Catherine Deneuve, Leone d’oro alla carriera
Tutte le domande sono stupide. È il sottotesto di ogni intervista a Catherine Deneuve, che alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, che ha preso il via il 31 agosto, ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera.
Nel corso del FestivaL, la grande attrice francese attraverserà sfuggente sessioni di domande tutte uguali, meticolosamente negoziate, e a un certo punto di ognuna si concederà una risata incredula, uno sguardo di lato, uno sbuffo composto. Sarà il suo modo di ribadire: tutte le domande sono stupide.
La storia recente insegna. «Magari potessi solo recitare, senza parlarne mai. Credo che la mappa dei miei film, e i passaggi dall’uno all’altro, raccontino di me più di quanto potrei mai fare io» ha detto l’anno scorso prima di raccontare, per la milionesima volta in 60 anni di carriera, che lei a fare l’attrice non ci pensava proprio: sul primo set c’è capitata per accompagnare la sorella Sylvie (Dorléac, è il cognome di famiglia).
Siccome i genitori erano attori, le figlie avevano cominciato tutte a lavorare da ragazzine, ma la vocazione ce l’aveva davvero solo Françoise, l’altra sorella, morta a 25 anni in un incidente in Costa Azzurra. «È stato il dolore più grande della sua vita?» chiederanno a Catherine 30 anni dopo. «È stato il primo dei grandi dolori della mia vita» li correggerà lei. Sbuffando.
Catherine Deneuve, gli esordi e gli amori
A 19 anni Catherine Deneuve – Deneuve è il cognome della mamma – gira Il vizio e la virtù con Roger Vadim, ma è un affare di cuore: è innamorata, vuole un bambino, non vuole sposarsi. Nel 1963 nasce Christian. Vadim è l’ex (pigmalione) di Brigitte Bardot, pertanto quando lei decide di virare al biondo inequivocabile il suo indeciso castano d’origine, la stampa non ha dubbi: C’est la nouvelle Bardot! Invece è strategia: «Mi ero messa in testa che sarei stata più seducente per l’uomo che amavo, evidentemente mi sbagliavo».
Catherine Deneuve e Roger Vadim si lasciano dopo 2 anni, ma il biondo è per sempre. In quanto a Brigitte Bardot: nel film Le verità, uscito nel 2019, Catherine Deneuve è una monumentale diva del cinema che si chiama Fabienne – il suo secondo nome – e durante le interviste perlopiù si annoia. A un certo punto giocano a fare un elenco di grandi attrici francesi e qualcuno propone BB. Lei non risponde, solo graziosamente esala: «Ah, bof». Nessun’altra sarebbe mai stata capace di mettere tanta storia dentro quella smorfia lì.
Roman Polanski e #MeToo
Tutte le domande sono stupide, dicevamo. Nel 1965 Catherine Deneuve gira Repulsione di Roman Polanski – allucinazioni feroci di una manicure taciturna – e diventano amici. Nel 2017 Roman Polanski si dimette dalla presidenza dei César, gli Oscar francesi, per le solite polemiche (sintesi minima: nel 1977 a Los Angeles aveva drogato e stuprato Samantha Gailey – allora 13enne, oggi Geimer – e si era dichiarato colpevole per ottenere una pena minore, poi ha capito che il giudice voleva dargli comunque 50 anni ed è scappato in Francia). A chi le chiede un’opinione, Catherine Deneuve ripete impassibile: sono passati 40 anni, dovrebbe esserci la prescrizione.
Nel 2018 è una delle 100 celebrità francesi a firmare una lettera su Le Monde in cui si denuncia la deriva puritana del #MeToo rivendicando «il diritto di importunare, indispensabile alla libertà sessuale». In Italia, Massimo Giletti a caccia di notiziabilità le fa presente che Silvio Berlusconi è d’accordo con lei. Deneuve abbassa lo sguardo per non alzare gli occhi al cielo, poi gli spiega: «Le sue ragioni non sono le mie».
Catherine Deneuve, Bella di giorno
Catherine Deneuve non è una diva, perché le dive esistono solo a Hollywood, un posto «troppo lontano dai miei sentimenti, troppo disumanizzato». Ma quando nel 1965 sposa a Londra il fotografo David Bailey, c’è Mick Jagger a fare da testimone. Non è una musa ispiratrice, perché è stata la produzione a imporla a Luis Buñuel per Bella di giorno. Ma il guardaroba che le cuce addosso Yves Saint Laurent definisce lo stile di un’epoca (e comunque poi Buñuel l’ha voluta per Tristana: al pubblico è piaciuto meno, ma lei al pubblico non ci pensa mai).
Catherine Deneuve non ama la celebrità
Catherine Deneuve non ama la celebrità, ma nel 2005 ha intitolato la raccolta dei suoi diari All’ombra di me stessa: la sua vita privata è inestricabile da quella pubblica. Alla fine degli anni ’60 si innamora di François Truffaut e interpreta Marion, la sirena incantatrice in La mia droga si chiama Julie. Gli spezza il cuore, e 10 anni dopo lui le scrive intorno un’altra Marion, quella di L’ultimo metrò, imperturbabile attrice di teatro che salva il marito ebreo dai nazisti e nel frattempo s’invaghisce del primo attore – Gérard Depardieu – in un triangolo che diventa un’alleanza. Ma la signora Deneuve, nella vita, il teatro l’ha mai considerato? «Ci si dà al teatro come si va all’ospizio: per concludere». E il triangolo?
Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni
Tutte le domande sono stupide. Quelle su Marcello Mastroianni, particolarmente. Catherine Deneuve e Mastroianni si conoscono a casa di Roman Polanski, si rincontrano sul set: lui è sposato da 20 anni con Flora Carabella e determinato a rimanerlo. Tra il 1971 e il 1974 girano insieme 4 film, in mezzo nasce Chiara (Mastroianni). In Niente di grave, suo marito è incinto il pancione ce l’ha lui; lei ha perlopiù paura che muoia di parto prima di sposarla, e di dover prendere posto al funerale «dietro la prima moglie non ancora divorziata». Al funerale parigino di Marcello Mastroianni, nel 1996, Deneuve è in prima fila con Chiara e Barbara, la figlia di Flora. L’amore allarga le definizioni.
Tra kolossal e piccoli capolavori
Nello «straordinario millefoglie» che è la sua carriera ci sono kolossal da Oscar (Indocina, 1992) e piccoli capolavori italiani (Speriamo che sia femmina, 1986); musical sperimentali (Dancer in the dark, 2000) e commedie ultrafrancesi (8 donne e un mistero, 2002). E altri 9 film con Gérard Depardieu, che la considera «l’uomo che avrei sempre voluto essere. Più forte, più responsabile, più corazzata degli attori maschi. Meno vulnerabile. Ed è in questo paradosso che consiste la vera femminilità».
In Potiche – La bella statuina, Catherine Deneuve è la sua moglie trofeo: sorriso smagliante e occhi malinconici. Che è come la immagino tornare a Venezia, dopo un ricovero per ischemia – chissà se ha davvero smesso di fumare «come un pompiere» – per ritirare un premio che sembra l’ennesimo tentativo di cristallizzarla in un ruolo: la gran diva agli sgoccioli. Catherine Deneuve ha quasi 79 anni: se è tempo di bilanci, non ci riguardano. Tutte le domande sono stupide.