Si infittisce il mistero letterario dietro a Elena Ferrante, scrittrice italiana pubblicata in tutto il mondo, consigliata perfino da Michelle Obama.
Ora sbuca perfino un account Twitter a nome Anita Raja. Peccato che poi si riveli falso dopo poche ore. Ma chi è Anita Raja? Nella realtà è una traduttrice dal tedesco – già collaboratrice della casa editrice e/o -, moglie di un altro protagonista delle lettere, lo scrittore Domenico Starnone, anch’egli indicato in passato come possibile “penna” di questo fenomeno letterario.
Tutto inizia con lo scoop di Claudio Gatti, uscito sul Domenicale del Sole 24 Ore e in contemporanea sul New York Review of Books, il Frankfurter Allgemeine Zeitung e Mediapart.
Lo “scoop” di Claudio Gatti
Il giornalista ha utilizzato quelle che chiama “evidenze finanziarie” ovvero ha fatto i conti in tasca alla traduttrice e a suo marito, incrociando i loro introiti con i bilanci della casa editrice ferrantiana. Man mano che questi ultimi salivano, arrivando a circa 7 milioni di euro, anche i compensi di Raja sarebbero lievitati, stando alle affermazioni di Gatti, aumentando del 150%, con acquisti di case da parte della traduttrice o di Starnone a Roma e in Toscana.
Questi gli aggiornamenti, su uno dei casi editoriali più appassionanti degli ultimi anni, con due considerazioni sui contenuti. Primo punto: da tempo giravano questi nomi. Dagospia associava Elena Ferrante ad Anita Raja già un anno e mezzo fa, scrivendo: «Lo sanno anche i sassi che è lei». Secondo punto: un autore non ha diritto all’anonimato? Arriveranno a frugare nella spazzatura, a radiografare lo stile di vita dei “sospettati”, a verificare dove passano le vacanze?
La diretta interessata e gli editori, Sandro Ferri e Sandra Ozzola, non hanno né confermato né smentito, ma la pista seguita dall’autore sembra lasciare pochi dubbi. Ma davvero chi ha amato i romanzi di Ferrante ha bisogno di conoscerne a tutti i costi l’identità?
La rezione dei lettori
La parte più interessante della vicenda è quello che è accaduto in rete, dove la reazione dei lettori è stata clamorosa quanto la notizia che l’ha generata. I fan di Elena Ferrante si sono ribellati contro quella che hanno percepito come un’invasione della privacy di tutti i soggetti coinvolti. Il senso dei loro messaggi è che nessuna rivelazione potrà mai rovinare la magia dei suoi romanzi, che conquistano tutti a prescindere da chi si celi dietro lo pseudonimo dell’autrice, evocativo di un’altra grande donna della letteratura, Elsa Morante.
Il rispetto della scelta dell’autore
L’inchiesta di Gatti non è piaciuta neanche a molti addetti ai lavori. Michela Murgia, su Twitter, si è domandata se questi metodi rientrino nel giornalismo. Ferri ha fatto notare come Raja sia stata braccata al pari di un criminale. Lo scrittore Erri De Luca invita a usare la stessa aggressività contro gli evasori fiscali. Perché Elena Ferrante non vuole svelare la propria identità?
Riserbo, scelta intellettuale, dare più importanza alle parole che allo “show”, certo, ma se c’entrasse anche l’amore, ammesso che nella vicenda sia coinvolta davvero la coppia Raja Starnone, e non volessero alterare i loro equilibri pubblici e privati? Chi vuole essere anonimo va rispettato nella sua scelta, le vicende personali degli scrittori non dovrebbero incidere sulle loro opere, ma l’aspetto psicologico di questo “giallo” sarebbe un tema più interessante, e ferrantiano, delle dichiarazioni dei redditi. Su questo punto c’è ancora molto da dire.