Dopo il dolore per la scomparsa di un’icona della tv italiana, iniziano ad emergere indiscrezioni sul considerevole patrimonio che Maurizio Costanzo lascerà agli eredi. Ville a Roma, seconde case in Toscana, diritti d’autore. Come quelli per la canzone “Se telefonando”, resa celebre da Mina. La fortuna accumulata dal re dei talk show, morto venerdì 24 febbraio all’età di 84 anni, potrebbe aggirarsi sui settanta milioni di euro. L’eredità andrà alla moglie Maria De Filippi e ai tre figli Camilla, Gabriele e Saverio.
Gli appartamenti nel quartiere Prati
Fra le proprietà immobiliari di Costanzo, figurano – secondo quanto riporta Repubblica – due appartamenti nel prestigioso quartiere Prati, che superano i 150metri quadri. Case di cui il giornalista e conduttore aveva l’usufrutto, mentre la nuda proprietà sarebbe in capo a Maria De Filippi. Uno dei due immobili è un attico che si trova nel condominio noto per il delitto di Via Poma, l’omicidio di Simonetta Cesaroni commesso il 7 agosto 1990 e rimasto un caso irrisolto.
Gli immobili di Costanzo in Toscana
Il padre del “Maurizio Costanzo Show” possedeva immobili anche in Maremma dove amava trascorrere il periodo estivo. In particolare l’amata villa vista mare ad Ansedonia, acquistata nel 2002 e chiamata Villa Sadula, dalle iniziali dei nomi dei suoi tre cani. “Quel che più amo di Ansedonia – scriveva nel 2007 sul Tirreno – è il silenzio, la possibilità di stabilire un rapporto lontano e flebile con gli etruschi in fondo al mare, dentro i loro velieri ormai consumati dai secoli”. Ad appena 40 chilometri in auto, il giornalista aveva un’altra dimora da 150 metri quadri in Località Poderi di Sotto. Nella stessa zona il giornalista possedeva i diversi terreni, la cui nuda proprietà sarebbe in capo ai figli Saverio e Camilla.
Le proprietà intellettuali
Costanzo è stato anche un grande paroliere. Ha scritto brani che hanno fatto la storia della musica italiana. Testi per Mino Reitano, Alex Britti e Andrea Bocelli. La più famosa è senza dubbio “Se telefonando” cantata da Mina. Le parole di questa canzone, contenuta nell’album “Studio Uno 1966”, furono scritte con Ghigo De Chiara nel 1966.