Elena Ferrante è la scrittrice italiana più amata in America: qui ha venduto un milione di copie dei suoi “Neapolitan Novels”. Ma è pubblicata in ben 30 Paesi tra cui Cina e India, mentre in Italia la sua quadrilogia de L’amica geniale (e/o) è stata in classifica per un infinità di settimane ed è diventata una serie tv. I 4 libri raccontano l’amicizia lunga una vita tra Raffaella e Elena, dette Lila e Lenù, nate povere in un rione napoletano alla fine degli anni ’50 e diventate una imprenditrice, l’altra scrittrice. Una “saga” da 1.700 pagine in cui scorrono affetto e rivalità, matrimoni e fallimenti.
Dell’opera sono fan l’attore americano James Franco, la presentatrice Oprah Winfrey, lo scrittore Philip Roth, oltre alle attrici Anna Bonaiuto e Margherita Buy e i registi Roberto Faenza e Mario Martone, che da 2 precedenti libri di Ferrante hanno tratto rispettivamente i film I giorni dell’abbandono e L’amore molesto. Su Instagram, poi, sotto la voce si trovano centinaia di foto di lettori con la loro copia dei romanzi. E dalle copertine in ogni lingua si capisce subito che Elena Ferrante è una passione senza frontiere.
L’ENIGMA DEL NOME Questo straordinario successo editoriale ha però al centro un mistero: chi è Elena Ferrante? Il nome è inventato, di lei non c’è una foto e la biografia ufficiale consta di 4 parole: « È nata a Napoli». Nessun giornalista l’ha mai incontrata, alle interviste risponde via email e a chi le chiede la ragione della sua scelta risponde: «Nei miei libri c’è tutta me stessa, il resto è ordinaria vita privata».
C’è chi ha ipotizzato che in realtà sia lo scrittore Erri De Luca oppure la sua collega Fabrizia Ramondino, ma il nome più accreditato è quello del napoletano Domenico Starnone, che sarebbe coautore dei volumi insieme alla moglie Anita Raja, traduttrice per la e/o, proprio la casa editrice che pubblica Ferrante. I diretti interessati hanno sempre smentito, ma chi ama e legge Starnone e Ferrante avverte l’eco dell’uno dentro l’altra. Risolvere il giallo è impossibile: ognuno scelga la sua ipotesi. Noi votiamo per la coppia: è bello pensare che 2 persone sposate dagli anni ’70 siano genitori di un capolavoro.
I VOLTI NASCOSTI DELLA SUA CITTÀ La passione mondiale per i suoi libri ha generato dei “pellegrinaggi” sui luoghi citati nel romanzo. Per esempio, l’agenzia americana Contexttravel, con sede a Philadelphia, ai “viaggiatori intellettualmente curiosi” propone un tour di Napoli condotto da Francesca Siniscalchi, guida autorizzata e fan della scrittrice, che il New York Times ha definito perfetta per «conoscere la Napoli della Ferrante con gli occhi di una napoletana».
Si parte dal rione Luzzatti, luogo di nascita delle protagoniste, per poi spostarsi al liceo Garibaldi, frequentato da Lenù, al Rettifilo, dove Lila acquista il suo abito da sposa per il suo preococe matrimonio con il figlio del boss, e a Piazza dei Martiri, dove aprirà il suo negozio di scarpe. Volendo, si finisce il giro da Carminella, storico locale in via Cristoforo Marino che ha dedicato 5 pizze alla scrittrice e ai protagonisti della serie. «La più richiesta è la Elena Ferrante, con il ragù napoletano e la ricotta fresca sopra: verace e con il cuore, come deve essere lei» ci dice il titolare Vincenzo Esposito, pure lui originario del rione Luzzatti. E aggiunge: «Ogni dettaglio della zona è descritto alla perfezione: dunque l’autrice lì deve essere nata e cresciuta». Addirittura Esposito è convinto di aver riconosciuto nel calzolaio padre di Lila «il ciabattino del rione che riparava le scarpe rotte ai poveri e non voleva soldi». A suo giudizio, inoltre, «sono tanti gli italiani che vengono qui a mangiare la pizza a lei dedicata; un po’ meno gli stranieri. E a tutti, ma soprattutto alle ragazze che vogliono andare a fare le turiste nel cuore del rione popolare dico: “Fate attenzione e passate prima dal nostro locale. Con tanto piacere, là vi accompagniamo noi”».