Su Instagram si chiama @em.pati4, su TikTok @gl.emm4. Dietro la propensione per gli username bizzarri e il numero 4 al posto della lettera A, c’è Emma Galeotti. Milanese, classe 2002, fa la content creator ed è uno dei volti italiani più conosciuti sulle piattaforme social. Tanto che anche RAI e Regione Lombardia l’hanno scelta per alcuni importanti progetti. Su TikTok la segue quasi un milione di persone: il suo segreto? Lo sveliamo tra poco. Intanto anticipiamo solo due cose: uno, Emma ha una vera anima Gen Z; ma due, sa convincere anche i più anti-social dei Boomer. Ah, ce n’è anche una terza: l’ironia è il suo talento.

C’erano una volta i social

Emma si collega a Meet con il cellulare, facilissimo capirlo dall’inquadratura. Familiare, sì. Perché è la stessa che costella il suo seguitissimo profilo TikTok di sketch comicissimi. La nostra chiacchierata incomincia da un dilemma definitorio. «Influencer non mi ci sento molto. TikToker è un po’ riduttivo. Diciamo che tra tutte le denominazioni quella che preferisco è content creator. Rende bene l’idea della creatività con cui ideo i miei contenuti». Emma ha iniziato a farlo durante il lockdown, occasione di riscoperta per un numero incredibile di persone. Anche per lei, ma sempre a modo suo. «Pensando che tanto saremmo morti tutti e che non mi avrebbe mai più vista nessuno, ho iniziato a fare video divertenti su TikTok. Mi ha aiutata molto il fatto che fossi circondata da persone che già usavano e lavoravano con i social. E li ritenevano qualcosa di bello, una bella opportunità». È proprio vero che a volte basta una parola di incoraggiamento, un “Fallo! Perché no?”, per farci prendere un volo. Anche se la tratta ci è sempre stata chiarissima, sin dal primo momento. «Ho sempre adorato, già da piccola, stare davanti alla telecamera. Passavo intere giornate a farmi riprendere, ho dei video bellissimi, interi film!». POV e Storytime non c’erano ancora, ma la cosa più importante sì: l’attitudine. Quella no che non necessita di una carta d’imbarco.

Dietro i video, un processo creativo che fa stare bene

Sono centinaia i video che Emma posta su Instagram e TikTok; pochi e super rodati i format. Per dare un’idea, ne citiamo alcuni: “Quando tutti i tuoi amici sono in sessione tranne te”, “Quel momento in cui pensi che alla fine i tuoi non siano così male”, “Sei single da anni e dai consigli all’amica che si è appena lasciata”. Sono tutti video divertenti in cui Emma ironizza su situazioni di vita quotidiana, di fronte ai quali tra una risata e l’altra non si riesce a fare a meno di pensare: “Ma come le vengono queste idee?”. «Nasce dentro di me, ormai in modo automatico. Io sono sempre stata una a cui piace partire dalla realtà per poi creare nella mia testa delle storie in cui portarla all’esagerazione in modo comico. È il mio modo di esorcizzare i sentimenti negativi. Anche se non credo sia solo mio: distingue la nostra generazione, noi ironizziamo molto su quello che ci accade». Insomma, TikTok per Emma è questo: una valvola di sfogo. E chi suscita in lei una qualche forma di malessere, si ritrova magicamente nel “quaderno delle vittime”. Del prossimo video comico, si intende.

«Qualunque situazione mi crei disagio, rabbia o fastidio, io la prendo in giro. In questo modo diventa universale, qualcosa in cui tutti possono riconoscersi. E la mia esperienza diventa l’esperienza di tutti. Faccio un esempio: c’erano molte cose del rapporto con mia mamma che mi davano fastidio e per cui soffrivo. Iniziando a fare parodie su di lei, senza ovviamente alcuna cattiveria, il nostro rapporto è paradossalmente migliorato. Non sentirsi soli in certe esperienze negative, aiuta ad alleggerirle». E così Emma si è innamorata di questo meccanismo, della mimica, della possibilità di cogliere la personalità delle persone. «La maggior parte delle volte improvviso. Magari sto facendo qualcosa di banale (come bere una tisana) e inizio a parlare da sola (sì, sono proprio matta). Se il personaggio che ne viene fuori mi fa ridere, accendo la videocamera». E così, da dieci minuti di registrazione, ne esce un video di massimo due. I più divertenti.

Ci vuole ironia

In realtà, se si guarda (e ascolta) con più attenzione, alcuni sketch di Emma puramente comici contengono messaggi in filigrana. «Molto spesso prendo in giro ciò che non mi piace, come la mascolinità tossica. È il mio modo di esporre il mio punto di vista anche su questioni importanti. Pur senza dare pareri politici, culturali o psicologici, che non mi competono». Insomma, anche l’ironia può diventare qualcosa di serio, uno dei tanti modi con cui si possono affrontare i disagi propri e degli altri, dando loro le giuste dimensioni. «Per me l’ironia è tutto, sono sempre stata un po’ un clown. Essendo io una persona molto introspettiva e filosofica, se non fossi così ironica, probabilmente non mi alzerei mai dal letto la mattina. Mi soffermerei troppo su tutto, penserei troppo, cercherei una riposta per ogni possibile domanda: per questo ho bisogno di prendermi meno sul serio. Io credo che quando non si riesce proprio a comprendere certe cose, la cosa migliore sia riderci su».

