Il suo “L’ombra del vento” era stato un vero e proprio caso editoriale, uno di quei libri che superano la cerchia dei lettori di nicchia e diventano fenomeni di massa. Rattristerà molti, perciò, la notizia della scomparsa dello scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón, che si è spento nella sua casa di Los Angeles a soli 55 anni, dopo aver lottato contro una lunga malattia. “L’ombra del vento” è stato tra i primi best seller spagnoli a ottenere un successo commerciale globale negli ultimi anni: è stato pubblicato per la prima volta nel 2001 e da allora è stato tradotto in più di cento lingue, vendendo oltre 15 milioni di copie nel mondo, di cui un milione soltanto in Italia, dove Zafón è edito da Mondadori e tradotto da Bruno Arpaia.
Da quel romanzo è nata una quadrilogia intitolata “Il Cimitero dei libri dimenticati”, che comprendeva “Il gioco dell’angelo”, uscito nel 2008, “Il prigioniero del cielo”, del 2012, e “Il labirinto degli spiriti”, uscito nel 2016. La notizia della sua morte è stata data dal suo editore spagnolo, Planeta: «Oggi è un giorno molto triste per tutta la casa editrice: nei vent’anni in cui ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme si è creata un’amicizia che trascende il rapporto professionaleı». Sul profilo Twitter dello scrittore, invece, c’è una sua frase: «Ogni libro, ogni tomo che vedi ha un’anima. L’anima di chi l’ha scritto e l’anima di chi l’ha letto, vissuto e sognato».
Uno scrittore che ha segnato la sua generazione
«Ho sempre voluto essere uno scrittore, l’ho considerata più una maledizione che una vocazione, però è stato il mio destino e ce l’ho fatta», aveva detto nel 2012 in una bella intervista rilasciata a Fabio Fazio durante il programma “Che tempo che fa”. La sua carriera era iniziata con la letteratura per ragazzi: nel 1993 usciva infatti “Il principe della nebbia”, che raccontava la storia, ambientata nel 1943, di un ragazzo che si trasferisce in una piccola cittadina inglese per sfuggire alla guerra e viene a contatto con i misteri del luogo.
Anche “L’ombra del vento”, uscito otto anni dopo, è ambientato nello stesso periodo, più nello specifico nel 1945: un ragazzo vive insieme al padre a Barcellona, città natale di Zafón, in una bottega di libri usati. E proprio i libri sono il filo conduttore delle avventure di Daniel, il protagonista, che dopo aver scoperto il libro di uno scrittore dimenticato, intitolato proprio “L’ombra del vento”, si ritroverà coinvolto in un’avventura dove i libri sono sempre l’ancora di salvezza e la speranza di un mondo diverso. Sullo sfondo, la Barcellona dell’immediato dopoguerra, ferita dalla guerra civile e dal franchismo, una città che rimarrà sempre di grande ispirazione per lo scrittore.
L’esperienza in pubblicità e l’amore per il cinema
Come molti scrittori prima di lui, anche Carlos Ruiz Zafón ha iniziato lavorando in pubblicità, un’esperienza che ha sempre rivendicato. Come riporta La Repubblica, in un’intervista del 2008 aveva detto: «La pubblicità è stata il mio primo lavoro, avevo 19 o 20 anni: ho iniziato come una copy e sono finito come direttore creativo. Ho imparato molto e ho fatto una buona vita. Molti scrittori, come Don DeLillo, hanno lavorato nella pubblicità, perché tocca la letteratura. Impari a vedere la lingua, le parole come immagini. È lo stesso per i romanzieri che sono stati giornalisti». Nella stessa intervista, aveva anche specificato oche «ciò che influisce sul mio lavoro e che si racconta poco è il mio interesse per il cinema». E in effetti, si era trasferito a Los Angeles proprio per lavorare nell’industria cinematografica: al momento della sua morte stava lavorando a una sceneggiatura, che speriamo possa vedere la luce in qualche modo.