Le scarpette di Carla Fracci sono volate in cielo in punta di piedi. Elegantemente, come lei. Nel più stretto riserbo e nella riservatezza più assoluta. Ci ha lasciato a 84 anni la più famosa delle ballerine italiane. Si è spenta nella sua casa milanese dove lottava da tempo contro il cancro. Ma la sua bravura, così come la sua leggendaria figura di bianco vestita, resteranno eterne.
Carla Fracci oltre che una splendida ballerina, è stata un personaggio di riferimento per la città meneghina e per tutta la cultura del nostro Paese. «La storia fiabesca della figlia del tranviere che con talento, ostinazione e lavoro diventa la più famosa ballerina del mondo ha ispirato generazioni di giovani, non solo nel mondo della danza», scrive in una nota il Teatro alla Scala che l’ha seguita fin dai suoi primi passi sulle punte.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha twittato il suo cordoglio: «Le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale. Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento». E tantissimi sui social sono i messaggi di affetto e dolore che tutto il mondo dello spettacolo (ma non solo) sta postando.
Il suo amore per la danza resterà per sempre legato alla nostra cultura, così come l’entusiasmo per la vita che ha saputo trasmettere in tutti i suoi lavori e progetti e il prestigio che ha portato nel mondo: Carla Fracci ha danzato sui più grandi palchi rendendoci fieri di essere italiani. Ma oggi tutti la ricordano come la “prima donna ” della Scala.
«Cresciuta all’Accademia, ha legato intimamente il suo nome alla storia di questo Teatro», ha detto il sovrintendente Dominque Meyer. Il direttore del Corpo di Ballo, Manuel Legris ha invece sottolineato come il suo «spirito che resta con noi, riempie le sale ballo, il palcoscenico e i nostri cuori, come la sua energia mai sopita, che ci ha catturato e affascinato quando è tornata a riabbracciare il Teatro e i suoi artisti. Un grande vuoto che, allo stesso tempo, ci fa sentire ricolmi e ricchi di tutta la sua storia, che è la storia del balletto, privilegiati per aver condiviso la sua arte che è vita, leggendario modello e fonte di ispirazione di tutte le generazioni di ballerine».
Sì, perché Carla Fracci, quella donna tanto minuta e fragile, ha danzato con alcuni dei più importanti ballerini al mondo, da Rudolf Nureyev a Mikhail Baryshnikov fino a Roberto Bolle. Figlia di un tranviere, ha cominciato a danzare a dieci anni spinta da una grandissima passione. Nel 1954, poco dopo il diploma e qualche stage internazionale, è diventata prima ballerina e da lì la sua carriera non ha mai conosciuto tregua. Con sacrificio, determinazione, costanza e tanto impegno fisico e mentale, la ballerina milanese ha incominciato a fare il giro del mondo portando la sua arte prima al London Royal Ballet, poi allo Stuttgart Ballet e al Royal Swedish Ballet e infine all’American Ballet. Dagli anni Ottanta, la Fracci diresse il corpo di ballo del San Carlo, quello dell’Arena di Verona, infine dell’Opera di Roma, dove è rimasta fino al 2010, fedele anche all’amata attività didattica e alle giovani leve.
Interprete di ruoli romantici come Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini ma soprattutto Giselle, cui aveva dato una moderna impronta personale con i capelli sciolti e il leggerissimo tutù, l’étoile era sposata dal 1964 con il regista Beppe Menegatti dal quale ebbe un figlio, Francesco. Pensate: la sua fama e la sua grazia erano tali che perfino il grande Eugenio Montale le dedicò una poesia nel 1973, “La danzatrice stanca”.