Malia Obama ha deciso di cambiare cognome, per evitare l’accostamento con il padre, ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Per tutti d’ora in poi sarà Malia Ann, in modo da poter portare avanti la propria carriera di filmaker senza sentirsi valutata in base alla parentela con genitori così ingombranti, senza il sospetto di eventuali favoritismi o senza accostamenti di sorta. Eppure non è l’unica a optare per nascondere la “discendenza illustre”, come del resto è capitato ad Angelina Jolie, figlia di Jon Voight. In Italia è stato, invece, Luca D’Alessio a presentarsi al Festival di Sanremo 2023 con l’acronimo LDA, invece del ben più noto cognome del padre Gigi. Eppure c’è anche chi non teme confronti e, a volte, finisce con il riscuotere più consenso di padre o madre famosi, come Alberto Angela, figlio di Piero.
Malia Obama e le accuse di nepotismo
La 25enne primogenita di Barack Obama, dunque, d’ora in poi sarà per tutti Malia Ann e con questo cognome firmerà le pellicole da cineasta, dopo aver fatto il suo debutto al Sundance Film Festival. Alla kermesse di cinema indipendente che si svolge nello stato dello Utah, la figlia dell’ex inquilino della Casa Bianca ha presentato The Heart, film che racconta la storia di un uomo alle prese con la scomparsa della madre che gli ha lasciato una richiesta inconsueta nel testamento. Una pellicola che ha ricevuto accuse di nepotismo, data la parentela illustre di Malia.
Tutti i figli di papà accusati di favoritismo
D’altro canto critiche analoghe in passato non hanno risparmiato Zoe Kravitz, figlia del cantautore Lenny, Kaia Gerber, la cui madre è nientemeno che Claudia Schiffer, o LilyRose Depp, figlia di Johnny. Per tutti la definizione è stata di nepo-baby, insomma privilegiati per parentela. Da qui la decisione di cambiare cognome, nonostante a prendere le difese di Malia Obama si sia scomodata persino Whoopi Goldberg, che ha sottolineato come la scelta di un nome d’arte (come il suo del resto) sia del tutto legittima. «Che ve ne importa come si vuole chiamare? Se si volesse chiamare Jeanette McDonald ne avrebbe tutti i diritti. Se io posso essere Whoopi Goldberg, lei può essere chi diavolo decide», ha commentato.
Chi cambia cognome: i precedenti
A decidere per un cognome diverso, in effetti, non sono stati in pochi, a partire da Angelina Jolie, figlia dell’attore e regista Jon Voight (premio Oscar per Tornando a casa). Nel suo caso, però, la scelta era dettata dal cattivo rapporto con il padre, che aveva spinto la ex signora Pitt ad adottare come cognome quello che la madre le aveva scelto come secondo nome, Jolie, che in francese significa “carina”. Che dire, poi, di Nicolas Cage, all’anagrafe Nicolas Kim Coppola, figlio del professore di Letteratura comparata August, a sua volta fratello del regista Francis Ford Coppola. In Italia, appunto, il cantante LDA che lo scorso anno era in gara a Sanremo, altri non era se non Luca D’Alessio, figlio di Gigi.
C’è chi non teme il confronto
C’è, però, anche chi non teme il confronto o comunque lo affronta. Restando nel mondo della musica, ad esempio, è il caso di Angelina Mango, figlia di Pino Mango e fresca vincitrice proprio del Festival della canzone italiana di Sanremo. O di Alessandro Gassman, figlio di Vittorio, come di Christian De Sica, anch’egli figlio d’arte di Vittorio De Sica. Tra gli attori anche Michael Douglas non ha rinnegato il legame con il padre Kirk, mentre nel mondo dello sport ci sono altri esempi illustri come Mick Schumacher, figlio del campione di Formula 1 Michael, o Paolo Maldini, figlio di Cesare, entrambi giocatori del Milan, la cui eredità ora è stata raccolta dai figli dell’ex capitano rossonero, Daniel (che milita nel Monza) e Christian (che però ha lasciato il campo da gioco per dedicarsi alla carriera di procuratore). Anche Irene Fornaciari non ha rinnegato il legame con noto padre, re del Blues italiano, Zucchero. Insomma, l’elenco è lungo.
