È stata la prima a insegnarci il significato di toy boy. La prima a mostrare che la famiglia allargata, se si vuole, può esistere. La prima a esibire il pancione in copertina perché la maternità è bella. La prima a mostrarsi vulnerabile e distrutta dal tradimento. Ma anche la prima ad aver ammesso di aver tradito. Oggi Demi Moore è la prima a mettere nero su bianco in un’autobiografia gli abusi subiti quando era adolescente e a raccontarsi senza filtri. Tre figlie, tre divorzi, trent’anni a Hollywood e una quarantena passata con lo storico ex, a 57 anni la bella Demetria Gene Guynes (questo il suo vero nome), firma l’autobiografia Inside Out – già uscita con grande successo negli Stati Uniti lo scorso settembre e in arrivo il 12 maggio in Italia – dove fa i conti con tutti i demoni che l’hanno tormentata per anni e che mai aveva reso pubblici.
Il libro parte dall’infanzia precaria dell’attrice che ha raggiunto l’apice del successo negli anni Novanta con pellicole come Ghost, Proposta indecente, La lettera scarlatta, Striptease, Soldato Jane e Charlie’s Angels.
Prima di arrivare in California infatti, Demi Moore ha dovuto abbandonare più volte la propria casa, trasferendosi da Roswell, in New Mexico, dove è nata, in Pennsylvania e poi da lì in Ohio e nello Stato di Washington. Ma non è stata la mancanza di radici a segnare la sua crescita, bensì il tentativo di suicidio della madre, trauma di cui la stessa Demi parla come del momento in cui la sua infanzia finì per sempre: «Ricordo di aver usato le mie piccole dita di bambina per cercare di tirare via le pillole che aveva ingoiato, mentre mio padre le teneva la bocca aperta e mi spiegava cosa fare. Qualcosa di molto profondo si mosse dentro di me in quel momento: non ero più una bambina».
Nel libro la Moore si sofferma su un altro fatto che ha sconvolto la sua adolescenza già segnata: la violenza sessuale subita all’età di 15 anni, poco prima di andare a vivere insieme al fidanzatino di allora. Poi a 18 anni, giovanissima, arriva, forse per scappare da quei sonni agitati e da una famiglia inadeguata, il primo matrimonio con il rocker Freddy Moore (di cui ha mantenuto il cognome). Un rapporto fatto di alti e bassi che lei stessa dice di aver sabotato con la propria infedeltà e le proprie insicurezze. «Ero innamoratissima di Freddy ma non sono mai riuscita a dimostrarlo». Mentre distruggeva pian piano il matrimonio durato poco più di cinque anni, la sua carriera invece iniziava a decollare grazie a ruoli di donne spesso rappresentate come oggetti del desiderio. Oggi rivela che erano proprio quei ruoli ad attirarla, perchè «da giovane, per sentirmi amata, dovevo mettermi al servizio degli altri. Il mio valore era collegato al mio corpo».
Solo il secondo marito, Bruce Willis, con cui ha formato per 14 anni una delle coppie più belle e sexy del cinema americano, è stato capace di farla uscire da quella spirale di negatività e odio verso il proprio corpo che l’aveva spinta alla dipendenza da cocaina per poter perdere peso. Ci sono voluti tre film Ghost, Codice d’onore e Una Proposta Indecente, e tre figlie, Rumer, Scout e Tallulah, per rendersi conto di quanto valesse realmente come persona e come donna. Come spesso accade, però, con il successo di lei arriva anche la gelosia di lui: Demi era diventata l’attrice donna più pagata di sempre con 12.5 milioni di dollari intascati per Striptease.
Dopo il divorzio e la lontananza dalle scene, nel 2003 incontra il giovane Ashton Kutcher, 15 anni in meno, che si innamora di lei. Forse. Perché allora come oggi sono in molti a pensare che il bel viveur abbia invece “sfruttato” l’immagine e la popolarità di Demi per emergere sulla scena hollywoodiana. Ma i magazine e le testate di tutto il mondo li volevano: era la prima volta che una donna ammetteva, senza pregiudizi, di essere felice con un ragazzo più giovane: «Era come se con lui potessi semplicemente tornare indietro nel tempo e sperimentare ciò che si può provare quando si è giovani, molto più di quanto non fossi stata in grado di sperimentare quando ad avere vent’anni ero io». Era pronta a diventare madre per la quarta volta ma faceva largo consumo di Vicodin, uno degli antidolorifici più potenti in commercio e, al sesto mese, perse la sua bambina.
Questa volta era lui che incominciava ad avere successo e lei che era gelosa: con l’ennesimo tradimento di Ashton è arrivato il crollo.
Demi Moore ricade nell’alcolismo dopo quasi 20 anni di sobrietà. E a quel periodo risale anche il tentativo di suicidio descritto nei dettagli dalla stessa star: «Continuava a balenarmi in mente la stessa domanda: “Come sono arrivata a questo punto?“. Nella casa vuota dove ero stata sposata, la casa che avevamo ampliato perché avevo più figlie che camere da letto, ero rimasta completamente sola. Avevo quasi cinquant’anni. Quello che pensavo fosse l’amore della mia vita, mio marito, mi aveva tradita per poi decidere che non aveva voglia di impegnarsi per ricostruire il nostro matrimonio. Le mie figlie non mi rivolgevano la parola: niente telefonate per il mio compleanno, niente auguri di Natale. Niente di niente. E il padre delle mie figlie, un amico sul quale per anni avevo potuto contare, era sparito dalla mia vita. La carriera costruita faticosamente da quando me n’ero andata da casa di mia madre a sedici anni era in stallo, o forse era finita per sempre. Tutto ciò a cui tenevo mi aveva abbandonata, compresa la salute. Soffrivo di mal di testa lancinanti e perdevo peso a un ritmo pauroso. Il mio aspetto esteriore era l’immagine esatta di come mi sentivo dentro: distrutta. È vita, questa? mi chiedevo. Perché in tal caso, ho chiuso».
Tutti sappiamo poi come è andata, ma Inside Out vale la pena di essere letto, perché al di là delle vicende di un’attrice che ha dovuto fare i conti gli alti e i bassi della vita, è anche la storia di una donna che ha imparato ad accettare le proprie debolezze per amarsi.