Quante volte è caduto, rivissuto, reinventato Helmut Berger, deceduto nella sua casa di Salisburgo giovedì 18 maggio 2023. Era nato a Bad Ischl, in Austria, il 29 maggio 1944 ed è deceduto dieci giorni prima del suo settantanovesimo compleanno. Probabilmente gli resterà il rammarico di non essere celebrato alla fine del festival di Cannes come riteneva gli fosse dovuto. All’anagrafe era Helmut Steinberger, era nato in una modesta famiglia di albergatori, ma si è sempre considerato un principe. Dopo film, scandali, difficoltà e successi, all’età di 78 anni Helmut Berger è deceduto nella sua casa di Salisburgo.
La carriera di Helmut Berger
Nel mondo dello spettacolo si è sempre fatto riconoscere, non nascondendo mai il suo pensiero, neppure quando questo avrebbe potuto costargli caro, precludere amicizie importanti, strappare ricchi contratti. Da giovane, per un breve periodo, cercò di assomigliare al modello sognato dai genitori. Tuttavia, la sua ostentata bisessualità dava scandalo nella società conservatrice e tradizionalista dell’Austria anni Cinquanta. Decise allora di partire alla volta di Londra, crocevia di culture e simbolo di modernità. Aveva appena 18 anni, si barcamenò facendo diversi lavori e poi riuscì a farsi notare come modello. Sembrava una statua scolpita da mani talentuose, con la sua alta statura, il fisico scolpito, i capelli biondi e lo sguardo intenso.
Arrivò però anche il momento di salutare la metropoli londinese e andare alla scoperta del mondo. Fu allora che si trasferì in Italia, dove iniziò a studiare lingue e farsi conoscere davanti all’obiettivo. Poi l’incontro con Luchino Visconti, che diede una svolta alla sua carriera (e a tutta la sua vita).
Lasciata la vita di Londra e ormai lontano dai ricordi di una gioventù trascorsa in Austria, Berger decise di raggiungere prima Perugia, per studiare lingue (ne parlava correntemente quattro). Poi l’arrivo a Roma, lavorando tra servizi fotografici e qualche esperienza di set. Proprio nella Capitale incontrò Luchino Visconti mentre girava “Vaghe stelle dell’orsa” (1964). Tra i due nacque un sodalizio sentimentale, professionale e intellettuale durato fino alla morte del regista, in seguito alla quale l’attore austriaco affrontò un momento difficile. Riuscì a risollevarsi grazie a una carriera che procedeva spedita, all’incredibile ritmo di almeno un film all’anno. Tra eccessi, polemiche, crolli fisici, restò al centro del mondo dello spettacolo fino alla fine del secolo.
La vita lontano dal set
Nel 2004, provato dall’alcool, amareggiato e in difficoltà economica fece ritorno in Austria per seguire la madre malata, che morirà 5 anni dopo. In quello stesso periodo, anche l’attore fu costretto al ricovero in ospedale e dal quel momento la sua carriera non è stata più quella di un tempo. A nulla valsero ritorni sporadici davanti alle telecamere, come il ruolo avuto nella soap opera statunitense “Dinasty”, o momenti di gloria come l’apparizione a Cannes per il “Saint Laurent” di Bertrand Bonello.
Tuttavia, anche fuori dal cinema, il suo volto è diventato iconico. Il merito è di Andy Wahrol, che con i suoi scatti ne ha fatto un’icona pop. Poi Helmut Newton ha divulgato le foto del giovane “arcangelo” Berger, Madonna ne ha fatto l’idolo dei suoi video “Erotica” e “Sex”, Quentin Tarantino gli ha reso omaggio in “Jackie Brown”. Sono due i documentari a lui dedicati (il primo sconfessato dal protagonista). Si è cimentato anche nel teatro con la regia di Albert Serra. Dopo una vita fatta di eccessi, tra alcol, droghe e sesso libero, nel novembre 2019 ha annunciato il ritiro dalle scene. Ha sperperato denaro ed è finito in prigione. Nella sua autobiografia, forse a metà tra verità e leggenda, si vantava di aver avuto storie con un’inifinità di star, tra cui Rudolf Nureyev, Britt Ekland, Ursula Andress, Nathalie Delon, Florinda Bolkan, Linda Blair, Marilu’ Tolo, Jerry Hall, Bianca e Mick Jagger, fino a Miguel Bosè. Da diverso tempo aveva problemi ai polmoni: solo dieci giorni prima del suo settantanovesimo compleanno, l’attore si è spento nella sua casa di Salisburgo.
Il rapporto con Luchino Visconti
Lanciato nel mondo cinematografico da Luchino Visconti, è stato poi il suo compagno di vita. I due erano legati non solo da un importante sodalizio lavorativo, ma anche da una relazione sentimentale molto forte, che durò fino alla morte del famoso regista italiano, nel 1976. Nel corso della sua carriera, Berger ha recitato con attori come Romy Schneider, Elizabeth Taylor, Henry Fonda e Burt Lancaster. Ma la svolta è arrivata proprio grazie a Visconti, che nel 1966 gli affiderà il suo primo ruolo. A portarlo al successo è stato il film “La caduta degli dei” (1969), diretto proprio da Visconti, vestendo i panni di Martin von Essenbeck, personaggio nevrotico e decadente. Per Visconti, inoltre, ha interpretato ruoli in “The Damned” (da cui deriva il suo soprannome di “dannato”), “Ludwig”, uno dei suoi film più famosi in cui interpretava Ludovico II di Baviera, e “Conversation Piece”.
La morte del regista fu per il giovane amante un lutto drammatico tanto che, in eccesso di stupefacenti, rischiò la vita poco dopo e raccontò spesso che era stato un tentato suicidio.
Ma non solo Luchino Visconti: Berger fece delle apparizioni anche in “Il giardino dei Finzi-Contini” di Vittorio De Sica, “Dorian Gray” di Massimo Dallamano e, successivamente, ne “Il Padrino Parte III” di Francis Ford Coppola. Non solo: ha vestito i panni di Arconati ne “La colonna infame” di Nelo Risi, è stato il seduttore di Liz Taylor in “Mercoledi delle ceneri” di Larry Peerce, il poeta seduttore di “Una romantica donna inglese” di Joseph Losey, Helmut in “Salon Kitty” di Tinto Brass.