«Ma quale innovazione! Io voglio creare classici». Oggi che in ogni settore vige la regola delle “novità” a tutti i costi, le parole della stilista francese Gabrielle Bonheur Chanel (1883-1971) suonano rivoluzionarie. A dispetto di un’infanzia passata in orfanotrofio, Gabrielle è diventata “Coco”, icona della Belle Époque. Un mito senza età, che ora rivive nella mostra veneziana Culture Chanel. La donna che legge, dal 17 settembre all’8 gennaio 2017 a Ca’ Pesaro, Galleria internazionale d’arte moderna (culture-chanel.com).
Oggetti d’arte provenienti dall’appartamento parigino di Mademoiselle sono esposti per la prima volta insieme a gioielli e a profumi: circa 350 pezzi che testimoniano quanto Coco Chanel sia stata amica e musa di intellettuali e artisti come Jean Cocteau e Pablo Picasso. Una leggenda dal gusto intramontabile, basato sull’intuizione: «La moda è fatta per essere fuori moda».
Una donna concreta. La vera eleganza deve essere pratica, ma senza svilire la femminilità. Mademoiselle Chanel ci credeva. Due creazioni su tutte? La giacca senza collo in tweed e la borsa trapuntata a rombi. Hanno più di 60 anni, ma non intendono andare in pensione. «Per essere insostituibili bisogna essere diversi» diceva Coco.
Un genio dello stile. «Prima di uscire guardati allo specchio e levati qualcosa». Coco ci ha insegnato a eliminare il superfluo, ad amare il tubino nero, il famoso little black dress. Non un semplice abito, ma un colpo di genio. Come quel suo profumo N°5, che in sole 2 gocce ha imposto Marylin Monroe nell’immaginario planetario. E come le scarpe bicolore che allungano la gamba e rimpiccioliscono il piede, le maglie a righe, i fili di perle.
Oggetti di culto spesso rifatti in versioni low-cost. Segno che Coco è riuscita nel suo intento. D’altronde era lei la prima a dire: «Non c’è successo senza copia, senza imitazione».