Roma, l’alba dell’Impero, il sangue di Giulio Cesare ancora fresco sui marmi del Senato, la guerra civile tra le famiglie patrizie, i veleni più reali che metaforici. In questo scenario di uomini, spunta lei: Livia Drusilla, tessitrice di abiti come di trame politiche, moglie alla luce del sole e macchinatrice nell’ombra. Oggi, a oltre 2.000 anni di distanza, arriva una serie – Domina, protagonista Kasia Smutniak, su Sky Atlantic e Now dal 14 maggio – a raccontare questa donna che, con la sua presenza e le sue assenze, ha cambiato il corso della Storia. E a rinnovare il dibattito, pure quello tra gli storici ufficiali, su una figura amata, odiata, occulta, controversa, ma ancora capace di sedurre.
Nella Roma a cavallo tra “avanti” e “dopo Cristo”
Una statua esposta al Louvre di Parigi raffigura Livia Drusilla come Cerere, la dea della fertilità. Ed è proprio attorno all’essere madre che si gioca il suo ruolo sulla scena pubblica nella Roma a cavallo tra “avanti” e “dopo Cristo”. Figlia del pretore Marco Livio Druso Claudiano, Livia sposa a 16 anni il cugino Tiberio Claudio Nerone, che insieme al suocero è schierato al fianco dei congiurati, cioè coloro che pugnalarono a morte Giulio Cesare, e contro Marco Antonio e Ottaviano, rispettivamente il fedelissimo e l’erede di Cesare. Durante la guerra civile quest’ultimo costringe la famiglia di Claudiano all’esilio in Sicilia. Livia è già madre del primo figlio, Tiberio, e potrebbe restare lontana da Roma per sempre: tutto sarebbe andato diversamente. Invece un’amnistia la riporta nell’Urbe, e lì inizia il romanzo della Storia, più incredibile dei copioni di oggi.
Livia (forse) si innamora di Ottaviano
Livia, incinta del secondo figlio che chiamerà Druso, incontra Ottaviano e se ne innamora. O forse capisce che questa è la sua unica via per un riscatto personale e sociale. Ottaviano la obbliga a divorziare da Tiberio Claudio, lui fa lo stesso da sua moglie Scribonia. «È così che nasce la dinastia giulio-claudia» spiega Eva Cantarella, scrittrice e già docente universitaria di Storia antica. «Il secondo matrimonio con Ottaviano, che diventerà l’imperatore Augusto, è una mossa che la stessa Livia ha tramato usando i rispettivi figli. Ottaviano aveva una femmina, lei poteva dargli due maschi: è questo che suggella la sua ascesa al potere».
Livia Drusilla e il potere
Il potere, già. Livia Drusilla ha toccato il più alto, e il fatto che ancora oggi sia ricordata come “prima imperatrice di Roma” è qui a testimoniarlo. «In realtà non è mai stata imperatrice: l’imperatore era Augusto» osserva Cantarella. «Ma è indubbio che lei abbia contribuito a portarlo fin dove è arrivato. Livia resta un personaggio intrigante, nel senso che è colei che ha ordito la trama della politica nel passaggio all’Impero. È anche una delle figure su cui gli storici ancora discutono di più: si preferisce raccontarne il lato privato e romanzesco, in realtà ha fatto nascere una nuova generazione di politici e una nuova, spregiudicata modalità di gestione della cosa pubblica».
Negli 8 episodi di Domina, dal 14 maggio su Sky e Now, l’Antica Roma è ricostruita alla perfezione dallo scenografo Luca Tranchino e dalla costumista premio Oscar Gabriella Pescucci.
Livia Drusilla, moglie perfetta (e assassina)
Sempre nascosta dietro le vesti private della “domina” di casa. «Nell’immaginario, Livia Drusilla è stata ed è tuttora la perfetta moglie romana. Augusto l’ha sempre amata per questo, indossava solo vestiti che lei aveva tessuto con le sue mani, si affidava alla consorte in tutto e per tutto: era il modello ideale della matrona. Sobria, austera, non indossava gioielli costosi né tuniche lussuose e si curava personalmente della casa. Dietro questa immagine che aveva sapientemente costruito, c’era però la sua vera natura di donna che macchinava per mantenere il potere del marito. E il proprio. Anche Tacito ha scritto che Livia avvelenava e uccideva chiunque non rientrasse nel suo disegno». Primo fra tutti, o così riportano le cronache di allora, Marco Claudio Marcello, il nipote favorito dell’imperatore; poi i figli di Giulia, la primogenita di Augusto; infine Agrippa Postumo, adottato dallo stesso imperatore. Il risultato? Ottaviano dovette nominare come suo erede Tiberio, il primo figlio di Livia… Tutto torna.
Livia era un’anima nera
Del resto Augusto approvava i metodi di Livia, dall’educazione dei figli alla gestione delle sue ricchezze personali, dato che lui era insensibile a questi temi, racconta nel suo Io, Claudio lo storico Robert Graves, che descrive Livia come un’anima nera. E forse sta proprio qui il motivo per cui, dalla Storia alla serie, il personaggio ancora intriga. «Ma Livia non è mai stata e non sarà mai davvero amata. E non è solo questione di essere buona o cattiva, anche se personalmente la trovo molto antipatica» ironizza Eva Cantarella. «Rappresenta un modello di donna che ripone l’intelligenza solo nell’ambizione, e che utilizza gli uomini per il proprio tornaconto: un modello che alle donne di oggi, giustamente, non piace più».
L’uso che Livia fa del marito, con cui restò sposata per 51 anni, porta a un finale incredibile tanto quanto la sua intera esistenza. Per garantire che la moglie entri a far parte della sua stirpe, Augusto lascia scritto nel testamento che, alla propria morte, Livia venga adottata da lui stesso. Torna ancora il lato privato e Livia, da moglie, torna la figlia che deve eternamente riscattare l’onore della sua famiglia. Passa gli ultimi anni a tramare accanto al figlio Tiberio, ora imperatore, che però fugge dall’influenza materna e si ritira a Capri.
Livia diventa la Diva Augusta
Livia trasmette la sua sapienza in fatto d’intrighi al pronipote Caligola, che starà con lei fino alla fine e pronuncerà la sua orazione funebre, mentre Tiberio pone il veto ai titoli onorifici che il Senato vuole conferirle. Sarà l’imperatore Claudio, suo nipote, a divinizzarla 13 anni dopo la morte, avvenuta nel 29 d.C. Livia diventa la Diva Augusta, come il marito Ottaviano che aveva amato, usato e, forse, ucciso con dei fichi avvelenati per spianare la strada verso il potere al figlio Tiberio. Ma questo è un altro mistero.
Quanto è “vera” la serie?
«Quando mi chiedono quanto Domina corrisponda alla realtà, io rispondo: moltissimo». Parola di Simon Burke, creatore della serie. «La sola licenza creativa sta nell’aver immaginato il dietro le quinte dell’avvento di Ottaviano all’Impero».
A questo si incardinano le due teorie che mettono in discussione le convezioni storiografiche e che sono il nodo cruciale della serie. «La prima è che Livia sia stata la mente politica dietro all’ascesa del futuro Augusto» continua l’ideatore. «La seconda è che lei abbia orchestrato quella presa di potere non solo per mettere sul trono suo figlio Tiberio, come alcuni storici sostengono, ma anche per controllare il Senato».
Se certe teorie restano storicamente confutabili, indubbia è l’accuratezza della ricostruzione: una Roma meno sfarzosa del solito, in linea con il periodo pre-imperiale che si racconta. E fedelmente riprodotta studiando statue, manufatti e affreschi.