Arriva anche in Italia la miniserie di sei episodi targata Netflix ideata da Cate Blanchett e ispirata alla storia vera di Cornelia Rau. “Stateless“, presentata in anteprima al Festival di Berlino 2020 e già acclamata dalla critica dopo essere andata in onda in Australia, è stata fortemente voluta dal premio Oscar e ambasciatrice ONU Cate Blanchett, australiana anche lei, per raccontare la storia di una detenzione illegittima e di una disumanizzazione quotidiana degli immigrati.
Stateless, che tradotto letteralmente, significa senza stato, senza patria è infatti, secondo la serie-denuncia, la condizione umana e psicologica alla quale sono costretti i migranti di oggi.
La miniserie si ispira alla storia vera di Cornelia Rau, la donna che, nata in Germania e affetta da schizofrenia, si trovava in Australia con un permesso di soggiorno permanente. Era stata proprio la sua malattia che la spinse a fuggire, nel marzo del 2004, dall’ospedale psichiatrico dove era ricoverata. Dopo una serie di vicissitudini, venne portata dalla polizia in un centro di detenzione, in cui nessuno comprese che era malata e venne incarcerata come immigrata fino a luglio 2005. Nel frattempo, le ricerche della famiglia (da cui una setta governata da Cate Blanchett e Dominic West l’aveva allontatanata) diedero i loro frutti e riuscirono finalmente a rintracciarla e liberala. La verità emerge grazie a un reportage giornalistico che fa partire un’inchiesta governativa che porta, a sua volta, alla scoperta di oltre duecento casi di detenzione illegale.
«I problemi affrontati nella serie hanno una risonanza universale, ma sono spesso dimenticati a causa del silenzio dei media e sono confusi dalla paura e dalla disinformazione. La nostra speranza è che gli apolidi generino una conversazione globale sui nostri sistemi di protezione delle frontiere e su come la nostra umanità ne sia stata colpita», ha dichiarato Cate Blanchett.
Il “centro” dovrebbe infatti essere solamente un luogo di passaggio, in cui gli immigrati dovrebbero rimanere pochi giorni in modo da ottenere i permessi necessari alla propria nuova vita australiana. Ma secondo “Stateless” non è questo che accade: sono la violenza cieca cui sono sottoposti gli immigrati, gli abusi e la disumanizzazione quotidiana, purtroppo, i protagonisti di questo “limbo” verso il paradiso australiano.