This is amazing and totally unexpected news. It comes at a time when the world is uncertain about its values, its leadership and its safety. I just hope that my receiving this huge honour will, even in a small way, encourage the forces for goodwill and peace at this time.
-
Kazuo Ishiguro
Memoria, tempo e delusioni personali, che a volte affrontiamo tutti. Sono questi i temi che hanno portato Kazuo Ishiguro a vincere il Premio Nobel per la Letteratura 2017, battendo favoriti quali Haruki Murakami, Margaret Atwood e Philip Roth, sempre a un passo dalla meta ma forse poco amato a Stoccolma. 62 anni, di origini giapponesi, naturalizzato britannico, Ishiguro ha una caratteristica principale che non tutti i Nobel posseggono: unisce critica e lettori. Piace agli addetti ai lavori, che sui social lo stanno accogliendo con meno polemiche rispetto al suo predecessore, Bob Dylan, e i suoi romanzi sono dei bestseller, portati anche al cinema da grandi attori e registi.
È inglese con origini giapponesi
Nato a Nagasaki, da decenni trasferitosi a Londra – un primo tweet dell’account ufficiale del Nobel Prize lo definisce un “autore inglese” -, Ishiguro è un grande narratore per l’empatia con la quale racconta storie e per la sua capacità, come ha ricordato la motivazione con la quale gli è stato assegnato il riconoscimento, di “scoprire l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.
Ha scritto 8 libri
Autore di otto libri e di sceneggiature per il cinema e per la televisione, il nuovo Nobel per la Letteratura riesce come pochi a unire i generi, dando vita a veri e propri capolavori. Da “Quel che resta del giorno”, trasposto al cinema con l’interpretazione di Emma Thompson e Anthony Hopkins e la regia di James Ivory, a un classico contemporaneo come “Non lasciarmi”.
“Quel che resta del giorno” e “Non lasciarmi”
Il primo è la storia di un maggiordomo, con un forte senso del dovere, abituato a reprimere i propri sentimenti, al punto da rinunciare all’amore per una governante. Una trama classica, che potrebbe ricordare, con le dovute differenze, “Stoner”. Vite apparentemente ordinarie, nelle quali però troviamo molte risposte a domande esistenziali. Più vicino alla fantascienza e a Orwell il secondo, che non è così rosa come sembrerebbe dal titolo. I tre protagonisti crescono in un collegio della campagna inglese, accuditi da tutori, ma non capiscono esattamente la situazione nella quale si trovano, soprattutto non sanno cosa li aspetta, nel loro futuro. L’unica certezza è il legame che si crea tra loro.
Il gigante sepolto
Nel suo ultimo romanzo, “Il gigante sepolto”, che utilizza anche il genere fantasy, pur non essendo classificabile come tale, lo scrittore ripropone le atmosfere e gli argomenti che lo ossessionano: la nostalgia, il dolore della vecchiaia, la perdita, una visione onirica dell’esistenza. Gli anziani protagonisti sanno di avere un figlio ma non lo trovano più, non si ricordano più cosa li abbia separati e si mettono in viaggio alla sua ricerca, tra leggende, quella di re Artù, eccentrici viandanti, epidemie che fanno perdere la memoria e draghi. Risolveranno il mistero solo dando prova della purezza del loro cuore, qualcosa che, fuor di metafora, servirebbe all’umanità intera. Anche questo libro, come le sue precedenti opere, era già stato opzionato dal cinema e, a questo punto, la lavorazione sarà sblocchata e lo vedremo presto sul grande schermo.
Divora film, suona la chitarra, scrive canzoni
Pubblicato da Einaudi, che quest’anno ha vinto anche il Premio Strega con Paolo Cognetti e il Premio Campiello con Donatella Di Pietrantonio, Kazuo Ishiguro scalerà di nuovo anche le classifiche italiane, dopo un Nobel con un forte significato politico, come spesso accade in questo riconoscimento. Se l’Accademia di Svezia, nel comunicarlo, ha puntato sul suo indubbio valore letterario, definendolo un mix di Jane Austen e Kafka con un tocco di Proust, l’elemento che colpisce di più è il multiculturalismo del romanziere, che divora film, suona la chitarra e scrive canzoni, oltre a dedicarsi alle sue pubblicazioni, spesso intervallate da lunghi periodi di silenzio.
Cresciuto in Inghilterra, in una casa in cui però si parlava giapponese, profondamente influenzato dalla tradizione popolare del suo Paese, lo stesso Ishiguro si è augurato, su Facebook (la dichiarazione in inglese è in cima a questo articolo), che un Premio a un autore come lui restituisca un po’ di pace a un mondo che sta vivendo un “momento incerto”.