Come sarà il mondo nel 2050? A rispondere, e soprattutto a spiegare perché dovremmo provare a immaginarlo, è una giovane donna con una cascata di riccioli, facile al sorriso, che si presenta all’intervista con una valigia. Cristina Pozzi, 37 anni, di Milano, è già tutta in questo colpo d’occhio. Ottimismo e curiosità di scoprire e di capire, di viaggiare nello spazio e nel tempo. La incontriamo perché è diventata Young Global Leader 2019 per l’Italia, riconoscimento destinato ogni anno a un centinaio di persone nel mondo che il World Economic Forum ritiene possano avere un impatto di conoscenza rilevante sulla società.
Per Cristina Pozzi la nomina significa entrare a far par parte di una prestigiosa community internazionale di influencer (ne hanno fatto parte anche i fondatori di Facebook e di Alibaba, Mark Zuckerberg e Jack Ma), avere accesso a un percorso formativo di 5 anni nelle più importanti università e istituzioni del mondo, e assumersi il compito di educare alle sfide del futuro il più vasto pubblico possibile. Che è poi quello che già fa con Impactscool, organizzazione creata con 2 soci nel 2016 per portare la “formazione al futuro” nelle scuole e nelle aziende.
«Quanti, oggi, sanno dire cosa sia l’intelligenza artificiale?»
Con Impactscool «proponiamo un’educazione civica di ampio respiro con un po’ più di creatività». Ecco come Cristina spiega cosa significhi fare divulgazione sui temi dello sviluppo tecnologico e sulle implicazioni etiche, politiche, sociali per preparare i cittadini di oggi e di domani a cambiamenti giganteschi. Basti pensare che, secondo alcune teorie, già nel 2030 l’impatto dell’intelligenza artificiale sarà così avanzato da rendere la realtà incomprensibile per un essere umano di oggi.
Eppure, quanti di noi ora saprebbero dire anche solo cos’è l’intelligenza artificiale? In una classifica del World Economic Forum che misura la capacità di rispondere al cambiamento e alla sfide del futuro, l’Italia risulta quart’ultima. Da che parte cominciare, quindi? «Si può partire anche da un cartone animato» dice Cristina. «Io amo The Jetsons-I pronipoti, i cugini moderni dei Flinstones. È fantascienza divertente ma creata sulla base di studi seri riguardo a ciò che negli anni ’60 si pensava sarebbe accaduto nel futuro. Per esempio, c’è il medico che visita a distanza, lo smartwatch, il robot aspirapolvere. Un buon modello per capire come ragionare sull’oggi per avere una visione credibile del domani».
«Pensare al futuro non è un esercizio di fantasia, ma una riflessione su ciò che decidiamo ora»
Cristina ama l’approccio giocoso fondato sul rigore scientifico. Lo ha seguito anche per scrivere il saggio “Benvenuti nel 2050” (Egea) appena uscito. «È una guida turistica rivolta a un viaggiatore che si trova catapultato in avanti di trent’anni. La visione che propongo si basa sui macrotrend e i dati disponibili» spiega. «Ma ho aggiunto un pizzico di storytelling. Per invitare i lettori a esercitare il senso critico ho inventato alcune “notizie” che danno l’idea delle sfide etiche con cui dovremo, probabilmente, misurarci.
C’è il 12enne selezionato da un algoritmo come miglior candidato a un ruolo di rilievo in un azienda farmaceutica, una squadra di cyborg che vince il campionato di calcio, i robot in sciopero. Situazioni plausibili che pongono fatidiche domande: siamo pronti? È questo che vogliamo che accada? Pensare al futuro non è un esercizio di fantasia ma una riflessione su ciò che stiamo decidendo ora e che ci proietterà in una direzione anziché un’altra».
«Sono laureata in Economia, ma dopo un corso sulla manipolazione genetica mi sono iscritta anche a Filosofia»
L’etica è la scintilla che ha acceso la sua passione. Laureata in Economia, Cristina Pozzi ha scoperto l’importanza del futuro lavorando come imprenditrice. «Nel 2006 ho creato una startup che ha portato in Italia le esperienze-regalo ed è poi confluita in Smartbox. Per gestirla mi sono abituata a viaggiare e a tenermi aggiornata sulle tecnologie. Ma la lampadina che mi ha illuminata è stata un corso sulla manipolazione genetica. Ho compreso la forza dirompente delle scelte a cui saremo chiamati. Mi sono iscritta alla facoltà di Filosofia e ho capito che volevo diventare una “future maker”».
A scuola ero secchionissima e non sono mai andata a una manifestazione»
Uno dei temi preferiti da Cristina è l’ambiente. Tra le esperienze del suo quinquennio di formazione c’è la Impact Expedition in Groenlandia per studiare i cambiamenti climatici. Secchionissima fin dai tempi della scuola, come lei stessa racconta, ha iniziato a seguire corsi di informatica alle medie, ha frequentato un liceo classico sperimentale con più ore di matematica, ha sempre copiato gli appunti di storia e filosofia al computer per il puro gusto di averli tutti in ordine e non è mai andata in manifestazione. Quindi, no, non è stata una Greta Thunberg degli anni ’90. Però oggi è decisa a spendere il suo ruolo di Young Global Leader a favore del Pianeta.
«Se penso di non poter influenzare nulla, non farò niente per cambiare»
Cristina dice: «C’è una parte di futuro a cui i singoli potranno solo adeguarsi. Ma ce n’è un’altra che ognuno di noi può determinare con le proprie scelte. Sul cambiamento climatico se vogliamo possiamo intervenire. Io sono ottimista, e per un motivo tecnico» precisa. «Se penso di non avere influenza su nulla, non farò niente per cambiare un’immagine spaventosa e incombente di futuro. Se invece penso a un domani migliore, forse già oggi farò scelte che vanno verso il miglioramento».
Vuoi vedere che dopo questi 5 anni Cristina Pozzi si darà alla politica? «Neanche per idea» risponde ridendo. E riprende a raccontare che a giugno partirà per la Cina, dove si terrà il primo evento istituzionale del World Economic Forum. Solo all’idea del viaggio e degli studi che l’attendono le brillano gli occhi.