Il peso di genitori ingombranti
A volte, però, essere “figli di” un personaggio famoso è comunque difficile, come nel caso di Jolanda Renga, figlia del cantautore Francesco e della madre Ambra Angiolini, che ha dovuto rispondere in passato a chi la paragonava (in bellezza) alla madre. O per Aurora Ramazzotti, figlia di Eros e di Michelle Hunziker. «Oltre al confronto, si tende a pensare sempre che siano dei privilegiati, perché hanno la strada spianata dai genitori che sono diventati grandi artisti. In realtà spesso si tratta di persone che, da giovani, hanno vissuto grandi solitudini. È stato così, per esempio, per Simona Izzo, figlia del noto doppiatore Renato, o per Cristiano De André e Francesco Venditti», racconta Luciana Satta, autrice di L’arte di essere figli, in cui incontra 11 figli di personaggi famosi.
La grande solitudine
«Spesso si trascura l’aspetto umano, ciò che vive la maggior parte di questi figli, spesso accomunati da una grande solitudine. È accaduto a Francesco Venditti, che ha confessato che da bambino odiava la musica e i set cinematografici che tenevano lontani il padre Antonello e la madre, Simona Izzo – spiega Satta – Lo stesso vale per Cristiana Ciacci, figlia di Little Tony, anche lei cantante, che decise di lasciare la grande casa comprata dal padre a Roma per trasferirsi nel bilocale in cui il suo manager storico viveva con la famiglia, per non stare sola dal momento che anche la madre era spesso via, facendo la hostess».
E se fosse un onore essere figli d’arte?
«Anche Paola Gassman, figlia di Vittorio e sorella di Alessandro, aveva pensato di cambiare cognome avvicinandosi al teatro e vivendo il pregiudizio di essere considerata “favorita”. Poi, però, ha capito che poteva essere un onore. Anche Liliana De Curtis, figlia di Totò, ha cercato di onorare il padre pur senza seguirne le orme: tramite la nipote, Elena Alessandra, sappiamo che quando è scomparso Totò la figlia ha detto di aver provato la sensazione di sentirsi scoperta, come se le fosse venuta meno una protezione. Ma ha voluto creare una fondazione in suo onore, per mantenerne viva la memoria. Questi figli di personaggi enormi di frequente provano la frustrazione di non averli mai raggiunti, pur avendoli sempre inseguiti, anche dal punto di vista affettivo», spiega Satta.
Quanto conta il tipo di genitore
«Il comportamento del genitore può fare la differenza», conferma Adelia Lucattini, psichiatra, psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e Full Member of the International Psychoanalytical Association (IPA). «Se padre o madre hanno avuto una forte esposizione mediatica e sono stati molto concentrati nella loro professione, poco attenti o presenti, può essere che i figli si sentano di vivere in un contesto familiare poco affidabile e stabile, quindi che provino un senso di insicurezza e abbandono. Questo è un fenomeno molto studiato soprattutto nel mondo del cinema e di Hollywood in particolare. Può però accadere anche che i genitori riescano a dividere la vita privata da quella pubblica, senza sovraesporre i figli: in questo caso non esistono limitazioni anche alla possibilità che i figli seguano la stessa carriera, con o senza lo stesso cognome», aggiunge Lucattini.
Nome d’arte o pseudonimo?
«In ogni caso anche la scelta di cambiare cognome non è sempre uguale: è possibile scegliere uno pseudonimo, che non è dichiarato e serve esplicitamente a non essere riconosciuti, oppure il nome d’arte, che invece è dichiarato, come nel caso di Malia Ann: tutti sanno che si tratta di lei e serve solo a differenziarsi dai genitori, l’operazione sembra ben riuscita perché lei mira ad essere apprezzata per chi è davvero non come figlia di un ex presidente Usa o di una madre avvocata e scrittrice affermata».