Ma come si impara a prendersi in giro, ogni tanto? Non c’è una sola risposta, ma ecco il segreto di Emma. «Mi viene naturale, funziona un po’ così: ogni volta che qualcuno dice qualcosa, io ho sempre un pensiero collegato a quella, che mi fa ridere. Cioè data una situazione, anche seria, la immagino in un modo tale che diverta. Credo molto nella leggerezza come l’ha descritta Calvino, anche perché quando fai sarcasmo è un attimo che ti ritrovi nel cinismo. Semplicemente si tratta di accettare le cose per come sono e provare a riderci su, se si riesce. Altrimenti si fa un piantino, a volte fa bene anche quello».

Emma Galeotti nel film I Soliti Idioti 3 – Il ritorno

Content creator, sì. E ora anche attrice. Perché Galeotti è nel cast del terzo capitolo de I Soliti Idioti, sbarcato il 25 gennaio al cinema dopo più di dieci anni di attesa. Emma interpreta Giannamaria, una studentessa ambientalista che con altri due ragazzi forma il trio degli amici attivisti del prof Gianluca (Biggio). La loro visione ecologista, però, si scontrerà con quella del padre (Mandelli), risvegliatosi dopo dieci anni di coma in un mondo di app, home assistant e dirette social. «Il mio personaggio è poco caratterizzato, diciamo “normale” rispetto agli altri, di cui fa risaltare la comicità. Lei e gli altri due studenti sono personaggi dolci, tre giovani con degli ideali di cui sono contenti». E sebbene Giannamaria sia una ragazza elegante e precisa, in cui Emma non si rispecchia molto, le assomiglia sotto altri aspetti. Entrambe, per esempio, nutrono delle aspirazioni. «E non vengono nemmeno disilluse troppo…», aggiunge Galeotti. Ma niente spoiler!

Questione di generazioni…

2002: l’anno di nascita di Emma Galeotti la riconduce senza margine di dubbio in quella che tutti chiamano Generazione Z, cui peraltro appartiene la maggior parte della sua community. «Devo dire che mi piacciamo molto, ma sono di parte. Penso che tutte le generazioni si auto-adorino e guardino alle altre con occhio critico, e questo mi fa ridere. Quando studiavo al liceo classico, Cicerone già diceva “comunque noi siamo meglio dei giovani”. È proprio una cosa millenaria». Dei suoi coetanei Emma ama la voglia di cambiare – giustamente (tiene a specificare questo avverbio) – il mondo. Non sa se ci riusciranno, ma intanto almeno non si sono arresi; nemmeno di fronte ad uno scenario che non è proprio dei migliori. «Mi piace tantissimo il modo che abbiamo di prendere la realtà, perché sappiamo ironizzare su tutto, soprattutto su quello – ed è tanto – che ci spaventa. Forse però dovremmo comunque stare attenti a non estraniarci troppo… Ad ogni modo, resta il fatto che siamo simpaticissimi».

Sarà anche per questo che Emma ha portato il suo punto di vista young in una serie di progetti. Tanto per cominciare, ha partecipato alla stesura del Manifesto Gen per la Regione Lombardia. Di cosa si tratta? Di uno strumento con cui alcuni giovani hanno sancito i principi fondamentali che dovranno orientare le politiche regionali nei prossimi anni. La Rai invece ha coinvolto Galeotti in Scialla, la docuserie che racconta il mondo con gli occhi della Gen Z (sciallo è un sinonimo di “Stai sereno”, motto indiscusso di Emma), e in Fake or Real, la campagna di Rai Gulp che sensibilizza sulle fake news e sulla disinformazione. Ma i progetti non finiscono qui. Perché la content creator milanese ha anche partecipato a Vagina Academy, progetto digitale educazionale dedicato alla salute intima femminile. Perché, come crede Emma, l’ironia spaventa i tabù.

… oppure no!

La chiacchierata con Emma sta per finire, ma c’è spazio ancora per un ultimo punto. Che inizia così: «La lotta generazionale è stupidissima. Se penso che un giorno sarò la “boomer” per un’altra generazione, non ho voglia di entrare in quel famoso loop che comincia con “viva i giovani” e finisce con “i giovani di oggi”. Per questo sto cercando di comprendere l’ottica degli adulti e di essere meno intransigente. Loro possono anche essere antipatici a volte, ma forse noi cerchiamo troppo la loro approvazione. Se riteniamo che non dicano e pensino cose giuste, diciamole e pensiamole noi». E allora si ritorna a quella famosa parola: ironia. Quella che, se ben dosata, alleggerisce i pesi della vita, avvicina le persone (persino le generazioni), riduce le distanze (anche da ciò che sembra ingabbiarci), decostruisce la nostra complessità e crea empatia. Anzi, em.pati4.