Sei film cult per festeggiare i 70 anni di Bruce Willis
Costretto a ritirarsi dalle scene per colpa di una malattia degenerativa irreversibile, Bruce Willis non appare in pubblico da gennaio. Celebriamo il divo hollywoodiano in sei film cult
Lo sguardo furbo e quel miscuglio disarmante di ironia, forza e tenerezza. Bruce Willis compie 70 anni il 19 marzo. E lo fa avvolto dall’amore tenace della sua famiglia allargata, composta dalla moglie Emma Heming, le loro due bambine, la ex Demi Moore – sposata con l’attore tra il 1987 e il 2000 – e le tre figlie, Rumer, Scout LaRue e Tallulah Belle. Un gruppo tutto al femminile, compatto e solidale, che stravede per il divo hollywoodiano e funziona come paraspigoli, pronto a proteggerlo – per quanto possibile – dagli urti della vita.
Come si chiama la malattia che ha colpito Bruce Willis
L’urto più difficile da incassare ha colpito Willis nel 2022, quando è stato costretto a ritirarsi dalle scene per colpa di una malattia degenerativa irreversibile, la demenza frontotemporale, che causa un declino progressivo delle capacità cognitive e di linguaggio. Le sue condizioni sarebbero stabili. L’ultima apparizione in pubblico risale a gennaio e lo vede ringraziare i soccorritori al lavoro durante gli incendi in California, il bel sorriso e la stretta di mano ancora vigorosa.
Bruce Willis: 70 anni di una leggenda di Hollywood
I muscoli potenti ma non pompati, di chi sembra più abituato a tagliare la legna che a sollevare pesi in palestra, figlio di una casalinga e di un meccanico, Bruce Willis ha conquistato il successo nel 1985 grazie al telefilm Moonlighting, dov’era nei panni di un detective tanto sexy quanto simpatico, che bisticciava e flirtava con la collega, Cybill Shepherd. Per i trent’anni successivi, Bruce è stato l’eroe indiscusso made in Usa di action movie fuori dagli schemi, che all’immancabile “picchia, spara, salta in aria” aggiungevano sense of humour e tocchi di romanticismo. «Vivi il momento», suggerisce spesso l’attore. Una regola utile sempre, a maggior ragione se si combatte con una patologia come la sua, destinata a peggiorare inesorabilmente, rubandogli pezzettini di sé. Non ce ne voglia Willis se, per una volta, in occasione del suo compleanno, tralasciamo il carpe diem e diamo un’occhiata dietro le sue spalle, passando in rassegna sei tra i film che l’hanno trasformato in una leggenda di Hollywood.
6 film leggendari per festeggiare Bruce Willis
Die Hard – Trappola di cristallo
Il film-trampolino di lancio di Bruce Willis è il primo capitolo della saga Die Hard, diretto da John McTiernan e uscito nel 1988. L’attore – all’epoca 33 anni e una discreta chioma corvina – scivola nei pochi panni del poliziotto di stanza a New York, John McClane, che dopo 14 minuti dai titoli di testa si leva la camicia a scacchi e resta in canottiera (per concludere a torso nudo). È bello e temerario, ma anche fragile e fallibile, caratteristiche rare tra i protagonisti dei film d’azione. La trama? McClane vola a Los Angeles per raggiungere la moglie Holly e festeggiare il Natale insieme a lei. I due sono in profonda crisi – particolare, questo, curiosamente presente in altre sue pellicole. Nel grattacielo dove Holly lavora è in corso una festa, che viene bruscamente interrotta dall’irruzione di un gruppo di terroristi-ladri. Willis-McClane riesce a nascondersi con l’obiettivo di mandare ai matti i cattivi, far saltare i loro piani e salvare la donna che ama (e gli altri ostaggi). Sempre più ammaccato e sporco di sangue, solo contro tutti, ogni tanto si fa coraggio ripetendosi «Rifletti!». Sembra una testa calda, si rivela una testa fina. Da segnalare la logica:
Meglio finire senza scarpe che senza pantaloni
Pulp Fiction
Con il capolavoro di Quentin Tarantino del 1994 – Palma d’oro al Festival di Cannes e Oscar per la miglior sceneggiatura originale – Bruce Willis fa il definitivo balzo in avanti nell’Empireo dei super divi. Il suo personaggio si chiama Butch Coolidge, ed è un pugile professionista sul viale del tramonto, che accetta la proposta, e il denaro, di un boss malavitoso, che gli chiede di truccare il suo ultimo incontro. Istintivo, orgoglioso e avventato come ogni spirito libero degno di questa nomea, Butch non ce la fa proprio ad andare k.o. per finta: vince a mani basse (l’avversario finisce addirittura per morire sul ring) ed è costretto a darsela a gambe. Fantastici gli scambi con la fidanzata un po’ svampita, Fabienne, da lui soprannominata “crostatina”, che scorda di infilare nella valigia pronta per la fuga l’unico oggetto a cui Butch tiene, un orologio appartenuto al padre, finito nelle sue mani dopo un viaggio a dir poco avventuroso. Il pugile si arrabbia, urla, per poi sciogliersi non appena la ragazza scoppia in lacrime. Un duro dal cuore tenerissimo. Da segnalare la saggezza
È così che puoi batterli Butch: continuano a sottovalutarti
In Pulp Fiction – Foto Ipa
L’esercito delle 12 scimmie
