La prima volta, ho incontrato Claudia Cardinale un Capodanno a Parigi. È da poco passata la mezzanotte, camminiamo entrambi lungo la Senna. La scorgo da lontano: una lunga pelliccia, una sigaretta in bocca, una risata che spezza la notte. So che vive in Francia da anni. Mi avvicino, lei si stupisce: «Mi hai riconosciuta?». In queste 3 parole sta l’essenza di una diva che, forse, non si è mai sentita tale. La sua storia – e la sua vita, 80 anni il 15 aprile – è qui per raccontarlo.
Eclettica
La ragazza con la valigia, titolo di uno dei film che l’hanno consacrata, è anche la definizione perfetta dell’attrice. La prima valigia la fa nel 1957 a Tunisi, dove è nata da genitori di origine siciliana che trasferirono lì la loro impresa di costruzioni. Destinazione: Venezia. L’invito alla Mostra del cinema arriva dopo la vittoria del concorso “La più bella italiana di Tunisia”. È nata una stella, ancora inconsapevole. «La Tunisia è nel mio Dna» mi ha svelato quando l’ho rivista al Festival di Cannes l’anno scorso. «Sono cresciuta in un misto di culture, si viveva uniti, come in una famiglia ». Poi la famiglia è il set. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 è il volto simbolo del nostro cinema: I soliti ignoti di Monicelli, Il bell’Antonio di Bolognini, 8½ di Fellini, Il gattopardo di Visconti, La ragazza di Bube di Comencini. «L’unicità della Cardinale sta nell’essere materia plasmabile, ogni regista ne fa quel che vuole» nota il critico del Corriere della Sera Maurizio Porro. «In un solo anno, il 1963, lavora con Fellini e Visconti, i 2 autori più grandi e diversi del loro tempo: a nessun’altra attrice è capitata una doppietta simile». Diventare un’icona è inevitabile. Spesso Claudia divide la scena con Marcello Mastroianni: nasce una coppia che pare ultraterrena e un’amicizia umanissima. «Forse lui era innamorato di me, Catherine Deneuve (successivamente compagna dell’attore, ndr) non mi poteva vedere» confessa oggi Cardinale con una punta di malizia. Sempre nel 1963 arriva un cult internazionale: La pantera rosa. Claudia si scopre pure attrice brillante, ma non si fa inghiottire dal lavoro. «Le donne che fanno il mio mestiere spesso sono disperate, gli uomini solitari: aspettano di esprimersi davanti alla macchina da presa. Che Dio conservi tra noi gli ironici, quelli che amano la vita più del lavoro». È il suo motto. E lei va a prendersi la vita.
Controcorrente
Il grande amore arriva nel 1974 sul set di I guappi. A fine riprese, una telefonata cambia tutto: «Ma l’ho dovuta fare io!» scherza Claudia. «L’ho chiamato dall’aeroporto di New York, dove mi ero precipitata per stare con lui contro il volere di mia madre». Il “lui” in questione è il regista Pasquale Squitieri, che l’avrebbe diretta in altri 11 film. «È una coppia controcorrente» dice Porro. «Squitieri è un macho reazionario, il contraltare dei registi “di sinistra” che vanno per la maggiore. Claudia non teme di mettersi contro l’intellighenzia, del resto non è mai stata una diva da salotto». Il loro è un amore travolgente e lunghissimo, che fa dimenticare all’attrice le ombre del passato. Solo di recente ha confessato che il figlio Patrick, cresciuto come fosse un fratello, è il frutto di una violenza subita a 16 anni. Lei non interruppe la gravidanza, nonostante le pressioni di Franco Cristaldi, il superproduttore che l’aveva sotto contratto. Quando Pasquale muore, un anno fa, lui e Claudia non sono più insieme da un pezzo. Ora lei porta nei teatri la commedia-testamento dell’ex compagno, una rivisitazione al femminile del classico La strana coppia di Neil Simon. Sul palco con lei c’è Ottavia Fusco, ultima moglie di Squitieri: anche questo è un lampo di ironia. «È stato l’unico uomo della mia vita, glielo dovevo» confida adesso.
Spiritosa
È impossibile classificare Claudia Cardinale. Ha girato più di 150 film in 60 anni tondi di carriera. Ha lavorato coi più grandi nomi della storia del cinema (obbligatorie almeno altre 2 citazioni: C’era una volta il West di Sergio Leone, e Fitzcarraldo di Werner Herzog). Ha amato sullo schermo i divi più desiderati: Alain Delon, Burt Lancaster, Sean Connery, Robert De Niro… È passata indenne attraverso scandali grandi e piccoli, su tutti la chiacchierata liaison clandestina col presidente francese Jacques Chirac. L’ultimo? Il manifesto del Festival di Cannes 2017, con le sue forme mediterranee “corrette” da Photoshop. Davanti a me ha liquidato la questione con una risata: «Mica ero grassa!». «Claudia era tante cose e nessuna» nota Porro. «Aveva la bellezza esotica, l’ardore, l’ironia, la capacità di adattarsi a ogni genere cinematografico, e soprattutto una caratteristica che l’ha portata lontano: la voglia di piacere». Lo posso confermare dalle volte che l’ho incontrata: il suo essere sempre spiritosamente seduttiva è intatto. Finché ti congedi e la lasci su una terrazza in riva al mare, a fumare una sigaretta. E poi ti giri, la guardi un’ultima volta e non hai dubbi: è proprio “la Cardinale”. Forse non ha mai voluto esserlo, ma che diva è stata, che diva è ancora.