Bugo è Christian Bugatti e così si chiama il suo decimo album che esce il 7 febbraio. Ha 46 anni, impara a suonare la chitarra durante il servizio militare e quando torna lascia il paesino in cui è cresciuto, Cerano (NO), per andare a Milano. Morgan è Marco Castoldi, ex leader dei Bluvertigo, ex giudice di X Factor, la personalità più imprevedibile di tutta la musica italiana. Sono amici da 18 anni. Sincero è il titolo della loro canzone. Morgan ne canta le strofe. Nella serata delle cover cantano Canzone per te (Sergio Endrigo e Roberto Carlos, 1967) con Bobo Rondelli. Abbiamo chiacchierato con Bugo, da seguire sui social, dove tra racconti e ironia conferma che questo duo sarà sul palco l’esempio di genio e follia.
Ci parli di Sincero?
La canzone con Marco è stata una delle prime che ho lavorato con i miei produttori subito dopo Natale dell’anno scorso. Mi è sembrato immediatamente l’opzione perfetta per fare questa canzone perché canta le strofe in un modo fantastico. Io non le canterei così bene. Il nostro è un rapporto di amicizia, ci conosciamo da tanti anni e lo dico perché è importante che non risulti una collaborazione nata a tavolino. L’apporto artistico di Morgan per me è strabiliante.
Sarà inserita nel tuo prossimo disco.
Mi piaceva l’idea di tornare con un nuovo singolo… che parte cantato da un altro. È una cosa molto “bughiana”. In quest’ottica il mio ego non è importante. È un tributo all’amicizia. Una ragione sufficiente per tornare. Il testo è una cosa che può valere per tutti. Parla dello scontro tra sogni e realtà, tra quello che volevi fare e quello che fai. Di sogni che non siamo riusciti a realizzare. Mi auguro che sia una canzone anche per gli altri, che chi l’ascolterà si riconosca.
Tu hai sogni non realizzati?
Sono una persona molto pragmatica, nella vita artistica e in quella privata. Sono sposato, ho un bimbo di tre anni, ho sempre cercato di realizzare progetti privati anche ambiziosi. Perché non è facile neanche essere sposati o stare insieme in quest’epoca. Non mi ritengo frustrato, ho avuto momenti in cui avrei voluto ottenere di più, ma non voglio vivere di rimorsi o rimpianti.
Ti definiscono alieno e così hai chiamato un nuovo brano del tuo album.
Me lo dicevano fin dalle elementari. Mi hanno convinto. Mi sento outsider. Ho sempre sensazione di sentirmi fuori posto quando in realtà voglio stare “dentro”.
Sanremo lo desideravi da tanto?
Già nel 2006 dicevo di voler andare al Festival. Ora è arrivato perché sono coincise le condizioni. E sono felicissimo così. Non ho ansie. Sono stra felice carico e me lo merito. È un grandissimo obiettivo raggiunto.
Come gestirai l’imprevedibilità di Morgan?
Lui è bello perché è così. Prendere o lasciare. Per me conta che quello che faremo sia una cosa vera. Potremo anche discutere. Ma a me va bene così.
Alcuni brani del tuo nuovo album ti fanno sembrare nostalgico.
Sono cresciuto in un paese molto piccolo. Sono nato a Rho ma non ci ho vissuto neanche un anno. Mio padre, per motivi di lavoro, si è trasferito a Cerano, in provincia di Novara. Sono stato lì fino ai 25 anni e non ci tornerei più. Il ricordo non è nostalgia, non sono nostalgico, ma ho ricordi belli di come vivevo e l’adolescenza è stata, come credo per tutti, il momento più forte, sia positivamente che negativamente. Sono andato via da Cerano perché sognavo Milano, volevo diventare un musicista. Per me Milano era New York. Nel ‘99 mi sono traferito e mi ha portato fortuna.
Nel tuo disco c’è anche un duetto con Ermal Meta.
Un onore per me che abbia accettato. Non era scontato che volesse collaborare me. Ci siamo sentiti ed è nata facilmente. Ha partecipato con grande entusiasmo. È una canzone che vorrebbe lacerare i cuori duri come i miei. Quando l’ascolto mi emoziono.