Un successo strepitoso, e per certi versi, inaspettato. È quello riscosso dalla saga di Demon Slayer, che nasce come manga, diventa anime (come si chiamano i cartoni animati giapponesi) e poi arriva al cinema con Demon Slayer the Movie: Il treno di Mugen, finalmente disponibile dal 13 luglio anche in Italia, su Amazon Prime Video. Quando è uscito in Giappone, lo scorso 16 ottobre, il film ha incassato qualcosa come 32,48 miliardi di yen al botteghino nazionale, superando quello che era stato fino a quel momento il film con il maggiore incasso nella storia del Paese, e cioè La città incantata di Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli. L’ultimo volume della serie manga, Kimetsu no yaiba, è stato pubblicato invece il 4 dicembre 2020 e a quel punto la serie nel suo insieme aveva oltre 120 milioni di copie in circolazione. Il giorno dell’uscita del volume finale, nelle librerie delle principali città giapponesi si sono formate lunghe code che ricordavano quelle di Harry Potter.
A febbraio del 2021, la serie anime era arrivata anche su Netflix Italia, con grande gioia dei fan del nostro Paese, mentre è da pochi giorni confermata la notizia che la seconda stagione debutterà nell’ottobre di quest’anno. Ma Demon Slayer non è un fenomeno solo in patria: al contrario, è a oggi il film giapponese di maggior successo nel mondo nonché il film più visto nel 2020. Lo scorso anno è stato un anno difficilissimo per le sale cinematografiche, che sono rimaste chiuse per lunghi periodi in molte parti del mondo, soprattutto in Occidente, ma ciò non ha impedito a Tanjiro Kamado e ai suoi amici ammazzademoni di conquistare il podio superando le produzioni hollywoodiane come Tenet. Oltre a manga e alle versioni animate della storia, non mancano ovviamente una declinazione pressoché infinita di gadget, in primis i kimono dei suoi protagonisti: se tuo figlio te ne avrà chiesto uno nero a scacchi verdi, sappi che viene proprio da Demon Slayer (è infatti la divisa del protagonista).
Chi ha scritto e di che cosa parla Demon Slayer…
Demon Slayer ha debuttato come serie animata nell’aprile del 2019, quando era già un titolo molto conosciuto e apprezzato nella community manga, dove era iniziato sulla rivista Weekly Shōnen Jump nel febbraio 2016. La serie si è conclusa il 18 maggio 2020, con un totale di 205 capitoli e 23 volumi. Il primo volume tankōbon [ovvero i volumi che raccolgono le serie precedentemente uscite a puntate sulle riviste specializzate, ndr] è stato pubblicato nel giugno 2016, mentre l’ultimo è arrivato nel dicembre 2020. Autrice del successo è Koyoharu Gotōge, classe 1988, che per lungo tempo ha mantenuto un’aura di mistero sulla sua figura, scegliendo di presentarsi dietro all’avatar di un coccodrillo con gli occhiali da sole.
Come da tradizione giapponese, Demon Slayer fa parte dei cosiddetti shōnen, ovvero quella categoria di manga indirizzati perlopiù a un pubblico maschile, a partire dall’età scolare fino alla maggiore età, che hanno contribuito negli anni all’enorme successo del genere al di fuori del Giappone. È una storia d’avventura, ma anche di crescita e maturazione. Il protagonista è Kamado Tanjirō, che perde la sua famiglia in un attacco di un demone. L’unica sopravvissuta è la sorella minore Nezuko, che a sua volta è diventata un demone a causa di un morso. Per salvare la sorella e vendicare la sua famiglia, Tanjiro entrerà a far parte delle squadre di ammazzademoni spadaccini, sottoponendosi ad allenamenti durissimi e incontrando, nel suo lungo viaggio di crescita personale, molte persone che gli cambieranno la vita, tra nuovi amici e vecchi nemici.
… e perché piace così tanto
Tanjirō è il tipico protagonista di un manga di combattimento, è fortissimo ma soprattuto buono, un predestinato la cui purezza d’animo è sempre la qualità più importante, anche più delle skill sul campo di battaglia (che comunque, nel suo caso, sono sin da subito fuori dal comune). È dotato di un olfatto molto acuto, che gli consente di rilevare anche le emozioni e i movimenti degli altri, una capacità che sembrerebbe non particolarmente utile nelle fasi di combattimento ma che in realtà sottolinea l’empatia e l’emotività del protagonista. Interessante poi la scelta di ambientare la storia nel periodo Taisho, ovvero tra il 1912 e il 1926, quando il Giappone si aprì a una certa occidentalizzazione (niente samurai, quindi).
Nel film – per ragioni che non ti spiegheremo per non rovinare la sorpresa – si vede il centro emotivo di Tanjirō, ovvero il cuore della sua anima, che è rappresentato come un limpidissimo cielo sereno che si riflette in uno specchio d’acqua: nonostante la morte traumatica della sua famiglia, nonostante sia un ragazzo povero che vendeva carbone, nonostante sia cresciuto tra le asprezze della montagna, Tanjirō è ancora un cielo limpido, e probabilmente lo sarà per sempre. Com’era Goku in Dragon Ball, d’altra parte.
Come ha spiegato la professoressa della Kyoto Seika University Mikawa Kaori su Nippon, tuttavia, le ragioni dello stratosferico successo di Demon Slayer vanno ricercate anche altrove, a partire da una struttura pensata per seguire l’intensificarsi delle battaglie in un periodo di tempo relativamente breve rispetto agli standard del genere, che sono tradizionalmente molto più lunghi. Demon Slayer si è “consumato” nei manga e nell’anime quasi in contemporanea, una scelta che ha letteralmente fatto impazzire i fan, che si sono riversati online a commentare gli ultimi eventi e a confrontarsi tra loro, contribuendo così ad aumentare l’eco social della serie. Non a caso, è stata definita la serie perfetta per l’era pandemica.
Un altro particolare, e di questo vorrai esserne consapevole se lo lasci guardare ai tuoi bambini, è però anche la sua violenza. Chi è abituato ai manga da combattimento non si stupirà, ma l’alta qualità dell’animazione può rendere alcune scene particolarmente forti. Kaori sottolinea però anche l’enfasi sulla compassione il rispetto della vita (e della morte) altrui, compresa quella dei demoni considerati dei reietti sociali, impersonata proprio da Tanjirō, che non uccide mai a cuor leggero. Insomma, è un personaggio con cui sarà bello crescere.