Ferragosto. Una donna, costume nero e pareo leopardato, è nella sua villa con piscina quando suona il citofono e arrivano i genitori di un’amica dei figli. La loro visita è imprevista e non promette nulla di buono. È solo l’inizio dell’episodio di cui è protagonista Claudia Pandolfi, 48 anni, nel film I peggiori giorni di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, al cinema dal 14 agosto, che prende a pretesto le ricorrenze canoniche (Natale, Primo Maggio, Ferragosto e Halloween) per raccontare le storture della nostra società. Qui si tratta di molestie sessuali ai danni di una ragazzina e di adulti che cercano di minimizzare. L’attrice romana impersona Tiziana, mamma di due adolescenti, sposata con un cafone arricchito.
L’intervista a Claudia Pandolfi
«Una madre veramente stordita che non si accorge di nulla, se non a fatto avvenuto» dice con la sua inconfondibile voce calda. «Nella vita sono anche io madre di un adolescente (Gabriele, 16 anni, nato dalla relazione con il musicista Roberto Angelini, ndr) e so che la sorpresa è sempre dietro l’angolo, non ho mai guardato con superficialità i comportamenti di mio figlio. E so che certe cose puoi arginarle» continua. «Fin da quando era piccolo sono stata attenta a cogliere il minimo atteggiamento da bullo. Cosa che non è mai successa perché è fondamentalmente mite».
L’esempio può essere una prevenzione?
«Certo, l’esempio siamo noi. Io sto molto attenta a non essere un cattivo modello per i miei figli (il secondo, Tito, 7 anni, avuto con l’attuale compagno, Marco De Angelis, ndr). Sento la responsabilità di quello che mostro. E comunque si capisce prestissimo: ciò che fai e che insegni è quello che loro seguiranno. O in maniera compulsiva, imitandoti all’ennesima potenza e cercando di superarti, oppure in maniera distruttiva, scegliendo la via opposta, per ribellarsi. Se si vuole essere dei bravi genitori, cosa già di per sé difficile, bisogna essere centrati. Ma, soprattutto, non prenderla alla leggera. Come invece fa Tiziana, il mio personaggio».
Tiziana però sembra migliore del marito.
«Vuole fare il tifo? No, basta con questi cliché. Noi donne non siamo affatto migliori. Siamo esseri umani come gli uomini. Diciamo che siamo state messe da parte per troppo tempo, ma siamo uguali: fallibili, perfette, intuitive, fesse a volte. La quota rosa è una delle cose più offensive del mondo. Ci considerano una minoranza?».
Claudia, i social e l’ironia
Lei sembra una donna spiritosa. Basta guardarla sui social.
«La vanità mi urta i nervi e non mi piace mostrarmi a tutti i costi. Contribuisco alla promozione dei miei lavori, è vero, ma potrei fare a meno dei social perché non mi piace aggiornare il mondo costantemente su ciò che faccio. Però mi ci sono tuffata come tutti, e allora ho scelto una maniera ironica, mostrando i momenti spontanei della mia vita piuttosto che quelli costruiti».
L’ironia è la sua cifra nella vita?
«Sì, è quella che mi salva, perché per indole sono portata a drammatizzare. E poi ho quasi 50 anni, a questa età devi avere riflettuto su come ti sei mossa prima».
Prima com’era?
«Sono sempre stata molto istintiva ma facevo molti più danni. Poi ho cominciato a conoscermi, ora mi voglio più bene e me ne frego un po’ di quello che gli altri pensano di me. Mi sento più libera. Ho imparato ad ascoltare e capire le urgenze che provo e agisco prima di ficcarmi in situazioni che mi possano fare male. Questo mi dà più serenità».
Anche il lavoro ne ha beneficiato.
«Ho sempre lavorato tantissimo. Ho iniziato a 17 anni, non mi sono mai fermata. Mi sono molto impegnata in quello che facevo. Ciclicamente, con le serie in cui recitavo (come Un medico in famiglia o Distretto di polizia, ndr) sono arrivati i momenti di grande notorietà. E tanti cicli hanno formato una catena che arriva fino a oggi. Tra il 2022 e quest’anno ho fatto parecchie cose davvero belle (la serie The Bad Guy, Un professore, il film Siccità, e ora I peggiori giorni, ndr): diciamo che c’ho messo il ciondolo. Anzi il diadema». (Ride)
Non stacca mai?
«Il mestiere dell’attore è intermittente: arrivano le ondate, poi ci si ferma con la bassa marea. È sempre stato così, ma è bello perché mi ha permesso di percepire una certa continuità nella precarietà. Se dovessi paragonarlo alla musica direi che è come il jazz, schizofrenico e imprevedibile».
Ascolta tanta musica?
«Costantemente e quotidianamente. E sono volubile anche nei generi».
Claudia Pandolfi e i suoi ruoli di madre
Spesso ha interpretato ruoli di mamma. Come mai? «Spiccato senso materno? O forse, perché a un certo punto puoi attingere a esperienze, sguardi, movimenti interiori personali. In realtà basta essere una brava attrice e interpretare quello che c’è scritto: il lavoro dell’attore è trovare anche ciò che non hai dentro di te. Anzi, il lavoro interessante è proprio quello. Mi capita di interpretare una madre, ma decisamente non una che mi assomiglia».
Che madre è lei, quindi?
«Cerco di essere sana, di non fingere di non vedere quello che accade. Cerco di essere lucida, in ascolto. Ha notato che metto sempre il cerco davanti? Altrimenti non sarei credibile. Sono invece – e questo è un dato di fatto – una mamma abbastanza giocosa, dotata di pazienza però anche di severità. Posso dirlo che sono una mamma normale? Di sicuro non sono una madre disonesta, non riesco a non essere sincera con i miei figli».
Che posto ha l’amore nella sua vita?
«È sul podio. Ogni tanto in passato ho sentito l’esigenza di stare da sola, ma mi ero accasata… Ora cerco di prendere i miei spazi nel rapporto di coppia, senza timore di ferire l’altro. In questo la maturità è bella: permette di dire certe cose e gli altri ti accettano meglio».
Claudia Pandolfi e il bello di ogni età
Accettare se stesse a 50 anni?
«È dura, perché se l’anima cresce il corpo deperisce. Ma ha un senso, perché certe cose non ti servono più… Si ammorbidiscono: dal tono muscolare alla necessità di seduzione. A quel punto ha senso amarsi in maniera intelligente, invece di andare nel panico troppo presto».
Lei com’era a 20 anni?
«Ero molto sicura di me perché sono cresciuta bene. I miei genitori non mi hanno mai messo in gara con qualcun altro né nella famiglia né nel mondo. Ero spensierata, leggera, amata. Poi però con tutto questo amore, questa stima, avevo paura di deluderli. Volevo fare sempre bene, essere la prima della classe. Ma oggi l’ansia nei confronti dei miei è sparita».
Cos’è la bellezza per lei?
«Uno dei cento aspetti. Come l’attore sul set è una delle cento figure, così la bellezza nella mia vita è stata uno dei cento pezzi del puzzle. Una tessera carina, interessante, che si incastrava perfettamente. Ma attorno ce ne sono state altre 99, ugualmente interessanti. Sa una cosa? Facevo più innamorare per quanto ero divertente. I registi mi hanno sempre scelta più per quanto sono agile. Le persone mi amano più per quanto sono affettuosa. Le amicizie mi hanno scelta più per quanto sono matta».
Cosa le piace di sé?
«La grandissima necessità di autenticità. Ho capito che se la metto un po’ in tutto ciò che mi circonda funziono meglio io e funziona meglio la mia vita».