«Be a Lady, they said». «Sii una signora, dicono». È questo il titolo del video diretto da Paul McLean, e interpretato dall’attrice, regista, politica e attivista Cynthia Nixon, tratto dalle parole di Camille Rainville e realizzato per il magazine Girls.Girls.Girls. Tutti dovrebbero vederlo. Tutti dovremmo ascoltarlo. E non per fare proselitismi sull’utilità o l’inutilità del femminismo moderno o dei movimenti nati a sostegno della parità di genere, ma perché ogni giorno noi donne, tutte, rientriamo nella categoria delle infinite contraddizioni che coinvolgono ogni generazione. Di sinistra o di destra, borghesi e operaie, famose o semi-sconosciute. Tre minuti in cui vengono proposti stereotipi e immagini di come dovremmo o potremmo essere. Un video diretto e parole, per qualcuno troppo forti, che l’attrice 53enne, diventata famosa come la Miranda Hobbes di Sex and the City e poi in corsa alle ultime elezioni per diventare sindaco di New York, continua a ripetere per dimostrare quanto per una donna sia diffile crescere in una società che continua a essere maschilista.
«La tua gonna è troppo corta, la maglietta troppo aperta, non mostrare troppo, copriti. Mostrati sexy, mostrati hot, non essere così provocante, gli uomini non riescono a controllarsi. Sei vestita troppo, sei vestita troppo poco». E ancora: «Non essere troppo grassa. Non essere troppo magra. Mangia. Dimagrisci. Smetti di mangiare così tanto. Non mangiare troppo in fretta. Ordina un’insalata. Non mangiare carboidrati. Devi perdere peso. Fai una dieta. Dio, sembri uno scheletro. Perché non mangi? Sembri malata. Mangia un hamburger, agli uomini piacciono le donne con un po’ di carne sulle ossa. Sii leggera. Sii piccola. Sii graziosa. Sii femminile. Sii pura. Non fare la puttana. Agli uomini non piacciono le mignotte. Non fare la puritana. Non essere così conservatrice. Ridi di più. Sii innocente. Sii zozza».
E infine :«Tirati su le tette. Appari naturale. Non essere così autoritaria. Non essere così emotiva. Non piangere. Piega i suoi vestiti. Preparagli la cena. Dagli dei figli. Non vuoi figli? Un giorno li vorrai. Cambierai idea. Non dire di sì, non dire di no. Sii una signora e basta, dicono». Dicono.
Un’inversione di marcia troppo netta dai tempi della New York in tacchi a spillo e Cosmopolitan? Per niente. Perché anche se Sex and the City raccontava solo le storie irreali di quattro amiche privilegiate dell’élite di Manhattan, in realtà l’intento (iniziale) era il più femminista di tutti, quello di raccontare le nuove frontiere dell’emancipazione lavorativa e soprattutto sessuale delle donne. In ogni caso, per sua stessa ammissione, la Nixon non va molto fiera di aver partecipato all’iconica serie televisiva, anche se l’ha resa una vera star. Forse girare un serie del genere nel 2020 sarebbe impensabile, e inconcepibile, ma alla fine degli anni Ottanta contava molto il sogno e la perfezione delle vite di quelle quattro ragazze. E così come allora il successo era tutto per quell’avvocato sposata con il barista di Brooklyn, ora è tutto il lavoro in prima linea nelle battaglie della comunità Lgbt di Cynthia Nixon dopo il suo coming out e il matrimonio con la compagna Christine Marinoni.