Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia, Fulvio Muzio erano compagni di classe al liceo. Suonano insieme negli anni ’70, fino al 1982, quando Ruggeri inizia la sua carriera solista. Nel 2017 la reunion, un album Noblesse oblige, e un tour fortunato, che culmina ora al Festival di Sanremo con il brano Lettera dal Duca contenuto nel nuovo album L’Anticristo, che esce il 16 febbraio. Ecco quello che ci hanno raccontato.

Farsi scrivere una “lettera dal Duca”, perché?

Il “Duca” è David Bowie. Lo abbiamo immaginato mentre osserva il mondo dell’arte di oggi, con la sua pochezza spesso priva di vita interiore.

Come è nata?

Fulvio ha scritto una musica sulla quale Silvio ha iniziato a lavorare. Qualche notte dopo Enrico ha sognato Bowie, si è messo alla scrivania e in un quarto d’ora ha scritto le parole.

“Se chiudi gli occhi vedi l’infinito in te”. Se chiudete gli occhi voi cosa vedete?

Gli occhi chiusi sono solo una figurazione poetica. Nella vita noi gli occhi li teniamo ben aperti.

Chi è il più emozionato all’idea del palco dell’Ariston?

Enrico provvederà a stemperare gli eventuali momenti di agitazione. L’emozione vera arriverà la prima sera del tour.

E il più pignolo?

Il segreto di un buon gioco di squadra è essere pignoli a turno per evitare che uno dei tre abbassi la guardia.

Prima di cantare avete un rito?

L’unico “rito” che riconosciamo valido è circondarsi di persone positive.

Dopo l’esibizione cena e brindisi o subito a dormire?

Per noi le cene sono un imprescindibile momento conviviale: si può dire che le interromperemo giusto il tempo di salire sul palco dell’Ariston!

Enrico, andare a Sanremo da solo o in gruppo, la differenza più grande?

A Sanremo si va in gruppo anche quando si sale sul palco da soli. Dividere un’esperienza come questa con i propri amici è comunque una sensazione bella e intensa.

Una definizione per i Decibel a Sanremo? 

Un bel regalo al Festival.

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