Quando Elle Fanning aveva 3 anni, sua madre la portò sul set di Mi chiamo Sam, il film in cui la sorella maggiore Dakota recitava il ruolo della figlia di Sean Penn, al centro di una battaglia per l’affidamento tra il padre mentalmente disabile e i servizi sociali. Qualcuno notò la somiglianza e la volle a interpretare Dakota da piccola. «Nel giro di pochi minuti ero in braccio a Sean su un’altalena, a girare una scena flashback» ricorda oggi Elle Fanning.
Elle Fanning, una carriera prodigiosa
Elle Fanning nei successivi 20 anni ha poi messo insieme una quarantina di altri film, diretti da registi come Sofia Coppola, Alejandro Iñárritu, Woody Allen, e alcuni ruoli memorabili: la scrittrice gotica Mary Shelley, la deliziosa Aurora del fantasy Maleficent accanto ad Angelina Jolie, la ragazzina cineasta di Super 8 di J.J. Abrams. «Quando ero molto piccola guardavo mia sorella recitare e naturalmente volevo fare anch’io quelle cose lì. Finché a un certo punto mi assegnarono la parte di una bambina autistica (il film era Phoebe in Wonderland, ndr) e dovetti studiare, prepararmi. Allora ho realizzato che non era più un gioco, che dovevo lavorare per rendere autentico un personaggio, qualcuno diverso da me».
Sul set Elle Fanning si è anche innamorata: lui è il regista e attore Max Minghella, 13 anni più di lei. Nel 2018 l’ha diretta in Teen Spirit e più o meno da allora i due hanno una relazione che tengono molto riservata. «Max? Un tipo speciale e un buon amico» è l’unica ammissione a cui si sia mai lasciata andare. Del resto, non è la classica baby star amante dei riflettori: i suoi genitori sono stati atleti professionisti, mamma Joy tennista e papà Steven giocatore di baseball, e sia lei sia la sorella Dakota sono cresciute nel solco della della disciplina e dell’impegno costante.
The Great, la serie tv su Caterina II di Russia
L’ultimo ruolo – parecchio apprezzato dai fan della sua generazione, che si sono fatti portavoce di un passaparola mondiale – la vede nei panni di una delle donne più potenti ed emancipate della storia, l’imperatrice Caterina II di Russia, detta la Grande, nella serie The Great. Un racconto pop ambientato nel XVIII secolo e creato da Tony McNamara (già autore di La favorita), che inizia narrando le disavventure della giovane Caterina sbarcata alla corte di Russia come fresca sposa dello zar Pietro III (interpretato da Nicholas Hoult) e costretta a fare i conti con un marito infantile, presuntuoso e vigliacco. E a districarsi tra infiniti intrighi politici in un’atmosfera surreale costellata di scene di sesso poco convenzionale, feste selvagge con orsi danzanti e battute scorrette.
«The Great non è un dramma storico nel senso classico del termine, diciamo che è ispirato alla storia russa, e questo mi ha permesso di non dovermi impegnare troppo nella preparazione» confessa scherzosamente Elle Fanning in videochiamata da Los Angeles. «Ricordo che all’inizio delle riprese incrociai McNamara con una pila di saggi storici tra le braccia. Gli dissi: “Eccomi Tony, che cosa vuoi che legga?” E lui: “Nulla, li stavo mettendo via”». Ride, aggiungendo: «Ma gli sceneggiatori hanno portato avanti una ricerca maniacale sia sull’imperatrice sia sugli usi delle donne dell’epoca».
Sulla contraccezione, per esempio, perché «Caterina era una donna molto moderna e disinibita, a cui far sesso piaceva, e probabilmente utilizzava i metodi diffusi al suo tempo: una coppetta contraccettiva realizzata con mezzo limone». Oppure sul suo gusto nel vestire. «Lei amava la moda, ma la utilizzava soprattutto a scopo politico, per mostrare il suo potere. Era bravissima a scegliere l’abito che l’aiutasse a esprimersi meglio, e mi sono resa conto che in qualche modo ora, lo faccio anch’io». Dopo aver messo da parte i propri sogni romantici consolandosi tra le braccia di un amante scelto per lei dal suo stesso marito, nella nuova stagione Caterina comincia la sua scalata al potere, ma è incinta del primo figlio.
Caterina la Grande, femminista ante litteram
«Era molto giovane, tuttavia era una femminista ante litteram in un periodo in cui era davvero difficile per una donna portare avanti un cambiamento» spiega Elle. E sottolinea di aver puntato a evidenziare le sue battaglie: «Voleva essere madre di suo figlio e anche del suo Paese, e lottò con tutte le sue forze per avere entrambe le cose. Qualche volta probabilmente commise errori, ma la sua intenzione era autentica, e ancora oggi può insegnare qualcosa alle donne contemporanee».
Perché la lotta per l’emancipazione femminile, riflette, ci riguarda ancora. «Sono cresciuta circondata da una moltitudine di donne molto forti: mia nonna, mia mamma, mia sorella, le zie, le cugine mi hanno dato grandi esempi, insegnandomi che una donna può fare le stesse cose di un uomo. Tuttavia c’è rimasto molto da fare in questo senso. Io stessa sono un’attrice affermata, ma capitano ancora momenti in cui se mi presento con un progetto non mi viene data attenzione, e percepisco una reazione del tipo: “Ma guarda un po’ questa ragazzina”. Noi donne dobbiamo ancora lavorare sodo per essere prese sul serio».