Emanuele Trevi è il vincitore della 75esima edizione del Premio Strega, condotta in tv da Geppi Cucciari e presieduta da Sandro Veronesi. In “Due vite” (Neri Pozza, 187 voti) l’autore restituisce ai lettori il ricordo, nitido e commovente, della sua amicizia con gli scrittori Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi scomparsi in giovane età: «Mi interessava raccontare questi due miei amici nella loro realizzazione artistica ma anche da un punto di vista precedente, di completa incertezza del futuro» – ha dichiarato lo scrittore ai giornalisti presenti al Ninfeo di Valle Giulia, pochi rispetto alle edizioni precedenti a causa delle misure anti-covid. «Dedico il premio a mia madre che è mancata durante questo periodo infernale della storia umana. Si sarebbe divertita a vedermi in televisione» ha aggiunto Trevi.

Gli altri libri in concorso

Al secondo posto si è classificata Donatella Di Pietrantonio con “Borgo Sud”, seguito del fortunato “L’arminuta” (Einaudi, 135 voti) con cui l’autrice ha vinto il Premio Campiello nel 2017. Al terzo posto segue Edith Bruck con “Il Pane perduto” (La nave di Teseo, 123 voti) già vincitore del Premio Strega Giovani. Giulia Caminito, si classifica al quarto posto con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani, 78 voti), storia di formazione ambientata a Bracciano. La Caminito si è aggiudicata il Premio Strega OffAl quinto e ultimo posto Andrea Bajani con “Il libro delle case” (Feltrinelli, 66 voti), un romanzo autobiografico che, nonostante la posizione in classifica, ha il pregio di mettere a fuoco il fil rouge che lega i libri in gara.

La ricerca di una casa, intesa come nido e porto sicuro, è il tema che attraversa la cinquina di quest’anno al punto da diventarne la vera protagonista. Mura domestiche che sembrano vivere di vita propria e, in un gioco di osmosi, riflettono la personalità di chi le abita, spiega Andrea Bajani: «Le case sono gli unici spazi in cui mostriamo le spalle senza proteggerci e senza preoccuparci di essere visti. In casa siamo da soli e meno propensi a chiederci che effetto facciamo sugli altri. Da un certo punto di vista, le case conservano i segreti e sono grandi contenitori di un’intimità che travalica i muri. Ogni famiglia che vive in una casa è una civiltà che muore al momento del trasloco, pur mantenendo traccia del suo passaggio, come avviene da sempre per le civiltà che lasciano un segno nella storia». Di accoglienza e perdita delle radici a seguito delle persecuzioni razziali parla Edith Bruck, così come nelle case descritte da Giulia Caminito e Donatella Di Pietrantonio si consumano i drammi della mancanza d’amore e dell’incomprensione tra consanguinei.

Premio Strega e parità di genere. La ricerca di Giulia Caminito

Al centro di polemiche che animano da sempre il dibattito socio-culturale, il Premio Strega vede quest’anno una maggiore presenza femminile, tendenza che si conferma a partire dagli anni ’70 e si consolida negli ultimi venti anni, come testimonia la ricerca di Giulia Caminito pubblicata sul quotidiano “Domani”. Riflesso ed espressione della nostra società, il Premio Strega ne fornisce un fedele spaccato che racconta un’evoluzione verso una maggiore parità di genere.

La ricerca racconta con numeri e grafici la partecipazione delle donne al premio dal suo esordio al 2020. Quei dati rappresentano la storia del connubio tra società e letteratura femminile, un argomento molto delicato sul quale, negli ultimi tempi, si sono accesi i riflettori. «I numeri non sono né più né meno oggettivi delle parole. Sono unicamente segni che permettono di ragionare in maniera più chiara attorno a una questione. Sono il tentativo di rappresentare un’evidenza, in questo caso la proporzione tra scrittrici e scrittori candidati al Premio Strega, non di spiegarla del tutto» scrive Giulia Caminito. I dati relativi alle candidature, i finalisti e i vincitori del Premio Strega sono stati raccolti sul portale della Fondazione Bellonci.