C’è Astrid Lindgren, la scrittrice svedese “mamma” di Pippi Calzelunghe. Lise Meitner, fisica austriaca che si rifiutò di partecipare alla realizzazione della bomba atomica. Olympe de Gouges, che durante la rivoluzione francese scrisse la Dichiarazione dei diritti delle donne. Lilli Suburg, la giornalista che a fine ’800 fondò la prima rivista femminile in Estonia.
Perché te le abbiamo elencate? Cos’hanno in comune? Tutte, ognuna nel proprio campo, hanno contribuito a “costruire” l’Europa. E oggi sono riunite in un calendario speciale: Calendaria 2021. «L’idea è nata in primavera, quando l’Europa era sotto accusa per non aver fatto abbastanza per arginare la pandemia» spiega Maria Pia Ercolini, presidente dell’associazione Toponomastica Femminile, che ha curato l’almanacco. «Così abbiamo provato a ripercorrere la storia del nostro continente attraverso le sue eccellenze femminili in tutti i settori: dall’arte alla scienza, alla politica». Il risultato è un calendario che racconta – in italiano, inglese e francese – l’Europa attraverso 60 protagoniste. Ne abbiamo scelte 4, che ti presentiamo qui.
Eleonora d’Arborea, la regina dei diritti. Nella seconda metà del 1300 fu giudicessa, ovvero sovrana, del regno d’Arborea, in Sardegna, E aggiornò la Carta de Logu promulgata dal padre: un codice la cui modernità è dimostrata dal fatto che restò in vigore fino al 1827. Eleonora, convinta che la legittimazione di un sovrano provenisse dal popolo, stabilì che tutti possano conoscere le norme giuridiche vigenti e vi siano ugualmente sottoposti, senza differenze tra di loro e senza dover cedere all’arbitrio dei giudici. Perciò, secondo gli studiosi, la Carta rappresenta una tappa fondamentale nella costituzione dell’odierno Stato di diritto.
Fu la regina sarda Eleonora d’Arborea a stabilire già nel 1300 che tutti debbano essere ugualmente sottoposti alla legge, senza differenze
Marga Klompé, l’ideatrice della sanità pubblica. Un’altra “madre” dell’Europa è l’olandese Marga Klompé: insegnante e scienziata esperta di fisica e matematica, fu una delle negoziatrici della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite. Tra i successi ottenuti durante il suo mandato di ministra degli Affari sociali in Olanda ci fu la prima legge sull’assistenza generale: una norma che dal 1965 fa della protezione sociale un diritto per tutti. Si devono sempre a lei, che morì nel 1986, il primo progetto di legge sulle residenze per anziani, per affrontare l’invecchiamento della società olandese, e una delle più evolute proposte di legge a sostegno dei nomadi.
Ida Laura Pfeiffer, la più grande viaggiatrice europea. Dalla parte di un’Europa senza frontiere c’è l’austriaca Ida Laura Pfeiffer, ritenuta “la più grande viaggiatrice del mondo”. A 44 anni, cresciuti i figli e morto il marito, raccontò il viaggio compiuto da sola fino in Palestina in un volume uscito nel 1843 in forma anonima e subito divenuto un grande successo. Solo nel 1856, con la quarta riedizione, apparve il nome dell’autrice, ma sin dall’inizio le entrate le permisero di finanziare altri viaggi, tra cui quello in Brasile, dove sfuggì a un tentativo di omicidio, a Tahiti, dove fu ricevuta dalla regina, e nel Borneo, che fu la prima donna occidentale ad attraversare. In totale viaggiò per circa 32.000 km via terra e 240.000 km via mare, compiendo 2 volte il giro del mondo tra il 1846 e il 1855. Nonostante questi primati, la Royal Geographical Society di Londra le negò l’iscrizione, aprendo alle donne solo nel 1913.
Daphne Caruana Galizia, la giornalista che ha lottato contro la corruzione. Sprone a un’Europa più trasparente e giusta è la figura di Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese uccisa in un attentato nel 2017, a 53 anni, per le sue inchieste contro la corruzione nel suo Paese. “Maltafiles” ha consentito di svelare i depositi su conti off-shore di esponenti politici e imprenditori. Per le sue inchieste Daphne è stata trascinata 46 volte in tribunale e ha visto bloccati i suoi conti in banca, ma non si è mai arresa. Nel pantheon di Calendaria rappresenta un esempio di coraggio e di impegno civile, ma anche il simbolo di quanto le donne abbiano fatto, spesso pagando in prima persona, per difendere i diritti di tutti.