Emma Thompson nel film “Il piacere è tutto mio“
A 63 anni Emma Thompson, che amiamo da oltre 30 per la bravura e la profondità, ci regala una delle sue interpretazioni migliori. Figlia di attori, laurea in Lettere a Cambridge, due volte premio Oscar (per Casa Howard come migliore attrice e con Ragione e Sentimento per la migliore sceneggiatura non originale), sposata in seconde nozze con l’attore Greg Wise dal 2003, è adesso protagonista del film Il piacere è tutto mio (titolo originale Good luck to you, Leo Grande) di Sophie Hyde, al cinema dal 10 novembre. Un “percorso” che parte come un’esplorazione dell’intimità per diventare una riflessione sulla liberazione, grazie all’altro, dai nostri limiti.
“Il piacere è tutto mio“: le foto del film
Ecco una selezione di foto di scena del film Il piacere è tutto mio, con protagonisti Emma Thompson e Daryl McCormack. Il film sarà al cinema a partire dal 10 novembre:
“Il piacere è tutto mio”: la trama del film
Emma Thompson nel film Il piacere è tutto mio interpreta Nancy. Nancy non ha mai avuto un orgasmo in 30 anni di matrimonio. Adesso che il marito è morto, però, Nancy è determinata a recuperare. Assolda Leo (interpretato dall’attore Daryl McCormack), sex worker di professione, e, da brava ex insegnante, si presenta ai loro incontri con una lista di “cose da fare”: in cima, il sesso orale. Leo, uomo piacente e di un pezzo più giovane di lei, ha ampie vedute su molti argomenti e questo la spiazza. I loro appuntamenti, sempre nella stessa stanza d’albergo, all’inizio fanno emergere con chiarezza la sua frustrazione, poi la spingono ad accettare una visione nuova del piacere.
Intervista a Emma Thompson
Come ha reagito quando le hanno proposto questo film?
«Katy Brand, la sceneggiatrice di Il piacere è tutto mio, è un’amica da molti anni. Mi ha mandato il copione dicendomi: “L’ho scritto con te in mente, cosa ne pensi?”. La mia reazione è stata viscerale, era la storia più bella che avessi mai letto. “Amo i temi, amo queste due persone, facciamo il film” le ho risposto subito. Così abbiamo cercato insieme Daryl McCormack, l’attore che interpreta il personaggio di Leo. Il viaggio si è costruito giorno dopo giorno».
Questo ruolo la espone molto a livello fisico.
«“Espone”… Che verbo interessante! Qualsiasi cosa faccia come attrice, uso il mio corpo ma non sono mai davvero io: recito un personaggio, che in questo caso è piuttosto diverso da me. È vero che nel film c’è un momento di grande esposizione fisica, il primo nudo integrale della mia carriera, ma arriva alla fine ed è molto ben gestito. Tutto di quel momento è significativo, io mi sentivo nelle mani sicure di Sophie Hyde, la regista. Abbiamo parlato molto di quella scena, prima di girarla».
Per esempio come posizionare le luci, considerato che è stata così audace da farsi riprendere in piedi davanti allo specchio? «Esatto. Volevo che tutto fosse autentico e onesto, perché in quell’istante corpo ed emozioni sono un tutt’uno. Però, è vero, la maggior parte di noi di solito non si espone in quel modo, nemmeno nella vita vera».
Come la fa sentire essere nuda?
«Mi sento più esposta nella scena in cui piango perché non riesco a fare sesso orale con Leo, in realtà. Oppure quando gli racconto di quell’unico momento della vita con mio marito in cui mi sono avvicinata all’idea di un piacere sessuale: quelle emozioni sono molto più delicate da restituire rispetto al mostrare il mio corpo. La cosa importante è che al termine del film, finalmente, Nancy guarda il suo corpo senza giudicarlo più. È forse il primo vero momento di agio e di piacere».
È vero che nella sceneggiatura iniziale non c’erano scene di nudo?
«Sì, ma lavorando al film è cresciuta quell’esigenza. Sapevo di poter arrivare fino a lì, ma anche che, se mi fossi sentita a disagio, non mi sarei spogliata».
Come donna, quanto riesce a essere aperta sui suoi bisogni sessuali?
«Io e mio marito ne parliamo molto esplicitamente, ma il sesso non è mai come la nostra mente ci dice che dovrebbe essere. Quelli della mia generazione sono cresciuti con un sacco di “spazzatura” in testa su questo argomento».
Per esempio?
«L’idealismo romantico ci fa favoleggiare su tutto, mentre il sesso è spesso qualcosa di abbastanza strano e di profondamente non romantico. Ma non siamo onesti su questo punto, ci vergogniamo molto di ammettere quali cose possono darci piacere e quali no. Credo che sarebbe molto meglio essere sinceri quando si parla di sesso, anche a livello pubblico. Perché è un tema molto sottile e complicato, fatto di tentativi e di esperienze. Questo film cerca di portarci in un territorio sconosciuto».
Ci racconta che la ricerca d’intimità e di connessione è potente, coraggiosa e necessaria.
«I due personaggi non si innamorano, è la parte della storia che preferisco. Fra loro c’è intimità, ma questa intimità non ha niente a che vedere con l’amore romantico. Qui si parla dell’amore per se stessi da mettere al primo posto, prima dell’amore di due persone una per l’altra. Nancy e Leo sono molto vicini, ma lo sono in un modo particolare. Si “sbloccano” a vicenda: lui vive la relazione imparando ad amarsi di più, lei trasforma la propria visione del piacere».
Tornare a se stessi sembra un messaggio fondamentale.
«Avere una buona relazione con se stessi è il minimo per poter provare empatia verso chiunque altro».
«Prima che di sesso, questa storia parla dell’amore per se stessi. Da mettere davanti a tutto il resto»
Cosa la aiuta a volersi bene?
«Anni di terapia! Scherzo… Non tanto in realtà… Capire come funziono mi dà una chiave di comprensione del genere umano, perché io ne sono un esempio. Non c’è niente di speciale in me, sono una persona come tante, ma ciò che accade intorno a me mi fa comprendere quello che provo, mi aiuta a esaminare le mie emozioni. È un processo che mi insegna anche ad avere pazienza con me stessa, a mettermi nei panni dell’altro. Che poi è anche il mio lavoro».
C’è bisogno di un partner per arrivare a questa consapevolezza? Non basta l’autoerotismo?
«Si può sperimentare anche senza gli altri, certo. Ma le relazioni migliori sono quelle che ci danno l’opportunità di provare compassione e che ci fanno sentire la nostra unicità. Il poeta William Blake scrive: “Abbiamo creato un piccolo spazio sulla terra per imparare a sopportare i raggi dell’amore”. Io dico, meno bene, che cercare di amarci l’uno con l’altro è l’origine della vera saggezza».