È il momento di crescere un figlio femminista
Cambierebbero le cose se il rispetto per il genere femminile iniziasse a essere promosso tra i bambini e diventasse parte dell’educazione dei maschi? Cioè se i bambini fossero educati a essere maschi femministi? Lo chiediamo ad Aurélia Blanc, giornalista francese e mamma di un figlio maschio, che ha appena pubblicato Crescere un figlio femminista (Odoya) in cui smonta gli stereotipi, fa un’analisi di come cresciamo i nostri bambini e raccoglie strumenti e consigli per aiutare i genitori a educare i figli secondo valori antisessisti.
«Viviamo in una società ancora molto sessista e dannosa per i nostri figli. Ancor più per le nostre figlie che, come sappiamo, sono bersaglio di violenze di genere e sessuali, di molestie, giudizi estetici e disuguaglianze socio-economiche. Ma è pericolosa anche per i ragazzi, che sono spinti a comportarsi da “veri uomini” fin dalla prima infanzia».
Cosa significa educare un figlio in prospettiva femminista
«Educare i figli in una prospettiva femminista significa insegnare loro che noi esseri umani non ci riduciamo al nostro sesso o al nostro genere, e che abbiamo il diritto di vivere la nostra vita come meglio crediamo. In altre parole, è cercare di dare loro un’educazione davvero libera che consenta di crescere più serenamente, ma significa anche renderli consapevoli delle ingiustizie e instillare in loro forti valori di uguaglianza. Perché una cosa è certa: non cambieremo il posto delle ragazze e delle donne senza cambiare quello dei ragazzi e degli uomini». Parola di Aurélia Blanc, giornalista francese e mamma di un figlio maschio, che ha appena pubblicato Crescere un figlio femminista (Odoya) in cui smonta gli stereotipi, fa un’analisi di come cresciamo i nostri bambini e raccoglie strumenti e consigli per aiutare i genitori a educare i figli secondo valori antisessisti.
La parità riguarda tutti, anche i maschi
«In effetti, negli ultimi decenni, l’educazione tradizionale delle ragazze è stata molto messa in discussione: nel complesso, le incoraggiamo a non lasciarsi rinchiudere in stereotipi sessisti, a investire in aree cosiddette “maschili” – nelle società sportive come nel mondo professionale» dice Aurélia Blanc. Ma questa evoluzione è avvenuta solo in una direzione: come se toccasse alle ragazze, e solo alle ragazze, intraprendere questo cammino verso la parità. Come se non ci fosse nulla da mettere in discussione nell’educazione tradizionale dei ragazzi. Come se toccasse alle ragazze “recuperare” i ragazzi, ma non viceversa».
Occorre metere in crisi l’educazione tradizionale dei maschi
Questo non è sorprendente. «Perché ancora oggi, senza nemmeno rendercene conto, continuiamo a pensare che una ragazza sul terreno “maschile” sia una forma di vittoria, di promozione sociale. Mentre un ragazzo che investe in un terreno “femminile” è ampiamente percepito come una forma di regressione, di declino sociale. Infatti, nelle nostre società, tutto ciò che è associato al maschio continua a essere considerato superiore a tutto ciò che è associato alla femmina. Questo è il principio stesso del sessismo. E si vede chiaramente che mettere in discussione l’educazione tradizionale dei ragazzi, permettendo loro di uscire da questo schema sessista, suscita fortissime resistenze, anche reazioni violente. Perché qui tocchiamo il cuore della trama del sessismo».
Non tutti accettano la cultura virile
Anche i maschi soffrono per questo sistema di cose, scrive nel suo libro. «Sì, come gruppo sociale gli uomini ovviamente beneficiano del sistema patriarcale: hanno più potere delle donne nella sfera professionale, mediatica, politica. Hanno più libertà nello spazio pubblico. Ma, nonostante tutto, un numero significativo di uomini soffre per le pressioni e aspettative della cultura virile: dover essere duri e forti in ogni circostanza, nascondere le proprie emozioni, essere competitivi, dimostrare agli altri che sei “un vero uomo” solo se ti prendi dei rischi. La pressione è molto forte».
Anche i maschi pagano un prezzo alto
Qual è il prezzo che pagano per questo? «Oggi in Francia, ma la tendenza è la stessa in altri Paesi occidentali, gli uomini sono il 75% dei morti per suicidio, il 92% degli automobilisti coinvolti in un incidente mortale con un tasso alcolico illegale, il 96% dei detenuti, l’80% dei morti per overdose. E paradossalmente questi comportamenti nascono da una certa rappresentazione della virilità».
Cosa possono fare le mamme
Cosa possono fare, allora, le madri di figli maschi? «Soprattutto tenere presente che non esiste una ricetta miracolosa, che tutto non grava solo sulle nostre spalle e che stiamo facendo del nostro meglio in una società ancora molto sessista. Detto questo, possiamo cercare di limitare, o controbilanciare, le pressioni che gravano sui nostri figli, soprattutto sui nostri ragazzi. Rifiutando gli stereotipi da duri del tipo: “sii forte” o “smettila di piangere come una femminuccia”. Permettiamo ai maschi di esprimere le loro vulnerabilità, di condividere i loro stati d’animo, insegniamo loro a esprimere e gestire tutte le proprie emozioni, e non solo la rabbia. E poi dobbiamo smettere di “romanticizzare” sistematicamente i rapporti tra bambine e bambini. Quando una ragazza e un ragazzo giocano insieme o vanno d’accordo, non necessariamente sono innamorati. Incoraggiamo i nostri figli a coltivare semplicemente le amicizie con le ragazze. E soprattutto smettiamola di svalutare per loro ciò che è associato al femminile: rosa, unicorni, capelli lunghi, brillantini, bambole… è anche per maschietti!»
La vita affettiva dei figli maschi
«Mi sembra importante anche accompagnarli nella loro vita affettiva e sessuale: insegniamo loro a conoscere il proprio corpo, ma anche quello delle ragazze – che non è più “complicato” o vergognoso di quello dei ragazzi. Diciamo loro quali sono le regole, ad esempio, senza vergogna o tabù. Rendiamoli consapevoli anche dell’importanza della contraccezione, che si affida ancora in modo preponderante alle ragazze. E parliamo a loro ancora e ancora dell’importanza del consenso».
L’importanza dei papà
«Infine, mi sembra fondamentale ricordare che anche i padri hanno un ruolo importante: molto spesso sono loro il primo modello maschile. Per questo è tanto più importante che dimostrino di essere coinvolti nella vita domestica e familiare, di lottare contro gli stereotipi sessisti, ma anche di poter partecipare all’educazione affettiva e amorosa dei loro ragazzi. Per permettere ai nostri ragazzi di crescere in un mondo che non sia sessista, abbiamo bisogno anche degli uomini!».