo faranno nel futuro: in maniera diretta, ha paragonato la sua situazione al «traffico sessuale» e ha detto di voler uscire al più presto da questa situazione. «Rivoglio la mia vita indietro», ha detto.
Il movimento dei fan #FreeBritney
Lo scorso luglio, l’hashtag #FreeBritney era entrato tra le tendenze mondiali, Italia compresa, su Twitter. Il motivo? Migliaia di fan della popstar discutevano sui social della complicata situazione in cui Spears si ritrova dal 2008, da quando cioè è soggetta alla tutela del padre Jamie (una misura che si chiama “conservatorship”) perché ritenuta incapace di amministrare la sua fortuna (e la sua vita). Ora a riaccendere il caso c’è un nuovo documentario, uscito il 5 febbraio in America su FX e Hulu e intitolato Framing Britney Spears. Diretto da Samatha Stark e realizzato da alcuni giornalisti del New York Times, il documentario si avvale di molte interviste, tra cui quella a un’amica di famiglia che è stata per lungo tempo al fianco di Spears, il responsabile marketing che ha originariamente creato l’immagine pubblica della cantante, un avvocato attualmente impiegato nella tutela e l’avvocato che Spears ha cercato di assumere all’inizio di questa storia, per sfidare suo padre. Ecco perché fa discutere.
Una lunga e complessa battaglia legale
Framing Britney Spears cerca di risalire alle origini della situazione in cui versa la popstar dal lontano 2008, un anno dopo aver mostrato pubblicamente segni di instabilità mentale. Ricorderai le foto con la testa rasata in cui minacciava, esasperata, i paparazzi che la seguivano: da allora Spears, oggi 39enne, non può disporre personalmente delle sue finanze, non può guidare, non può rilasciare dichiarazioni o pubblicare sui social post che non siano stati approvati, non può sposarsi e neanche vedere i figli in libertà senza l’autorizzazione del genitore. Il documentario ci presenta la storia di un’artista di talento che per anni è stata circondata da persone che hanno cercato di sfruttarne il potenziale e che alla fine è stata portata alla disperazione, schiacciata dalla mancanza di libertà e dalla continua pressione pubblica cui è stata sottoposta, a cominciare proprio dagli inseguimenti dei paparazzi.
La scorsa estate Samuel D. Ingham III, l’avvocato nominato dal tribunale per rappresentare Spears, ha dichiarato per la prima volta che la sua cliente «si opponeva fortemente» al rinnovo di suo padre come tutore legale. Nel richiedere che l’attuale tutore temporaneo personale della popstar, Jodi Montgomery, diventasse permanente, Ingham ha lasciato aperta la possibilità che un giorno la cantante potesse chiedere di terminare la tutela. A novembre 2020, però, il tribunale ha respinto la richiesta di rimuovere Jamie Spears dal suo ruolo di tutore della figlia e, contemporaneamente, ha aggiunto un fiduciario aziendale, Bessemer Trust, come co-conservatore, così come richiesto dalla cantante. Quindi, a dicembre, il giudice ha esteso il ruolo temporaneo di Montgomery fino a settembre 2021. La prossima udienza è prevista per giovedì 12 febbraio sempre a Los Angeles, durante la quale si discuterà molto probabilmente di come Jamie Spears e Bessemer Trust intendono agire nella gestione delle finanze di Britney Spears. La situazione, insomma, è tutt’altro che semplice.