Anno 2035. La popolazione della Terra, decimata da un misterioso virus, è obbligata a vivere nel sottosuolo. Nel tentativo di riprendere il controllo del pianeta, gli scienziati a capo di quello che rimane dell’umanità promettono a un detenuto una riduzione della pena a patto che si faccia spedire indietro nel passato, con il compito di scovare un antidoto alla malattia. Lui, James Cole, è interpretato da un grande Bruce Willis, che in questo film girato nel 1995, per la regia di Terry Gilliam, sfoggia un talento recitativo senza precedenti. Per un malfunzionamento della macchina del tempo, il povero Cole finisce più volte in epoche sbagliate, prendendone sempre di santa ragione. E già sarebbe un guaio, ma c’è di peggio: in uno di questi viaggi-cilecca, James viene rinchiuso in un manicomio. Lo sguardo allucinato dagli psicofarmaci e il pigiama stazzonato, incontra due personaggi che daranno una svolta alla sua esistenza, e al film: la dolce psichiatra Kathryn (Madeleine Stowe) e l’animalista fuori di testa Jeffrey Goines (Brad Pitt). Da segnalare il vaticinio
Non penserete più che sono pazzo quando la gente comincerà a morire
Bruce Willis con Brad Pitt nel film L’esercito delle 12 scimmie – Foto Ipa
Il quinto elemento
Il film di Luc Besson, campione di incassi nel 1997 (nonché pellicola più costosa prodotta in Europa all’epoca della sua uscita), è ambientato in un futuro lontano-lontano, e vede il Male Oscuro avanzare sotto forma di una gigantesca sfera incandescente, che minaccia di distruggere il mondo. L’unica speranza è l’intervento del Quinto Elemento, essere supremo che prende vita in una giovane donna dal fisico pazzesco e la zazzera arruffata color carota, interpretata da Milla Jovovich. Leeloo, questo il suo nome, durante una rocambolesca fuga, si butta da un grattacielo e ha la fortuna sfacciata di cadere dentro il taxi volante di Bruce Willis-Korben Dallas. La battuta sempre pronta, i capelli color platino e l’immancabile canottiera (stavolta arancione), Korben è un ex militare pluridecorato e divorziato, che vive in un angusto appartamento in compagnia di un gatto e di un assistente vocale interattivo, tipo Siri. L’incontro-scontro con Leeloo è folgorante: il tassista-soldato se ne innamora al primo sguardo e fa di tutto per darle una mano a salvare il Pianeta. Da segnalare il romanticismo
Ti ho incontrato due volte oggi e tutte e due le volte sei finita tra le mie braccia, è la mia giornata sì
Bruce Willis con Milla Jovovich nel film Il Quinto elemento – Foto Ipa
Il sesto senso
Niente inseguimenti, nessun nemico da neutralizzare a mani nude. Con il thriller paranormale Il sesto senso del 1999, scritto e diretto da M. Night Shyamalan, Bruce Willis cambia registro, si infila un loden e lo sguardo comprensivo di uno psicologo infantile, Malcolm Crowe, che, dopo la traumatica aggressione di un ex paziente, cerca di recuperare l’autostima e l’affetto dell’amatissima moglie, ormai lontana anni luce. Il dottor Crowe si ritrova alle prese con un caso complesso: Cole, 9 anni, vive in un costante stato di terrore. Gli altri bambini lo prendono in giro e nessuno, nemmeno la mamma Lynn (Tony Colette), riesce a capirci qualcosa. Tocca a Bruce-Malcolm conquistare la fiducia del piccolo, fino a farsi rivelare il suo segreto, condensato nella fulminante battuta: «Vedo la gente morta». Il legame tra i due diventa un rapporto di reciproca assistenza, che porta Cole a superare la paura dei fantasmi e Malcolm a scoprire – in un finale da cardiopalma – una verità sconvolgente, in grado però di dargli, finalmente, un po’ di pace. Da segnalare l’autocritica
Non ho prestato abbastanza attenzione alla mia famiglia, quando uno fa così accadono cose brutte
Bruce Willis con Haley Joel Osment nel film Il sesto senso – Foto Ipa
Unbreakable – Il predestinato
Da eroe a supereroe: l’upgrade di Willis si realizza nel film del 2000 Unbreakable, altra chicca di M. Night Shyamalan. La storia parte letteralmente col botto: Bruce, nei panni di David Dunn, si trova a bordo di un treno che ha un terribile incidente. Tutti morti, tranne lui, che ne esce completamente illeso. Felice? Neanche per sogno: Dunn, un passato da giocatore di football e un presente da guardia giurata allo stadio, ha una moglie da cui si tiene alla larga e una tristezza incommensurabile che lo accompagna come un’ombra. Mai un sorriso, mai uno slancio d’affetto. Qualche giorno dopo la sciagura ferroviaria, un enigmatico bigliettino sotto il tergicristallo della macchina lo porta a conoscere quello che si rivelerà il suo misterioso antagonista, Elijah Price (Samuel L. Jackson): fragilissimo, soprannominato “l’uomo di vetro”, ha una malattia che lo espone a continue fratture. Sarà Elijah ad aiutare Dunn a riconoscere e liberare la sua vera natura, forte e indistruttibile, al servizio del bene. Sorpresona nel finale. Da segnalare l’illuminazione
Non mi sono fatto niente in quell’incidente. Non mi sono mai fatto niente