Provate a chiedere a un pugliese che è andato al cinema cosa ricorderà dell’ultimo film di Checco Zalone, Tolo Tolo: probabilmente in molti citeranno il cameo straordinario di Nichi Vendola, oramai distante dalla politica e molto più a suo agio in un giardino. In quel minuto e mezzo c’è la perfetta sintesi del rapporto tra Luca Medici – vero nome dell’attore e regista – e la sua regione. Nel 2005 Vendola vinse a sorpresa le elezioni regionali e da allora la Puglia è diventata più o meno consapevolmente un laboratorio, un territorio dove sono successe cose che altrove sono state più complicate da vedere.
Chi è Checco Zalone
Proprio come l’ascesa di Luca alias Checco, che a 42 anni ha già collezionato molte vite: laurea in Giurisprudenza, poi 2 concorsi falliti in polizia e all’Inail (da qui, confesserà anni dopo, è nata quell’ossessione per il posto fisso più volte oggetto di caricatura nelle sue pellicole), un periodo come rappresentante di prodotti farmaceutici che gli porta frustrazione e debiti col fisco (altro tema ricorrente della sua produzione) e infine il riscatto sul palcoscenico, prima nei piano bar e nelle tv locali, poi con il grande salto a Zelig.
Il mix tra impegno e sorriso conquista tutti
Anche Tolo Tolo, in fondo, è un film-laboratorio che racconta qualcosa dell’evoluzione dell’autore e dei suoi personaggi: è la prima volta di Medici come regista, dopo la rottura del sodalizio con Gennaro Nunziante; è girato quasi interamente all’estero tra Marocco, Kenya e Malta; ha un trailer malinteso, con la canzone Immigrato salutata dai media conservatori come una specie di inno al sovranismo per un film che poi sposa la tesi opposta, evidenziando la disumanità delle condizioni di chi migra per scappare dalla fame e dalla guerra ma anche di chi non è pronto, prima di tutto emotivamente, ad accogliere.
Checco Zalone è rimasto a vivere vicino a Bari. Qui attinge ispirazione sufficiente per raccontare l’italiano medio
L’esperimento più grande di Checco Zalone, però, è stato il tentativo di portare al cinema un sacco di gente, di ogni età e condizione sociale, per un film che per tutte queste ragioni è politico prima ancora che comico. Il mix tra impegno e sorriso, più evidente in Tolo Tolo ma di certo non assente nei film precedenti, è forse il vero filo conduttore dei suoi lavori.
La distanza tra una pellicola e l’altra alimenta l’attesa
Esiste un triangolo affettivo tra Luca Medici, la Puglia e il suo pubblico; è forte la sensazione di essere stati parte, ciascuno col proprio ruolo, di un momento di enorme ispirazione creativa a cavallo tra gli anni ’90 e l’inizio del 2000, e c’è la volontà di mantenere in vita quello spirito, cercando di condividerlo col maggior numero di persone possibile. In fondo Checco in Puglia ci è rimasto (vive a Capurso, un comune a due passi da Bari) anche dopo i milioni, tanti, di incasso dei suoi film.
È rimasto lì dove tutto è nato, e questo accade – secondo me – per 3 ragioni: la pigrizia, che in casi come questo è semplicemente salvifica perché ti tiene alla larga dalle lusinghe della sovraesposizione; la timidezza, che insieme alla pigrizia lo fa scomparire dalle scene quando i suoi film non sono nelle sale (e cioè per anni), rendendo ogni suo gesto atteso e prezioso per il pubblico; la sensazione che stare lontano dai luoghi del potere, o del chiacchiericcio, sia in definitiva la soluzione migliore per vivere decentemente.
Come in tutte le grandi storie d’amore, è la reciprocità a renderla speciale. Luca riceve una calma impensabile per un personaggio della sua popolarità: non è impossibile vederlo in giro con un cappello con la visiera ben abbassata nel tentativo di camuffarsi, mescolandosi col resto del mondo. Ed è altrettanto difficile, ma non impossibile, che un passante lo riconosca e lo lasci in pace, nonostante tutto.
I suoi personaggi sono caricature efficaci
In cambio può attingere a tutta l’ispirazione sufficiente a raccontare l’arci-italiano, l’Alberto Sordi 2.0 che vive di espedienti e allo stesso tempo si incazza con chi prova a fare come lui. Proprio come capita a uno dei personaggi più riusciti di Tolo Tolo, Gramegna. All’inizio del film è un disoccupato senza arte né parte, ma poco tempo dopo è il premier italiano che gestisce con durezza le trattative per lo sbarco di una nave carica di migranti bloccata davanti alle nostre coste.
Anche in questa sceneggiatura, che oggettivamente poteva prendere le mosse da qualsiasi altro luogo della provincia italiana senza togliere quasi nulla allo sviluppo narrativo, Medici sceglie Spinazzola, comune collinare a due passi dal confine con la Basilicata. Perché per noi pugliesi “there is no place like home”. A proposito: a noi fa molto ridere quando il resto d’Italia usa la parola Zalone, da sola, come fosse un vero cognome. Fa ridere perché l’origine del suo nom de plume, Checco Zalone, è a sua volta un’espressione dialettale, ossia “che cozzalone” (letteralmente: che contadino), con cui si indica una persona dai modi non particolarmente eleganti. Chiamatelo Luca: forse si sentirà più a casa anche lontano dalla sua regione.
Checco Zalone, campione d’incassi
Quasi 205 milioni di euro: è il totale degli incassi realizzati al cinema da Checco Zalone con soli 5 film all’attivo. Tolo Tolo, il suo debutto alla regia ancora nelle sale, ha già superato i 37 milioni, che ne fanno la pellicola più vista di questa stagione assieme al Re Leone. Chissà se bisserà il record di Quo Vado, che 4 anni fa realizzò al botteghino quasi 63 milioni. L’attore pugliese ha esordito nel 2009 con Cado dalle nubi, al quale erano seguiti Che bella giornata (2011) e Sole a Catinelle (2013), tutti diretti dal regista barese Gennaro Nunziante.