Marco Bocci, Ksenia Rappoport, Michele Placido, Alessio Boni e Barbara Bouchet sono i protagonisti di questa storia tra il poliziesco e il noir che si propone di ricreare il perfetto trait d’union tra il capolavoro di Fernando Di Leo, “Milano Calibro 9“, sulla malavita organizzata della fine degli anni Settanta, e il contesto criminale della ’ndrangheta dei nostri giorni. Dal 4 febbraio “Calibro 9” sarà disponibile in contemporanea sulle maggiori piattaforme: Sky Primafila Premiere, Apple TV, The Film Club, Rakuten TV, Chili, IoRestoInSala e Google Play.
Volete saperne di più? Senza spoilerare nulla, immaginate di essere nella Milano di oggi. Fernando, il figlio di Ugo Piazza, interpretato da uno strepitoso Marco Bocci, è un brillante penalista cresciuto da sua madre Nelly Bordon (interpretata come 50 anni fa dalla splendida Narnara Bouchet) con l’intento di farne un uomo diverso da suo padre. Ma se in città scompaiono 100 milioni di euro con una truffa telematica, e se il principale indiziato è proprio un cliente dell’avvocato Piazza, quel cognome non può non avere un peso e portare ad un naturale collegamento. Soprattutto se la società truffata è solo una copertura e, chi c’è dietro, è una delle più potenti organizzazioni criminali del pianeta: la ‘ndrangheta. Il film è un prezioso omaggio al poliziesco originale del 1972 anche se, forse, incapace di parlare a un pubblico giovane di un tema tanto scottante.
Il giovane avvocato Fernando Piazza è costretto a giocare la partita della sua vita tra Milano, la Calabria, Francoforte, Mosca e Anversa quasi si trovasse su una scacchiera in un susseguirsi di omicidi efferati, tradimenti, doppi giochi e colpi di scena.
L’unica che può aiutare Piazza-Bocci in questa situazione disperata è Maia Corapi, una donna con il destino segnato sin da quando è nata; una ex di molti anni prima come lui legata al mondo della criminalità; oltre che nipote prediletta di Don Mimmo, l’incontestato e temuto boss… Ma c’è altro su Maia che dovete sapere: ha studiato legge all’estero per volere di suo zio, ha lasciato il ragazzo che amava e sposato un altro uomo, sempre per preciso volere di suo zio. E ora che Don Mimmo vive come un topo la sua latitanza (e suo marito è in galera) è lei stessa a controllare gli interessi della famiglia da uno studio legale del centro di Milano.
Così, quando Fernando andrà a bussare alla sua porta per chiedere aiuto, ancora una volta, non sarà lei a decidere come muoversi, bensì la famiglia Corapi e un poliziotto che muoverà le fila di tutto ciò che accade.