Tutto il mondo, non solo quello del calcio è in lutto per la morte di Diego Armando Maradona deceduto il 25 di novembre per un arresto cardiaco dopo aver festeggiato i suoi 60 anni il 30 ottobre scorso. Maradona solo qualche settimana fa si era sentito male ed era stato portato d’urgenza in ospedale, dove aveva subito un delicato intervento alla testa ma dal quale sembrava essersi ripreso: il Pibe de Oro stava trascorrendo un periodo di convalescenza presso la sua casa di Tigres, a Buenos Aires quando ha ceduto il cuore.
Dopo che il Clarin, il quotidiano argentino ne ha dato notizia, in tutto il mondo, soprattutto sui social, è stato un tam-tam di post e tweet di cordoglio in ricordo del grande calciatore argentino appena scomparso: in Italia è stato Ignazio La Russa, dallo scranno di presidente di turno del Senato, durante i lavori a Palazzo Madama ad annunciarne la morte, «Non so se è opportuno, ma lo faccio, devo purtroppo annunciare che è scomparso Maradona, il calciatore che credo in Italia abbia molto influito sulla passione per questo sport. Alla famiglia e ai tifosi che lo hanno amato le mie condoglianze». Immediatamente anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha twittato «Il mondo intero piange la scomparsa di Maradona, che con il suo talento ineguagliabile ha scritto pagine indimenticabili della storia del calcio. Addio eterno campione». Messaggi di “disperazione” e di incredulità sono arrivati anche dalla sua squadra, il Napoli – «Tutti aspettano le nostre parole, ma ora è il momento delle lacrime» – e da tutti gli amici che lo hanno conosciuto e seguito negli anni d’oro. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha detto «Maradona è Napoli, l’amore di Napoli e dei napoletani per Diego è viscerale», mentre il capitano della squadra azzurra, Lorenzo Insigne, in un post sul suo profilo Instagram ha fatto sapere «Da tifoso, da Napoletano, da Calciatore: grazie di tutto D10S. Ti ameremo per sempre». Il mitico calciatore brasiliano Pelé (amico e rivale) ha scritto forse il commento più commovente ed emozionante: «Diego, un giorno giocheremo insieme in cielo».
Maradona è sempre stato genio e sregolatezza. Una sregolatezza che ha pagato a caro prezzo perché più volte il calciatore è stato in bilico tra la vita e la morte a causa dei suoi eccessi fatti di polemiche, amare vicende giudiziarie, figli illegittimi e una collezione infinita di donne. Ma un grande amore, quello per il calcio.
Il Pibe de oro ha trascinato l’Argentina alla conquista del Mondiale dell’86, ha regalato sogni e scudetti al suo Napoli, ma soprattutto ha fatto innamorare il mondo del calcio con la sua “faccia da indio”, come amava dire lui, e il suo spirito da guerriero. Fin dagli esordi nell’Argentinos Juniors, Maradona ha vinto meno di quanto la sua classe gli avrebbe consentito. E questo perché non ha mai voluto far parte di un club “aristocratico”. Dieguito arriva ai piedi del Vesuvio che ha solo 21 anni ma sembra già un veterano del calcio e quando la società organizza il classico “saluto” al pubblico il 5 luglio del 1984 è amore a prima vista. Quel giorno, allo stadio San Paolo, a Fuorigrotta, 60 mila tifosi pagano 3 mila lire a testa per vedere palleggiare Maradona che ricambia poi l’affetto del Napoli con una Supercoppa italiana, due scudetti e una Coppa Uefa. Una divinità pagana raffigurata sui muri della città venerata tanto quanto il patrono San Gennaro.
La sua parabola calcistica si è conclusa ingloriosamente a causa della positività al doping nei Mondiali Usa del 1994. Ma il declino di Maradona era cominciato in realtà nel 1991, appena un anno dopo il suo secondo scudetto a Napoli, quando era stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. L’aquilone cosmico, come veniva definito dai telecronisti, non aveva retto allo stress di una popolarità precoce e la sua carriera di allenatore non è stata certo all’altezza di quella da calciatore.
Ma poco importa perché il suo mito va oltre le sue disfatte. E, a poche ore dalla sua morte, arriva già la proposta al Comune di Napoli, da parte presidente della commissione Sport Carmine Sgambati, di intitolare lo Stadio San Paolo della città partenopea a Maradona che ha reso gli azzurri grandi nel mondo.